Aldo Agostinelli

L’industria 5.0 è l’evoluzione dell’industria 4.0 nell’ottica di una crescente integrazione tra uomo e macchine, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori: cosa cambia per le aziende

Lo sviluppo industriale che, dall’800 ad oggi, ha attraversato diverse fasi e più rivoluzioni industriali, ha determinato una situazione non più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Con l’obiettivo di produrre sempre di più e sempre più in fretta, sono state ignorate tutte le conseguenze che uno sviluppo indiscriminato inevitabilmente causa. Se l’industria 4.0 ha visto l’integrazione delle nuove tecnologie in ambito industriale, l’industria 5.0 è l’adattamento dei cambiamenti introdotti dalla quarta rivoluzione industriale al contesto attuale. Sono cioè reintrodotti tutti quegli elementi finora trascurati: impatto ambientale, efficienza energetica, diritti umani, il tutto nell’ottica di una collaborazione uomo macchina.

Industria 4.0: significato

Facciamo un veloce passo indietro per inquadrare meglio in concetto. L’industria 4.0 è caratterizzata dall’adozione di tecnologie avanzate per migliorare i processi produttivi e la gestione aziendale. Ha rappresentato – rappresenta ancora oggi – un cambiamento radicale nel modo in cui le aziende producono, gestiscono e distribuiscono prodotti e servizi, portando a una maggiore integrazione e automazione delle tecnologie digitali con i processi produttivi tradizionali. Tra le tecnologie che hanno contribuito a questo cambiamento ricordiamo l’Internet delle Cose (IoT), big data e analisi, intelligenza artificiale e machine learning, robotica avanzata, cloud computing, realtà aumentata e virtuale (ar/vr). Queste e altre innovazioni restano centrali nell’industria 5.0 ma, come vedremo, in un’altra ottica.

Industria 5.0: cos’è

Cosa si intende per industria 5.0? Quello di industria 5.0 è un concetto piuttosto recente che si basa sui progressi dell’industria 4.0, focalizzandosi ulteriormente sull’integrazione delle tecnologie avanzate con l’elemento umano. Potremmo dire che è una evoluzione naturale dell industria 4.0: tuttavia, mentre quest’ultima pone l’accento sullautomazione e la sostituzione del lavoro umano con le macchine, l’industria 5.0 mira a creare una sinergia tra esseri umani e robot, sfruttando le capacità peculiari di entrambi. Non a caso si parla già di robot collaborativi, o “cobot”, progettati per rispondere alle richieste dei lavoratori, come dei veri e propri assistenti. La produzione dell’industry 5.0 sarà altamente personalizzata e risponderà alle esigenze specifiche dei singoli consumatori, mantenendo i costi bassi grazie alla tecnologia avanzata.

Altrettanto rilevante è l’integrazione del concetto di sostenibilità in ambito industriale. L’industria 5.0 si assume la responsabilità delle sue azioni che dovranno essere sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Non sono più ammissibili pratiche lavorative che interferiscano con i diritti fondamentali dell’uomo né possono essere accettati processi che non tengano conto dell’inquinamento ambientale. La tecnologia diventa uno strumento a servizio dei cittadini e dei lavoratori, e non viceversa. È previsto un focus sul miglioramento delle condizioni di lavoro, sulla sicurezza e sul benessere dei dipendenti, integrando tecnologie che riducono lo stress e aumentano la soddisfazione lavorativa. Tutto ciò tenendo conto dei bisogni delle generazioni attuali e di quelli delle generazioni future nell’ottica di una sostenibilità anche economica.

Questi principi si traducono in una riorganizzazione radicale per le aziende che, un po’ per volta, dovranno nuovamente rivedere la propria struttura organizzativa, oltre che i singoli processi produttivi e introdurre gradualmente un vero e proprio cambiamento culturale: un ambiente di lavoro dove le macchine supportano gli esseri umani permetterà loro di concentrarsi su attività più creative.

Cosa è la transizione 5.0?

La transizione 5.0 indica il passaggio dall’attuale paradigma industriale verso un modello più evoluto, ovvero l’industria 5.0. Come abbiamo visto, questa transizione implica l’integrazione e l’evoluzione di tecnologie avanzate con un’attenzione maggiore alle persone, alla sostenibilità e alla resilienza dei sistemi industriali. Non si tratta di un concetto astratto ma di un passaggio delineato dall’Unione Europea e, a livello nazionale, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Già nel 2021 la Commissione Europea ha pubblicato il rapporto “Industria 5.0 Verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente” nel quale vengono delineati i tratti principali di questa transizione. Sulla scia dei cambiamenti avvenuti con la pandemia da Covid19, oltre a puntare con decisione sull’economia circolare, l’UE spinge molto anche sul concetto di resilienza, evidenziando come gli investimenti previsti da questa transizione potranno rivelarsi essenziali per affrontare le sfide future.

Industria 5.0: decreto

Anche l’Italia segue sul piano normativo la direzione tracciata dall’Europa. Il piano Transizione 5.0 (nel contesto del decreto Pnrr) è in vigore dal 2 marzo 2024 e, secondo quanto annunciato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dovrebbe essere operativo già a fine giugno 2024 tramite decreto attuativo. Gli elementi al centro di questo documento sono transizione digitale e green, accompagnate da un importante investimento sulla formazione. Il piano prevede un totale di circa 13 miliardi di euro per il biennio 2024-2025.

Questi fondi saranno destinati a progetti che promuovono la transizione verde e digitale e a sgravi fiscali e incentivi per le imprese che investono in tecnologie sostenibili e digitali, nonché a iniziative per la formazione continua dei lavoratori, con un focus sulle competenze digitali e tecnologiche. Questo aspetto è molto importante, perché ribalta il timore diffuso che le nuove tecnologie possano “rubare” posti di lavoro: il pilastro portante dell’industria 5.0 è e rimane l’uomo.

Aldo Agostinelli