Aldo Agostinelli

Cloud computing: con questo termine si fa riferimento a un importante passaggio della Digital Transformation.  Spostando numerose operazioni da un server fisico a uno spazio virtuale, le aziende oggi possono risparmiare tempo  e risorse

Cloud computing: realizzare una infrastruttura it per un’azienda può essere una vera e propria impresa che richiede importanti investimenti economici, di tempo, spazio, risorse umane e costante manutenzione. D’altra parte, nessuna società oggi può fare a meno di uno strutturato sistema informatico per gestire produzione, dati, acquisiti, vendite, amministrazione e tutte le altre attività necessarie al funzionamento dell’azienda stessa.

Una soluzione alternativa, che riduce notevolmente i costi e i tempi di configurazione, è il cloud computing. In questo articolo cerchiamo di capire meglio in cosa consiste il cloud computing, cos’è un cloud provider, a cosa serve, quali sono i cloud services, quali sono i vantaggi del cloud computing e quali possono essere gli eventuali rischi di questo nuovo sistema di intelligenza artificiale.

Cos’è un cloud in parole semplici?

Cos’è il cloud computing? Il cloud computing – in italiano ‘nuvola informatica’ –  è una tecnologia che, appoggiandosi su un server remoto, permette di utilizzare strumenti software e hardware collocati altrove. In sostanza, il cloud computing consiste quindi nell’erogazione di servizi di calcolo, gestionali, operativi, offerti da un fornitore di servizi a un cliente. Sfruttando, naturalmente, il web. In parole semplici, quindi, il cloud è uno spazio su Internet dove archiviare e accedere a file, dati e programmi senza doverli avere fisicamente sul computer. Invece di salvare tutto sul disco rigido del dispositivo (come un computer o un telefono), si possono mettere i file in questo “spazio virtuale” accessibile ovunque ci sia una connessione a Internet.

Chi ha inventato il cloud computing?

Il concetto di cloud computing non è attribuibile a una singola persona, ma è il risultato di un’evoluzione tecnologica che ha coinvolto più attori nel corso del tempo. Possiamo dire che nel 1996 un gruppo di dirigenti della Compaq (un produttore di computer) utilizzò per la prima volta il termine “cloud computing” in un documento interno. Questo segna una delle prime apparizioni del termine, anche se non era ancora definito come lo intendiamo oggi. Il vero sviluppo pratico e la diffusione su larga scala sono avvenuti grazie a aziende come Amazon, Google e Microsoft. Amazon Web Services (AWS), in particolare, è spesso considerato un punto di svolta cruciale per l’adozione del cloud computing a livello commerciale.

Qual è un esempio di cloud computing?

Sebbene, spiegandola a parole, possa sembrare una tecnologia complicata e sconosciuta, in realtà il cloud computing fa parte della nostra vita quotidiana già da svariati anni: lo usiamo per inviare una email, guardare un film in streaming, ascoltare una canzone o archiviare documenti.

Un esempio comune di cloud computing è Google Drive. Google Drive permette di salvare documenti, foto, video e altri file su uno spazio online (nel cloud), invece di occupare spazio sul computer o telefono. Si può accedere a questi file da qualsiasi dispositivo collegato a Internet, semplicemente accedendo al proprio account Google. Oltre a conservare i file, si può anche lavorare con altre persone in tempo reale su documenti, fogli di calcolo (Google Sheets) o presentazioni (Google Slides).

Le risorse offerte dal cloud sono molteplici. Praticamente ogni operazione che un’azienda o un privato svolge quotidianamente può essere spostata sulla nuvola, virtualizzandola. I vantaggi sono numerosi: prima di tutto, si risparmia notevolmente, perché si paga solo per ciò che si utilizza, e si evita l’installazione di costosi macchinari. Inoltre, il cloud è scalabile e flessibile, quindi lo si può modificare più e più volte nel corso del tempo, aggiornandolo in base alle nuove esigenze aziendali.

Che cosa fa il cloud computing?

Oltre ad archiviare una grande quantità di dati, il cloud consente di effettuare backup per il ripristino delle informazioni, garantendo quindi la sicurezza dei dati. Al di là dell’utilizzo quotidiano che ciascuno può farne privatamente, il cloud computing ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per le aziende, dalle più piccole a quelle maggiormente strutturate.  Con il cloud computing possono infatti realizzare nuove applicazioni, ospitare siti web o blog e trasmettere in streaming, offrire sevizi on demand o analizzare i dati per ricavarne dei modelli strategici e piani di produzione.

Dove risiedono i dati nel cloud computing?

Nel cloud computing, i dati non risiedono su un singolo computer o server locale, ma vengono archiviati in data center distribuiti in diverse località geografiche. Questi data center sono gestiti dai fornitori di servizi cloud, come Amazon Web Services (AWS), Google Cloud, Microsoft Azure, e altri. I data center ospitano migliaia di server fisici connessi tra loro. Ogni data center è costruito per essere altamente sicuro, dotato di sistemi di raffreddamento, alimentazione ridondante e misure di sicurezza fisica (come controllo degli accessi e videosorveglianza).

Quali sono le caratteristiche del cloud computing?

Le caratteristiche principali del cloud computing che lo distinguono come modello tecnologico sono:

  • accesso da remoto;
  • autonomia;
  • ampio accesso alla rete ondemand;
  • raggruppamento e condivisione delle risorse;
  • scalabilità, elasticità e velocità;
  • automazione e gestione centralizzata;
  • sicurezza;
  • misurabilità;
  • costi ridotti (cost savings).

Tipi di cloud: pubblico privato e ibrido

Esistono tre tipi di cloud, che si possono distinguere come prima cosa in base alla modalità di distribuzione in cloud pubblici, privati e ibridi.

  • Quelli privati vengono utilizzati in esclusiva da una sola azienda o persona. Un cloud privato può essere collocato fisicamente nel data center locale dell’azienda, oppure può essere ospitato altrove. Rispetto a un cloud pubblico, offre un più alto livello di personalizzazione e maggiori garanzie di sicurezza. Tuttavia, proprio in ragione di ciò, è più costoso.
  • I cloud ibridi  (hybrid clouds) infine combinano cloud privato e pubblico: si tratta di un sistema molto flessibile, consigliato alle aziende che hanno bisogno di diverse opzioni di distribuzione.

Quali sono i servizi di cloud computing?

Esistono tre modelli di cloud computing: Iaas (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Software as a Service). Vediamo quali sono le principali caratteristiche.

  • Infrastructure as a Service – Iaas: è il modello base e più popolare. Consiste in macchine virtuali con spazio virtuale su server, connessione web, una larghezza di banda, indirizzi IP e bilanciatori di carico. L’hardware può essere collocato presso diversi data center. Gli utenti, in sostanza, affittano l’infrastruttura it, cioè server e macchine virtuali, solitamente pagando in base al consumo.
  • Platform as a Service – PaaS: questo modello offre agli sviluppatori una piattaforma per creare applicazioni e servizi su web. Gli utenti finali possono accedervi normalmente tramite il proprio browser.
  • Software as a Service – SaaS: tramite questa tipologia di servizi cloud, gli utenti accedono ai software tramite web. In questo caso, il servizio è equiparabile a una forma di noleggio, più che a un abbonamento.

Perché usare il cloud?

È facile comprendere i vantaggi del cloud computing semplicemente pensando ai costi, al tempo e alle risorse risparmiate spostando numerose operazioni da un ambiente fisico a uno virtuale. Anziché scaricare programmi e consumare tanta memoria del pc, basta usare un browser. Altrettanto facile è comprendere dove sia il guadagno per un’azienda. Grazie alle piattaforme cloud si tagliano i costi di realizzazione e manutenzione di una propria rete IT.

Inoltre, come anticipato, queste piattaforme sono scalabili. Ciò significa che possono essere rese più complesse o più semplici senza interventi strutturali. Ad esempio, per gestire quantità di dati più elevate oppure al contrario ridurre la propria funzionalità quando non serve. Invece, una volta che si realizza una infrastruttura it aziendale, se la si deve aggiornare occorre riprendere in mano tutto il processo di creazione, con costi importanti e un grande dispendio di tempo.

A questo va aggiunta anche una questione di praticità. Grazie al cloud, è possibile accedere alle risorse aziendali da qualsiasi computer, da ovunque, e quando si vuole. Specialmente in questo periodo, si tratta di una caratteristica non secondaria, indispensabile con la diffusione dello smart working. Inoltre, con l’utilizzo sempre più frequente di cellulari e tablet per svolgere il proprio lavoro anche in viaggio o comunque al di fuori dell’ambiente di lavoro, il cloud diventa fondamentale.

Il cloud computing, grazie a queste caratteristiche, determina anche un miglioramento della produttività. Il personale it che non si deve più occupare dei server, può essere impiegato per il raggiungimento di altri obiettivi aziendali. Infine, il cloud garantisce un ottimo livello di sicurezza grazie ai backup continui: perdere i dati è più difficile, rispetto ai supporti fisici come chiavette o hard disk esterni.

Qual è un rischio di cloud computing?

Sebbene il cloud computing rappresenti una tecnologia efficace e tendenzialmente sicura, esistono alcuni elementi sensibili. Per quanto riguarda la sicurezza e la privacy, è chiaro che un servizio di cloud computing può esporre a maggiori rischi, basandosi sul web, che di per sé è aperto e accessibile a tutti. Quindi, quando si tratta di memorizzare dati personali o sensibili, occorre qualche attenzione e prudenza in più. Con i collegamenti wireless pubblici il rischio aumenta e si è più esposti ai casi dei sempre più frequenti attacchi informatici. Niente panico, però. A volte basta qualche piccola accortezza, come cambiare le password di frequente, evitare di ripeterle e utilizzare la crittografia.

Aldo Agostinelli