La digital economy è un settore determinante dell’economia odierna che coinvolge tutti i processi produttivi e organizzativi basati sulle tecnologie digitali. Nonostante il suo crescente peso, l’Italia deve compiere ancora molti passi in questo ambito per raggiungere il livello degli altri Paesi europei
La digital economy, o economia digitale, rappresenta tutto l’indotto legato alle tecnologie digitali. Infrastrutture, hardware e software, relazioni, persone: ogni processo produttivo e organizzativo, in ogni ambito. Si parla spesso di quarta rivoluzione industriale: di fatto, l’industria digitale ha rivoluzionato in modo trasversale e irrevocabile tutte le prassi produttive e organizzative, oltre che sociali e culturali. Anche se, nel nostro Paese, il cammino da compiere per raggiungere un livello di digitalizzazione al pari degli altri Stati europei è ancora lungo.
Che cos’è la digital economy
La prima persona a parlare di digital economy è stata Don Tapscott, nel 1995, nel suo libro The Digital Economy: Promise and Peril in the Age of Networked Intelligence. In base alla definizione dell’omonima pagina in lingua inglese di Wikipedia, il termine digital economy “si riferisce a un’economia basata sulle tecnologie informatiche digitali. La digital economy è sempre più intrecciata con l’economia tradizionale, rendendo difficile una chiara delimitazione. Deriva da miliardi di connessioni online quotidiane tra persone, aziende, dispositivi, dati e processi”. Il fatto che non esista neppure una pagina in italiano sulla più grande enciclopedia libera mondiale su web per questa voce è già un’indicazione del suo scarso utilizzo nel nostro Paese, come vedremo più avanti.
Digital economy e Internet economy
Intanto, per restringere ulteriormente il campo, è necessario fare una distinzione tra digital economy e Internet economy. I due termini, spesso utilizzati come sinonimi, si riferiscono in realtà a due ambiti leggermente diversi. Più precisamente, l’Internet economy rappresenta solo una parte della digital economy, la quale non si limita all’introduzione e all’utilizzo del web, ma abbraccia un territorio molto più vasto. Tutte le attività “digitalizzate” contribuiscono ad alimentare la digital economy. La Internet economy si basa su un insieme di tecnologie avanzate, mentre la digital economy rappresenta un sistema di relazioni e processi resi possibili grazie all’utilizzo della tecnologia. Dallo smart working ai servizi di delivery, dall’automatizzazione delle catene di montaggio alla gestione dei rapporti con i fornitori, per fare qualche esempio.
Gli ambiti di applicazione della digital economy
La digital transformation è un processo trasversale, che coinvolge praticamente ogni settore organizzativo e produttivo. Di conseguenza, gli ambiti di applicazioni della digital economy e del digital world sono molteplici. Sicuramente, un passaggio decisivo è avvenuto con la diffusione dello smart working, che ha di fatto imposto l’utilizzo delle tecnologie digitali a milioni di lavoratori, permettendo a molte attività di andare avanti anche in condizioni mutate e senza la presenza fisica delle persone.
Contemporaneamente, si è accentuata l’importanza della user experience – o esperienza di navigazione di siti web e social media – e di tutti quei servizi al cliente basati sulle tecnologie digitali, disponibili 24 ore su 24 e sempre più precisi e performanti, grazie agli sviluppi dell’intelligenza artificiale e dell’Internet delle cose. Il processo alla base di tutti questi cambiamenti è la dematerializzazione. Il digitale, e in particolare il cloud, ha modificato radicalmente il modo di lavorare, produrre, comunicare. Incentivando, inoltre, importanti evoluzioni nell’ambito scientifico e medico, dove l’ artificial intelligence e la realtà aumentata consentono di operare in modalità fino a poco tempo fa inimmaginabili.
A che punto è la digitalizzazione in Italia
All’interno della quarta rivoluzione industriale, l’Italia ancora fatica ad affermarsi nel panorama internazionale. Nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2019) della Commissione europea, il nostro Paese si colloca nella 24esima posizione su 28 Stati membri dell’UE, davanti a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Come mai? Le ragioni di questo ritardo nella trasformazione digitale sono molteplici, e vedono intrecciarsi un insieme di elementi culturali, sociali, politici ed economici. In particolare, i punti presi in considerazione dall’Indice di digitalizzazione sono:
- Connettività: l’Italia è al 19° posto, con una copertura di banda larga pari al 90% nel 2018 e una copertura 4G al 97%; punteggi buoni, contrastati dalla scarsa diffusione della banda larga ultraveloce (24%).
- Capitale umano: l’Italia si colloca al 26° posto, in quanto solo il 44% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base e la percentuale di occupati con qualifica di specialista ICT è del 2,6%.
- Utilizzo di Internet: qui siamo al 25° posto, con un 19% di cittadini residenti in Italia che non ha mai usato Internet.
- Integrazione della tecnologia digitale: 23° posto per l’Italia. Solo il 10 % delle piccole e medie imprese nostrane vende online e solo l’8% del fatturato proviene da vendite online.
- Servizi pubblici digitali: 18° posto, ma 4° in materia di open data e 8° per i servizi di sanità digitale. Ottimi riscontri, abbassati da un 37% dei cittadini che nel 2018 non hanno fatto mai uso di servizi e-Government (contro il 64% della media UE).