Aldo Agostinelli

Il Design Thinking è un approccio creativo al problem solving. Ecco come può aiutare le imprese a competere e differenziarsi

Il Design Thinking è un approccio all’innovazione – innovation process – che si basa sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative. Una metodologia di problem solving nata negli Stati Uniti di cui si parla sempre di più anche in Italia, nonostante da noi sia ancora poco applicata. Ma come può tale processo di innovazione aiutare le imprese a competere e differenziarsi? In quale fase della creazione di valore possiamo avvalerci del Design Thinking?Una guida a questo nuovo modo di trovare soluzioni innovative per il business.

Cosa si intende per Design Thinking?

Il Design Thinking è un metodo di pensiero. Una riorganizzazione creativa dell’approccio alle situazioni complesse. Nato nel contesto delle agenzie creative e di design, oggi è utilizzato con successo soprattutto nelle giovani imprese e nelle startup, dove la creatività rappresenta una componente fondamentale. Un altro elemento che caratterizza questo approccio è sua democraticità: tutti i membri di un team o di una organizzazioni sono chiamati a contribuire, perché una buona idea potrebbe arrivare da ogni settore e da ogni livello. Possiamo quindi considerare il Design Thinking un approccio innovativo e inclusivo, in linea coi cambiamenti aziendali attuali.

Dove nasce il Design Thinking?

Chi ha inventato il Design Thinking? Sviluppato all’Università di Stanford (California) attorno agli anni 2000, l’approccio del design thinking in origine era adottato più che altro da agenzie e studi di design. Nasce come “evoluzione” della metodologia del brainstorming per favorire la creatività e generare idee. Negli ultimi anni però, grazie anche al lavoro pionieristico dell’agenzia californiana Ideo, l’applicazione del design thinking ha toccato pressoché qualsiasi settore (comprese le no profit e le pubbliche amministrazioni), spostandosi verso l’innovazione di prodotti e servizi. È divenuto così un modello progettuale volto alla risoluzione di problemi complessi in un’ottica human centered (centrato sulle persone) e basato sull’abilità di integrare capacità analitiche e pensiero creativo.

Quali sono i pilastri del Design Thinking?

L’obiettivo del Design Thinking è quello di raggiungere un risultato verificabile in un tempo relativamente breve e di partorire idee innovative. Ecco perché ha due caratteristiche fondamentali:

  • È un processo iterativo e non lineare. Si tratta di un ciclo continuo di osservazione, riflessione e realizzazione da ripetere ogni volta che lo si ritenga necessario. Si concretizzano molte idee, ma devono essere tutte considerate provvisorie, da mettere in discussione e migliorare fino all’output finale.
  • È un’attività che necessita di un team fortemente eterogeneo, per favorire scambi e punti di vista diversi e non convenzionali.

A che cosa serve

Ma qual è il valore aggiunto offerto dal Design Thinking e quale può essere il suo impatto sulle organizzazioni? Perché il Design Thinking è più efficace dei tradizionali approcci di change management? Il DT produce i migliori risultati quando ci si trova di fronte a problemi di natura complessa e/o alla scarsità di elementi e informazioni da cui partire. I vantaggi derivanti dall’applicazione di questi processi creativi possono essere:

  • Il DT è un approccio innovativo e diverso ai problemi, che sta diventando una risorsa sempre più fondamentale per prendere decisioni cruciali relative a strategia ed organizzazione aziendale, abbattendo i rischi ad esse connessi.
  • Promuove all’interno della squadra di collaboratori un atteggiamento di ascolto, di collaborazione e di team work che crea un ambiente di lavoro positivo e proattivo.
  • Favorisce un avvicinamento ai bisogni e alle aspettative degli stakeholder interni ed esterni (clienti, ma anche personale dell’organizzazione) grazie al punto di vista customer centric, ovvero “orientato al cliente“.
  • Crea una cultura di innovazione e un approccio ai problemi da prospettive differenti. Migliora la capacità di prendere decisioni alternative, coraggiose e fuori dagli schemi.
  • Agevola la realizzazione e la sperimentazione di nuove idee in tempi rapidi attraverso strumenti come minimum viable product e il fast prototyping.
  • È un valido modello di sviluppo per affrontare sfide e risolvere problemi organizzativi interni, come ad esempio la strutturazione del percorso di trasformazione digitale. La Digital Transformation infatti, che è pervasiva e trasversale a tutti i settori, rende necessario un ripensamento radicale dei processi e delle strutture organizzative con cui i prodotti e servizi sono progettati, realizzati e distribuiti.

Qual è il principale ambito di applicazione del Design Thinking?

Negli ultimi anni, gli ambiti di utilizzo del Design Thinking si sono moltiplicati ed è nato un modo nuovo di fare innovazione non più strettamente correlato al lavoro delle Design Agency e al design di prodotto, ma adatto ad affrontare le sfide legate a vari settori:

  • Progettazione di esperienze digitali, ambito in cui eccellono colossi come Frog Design o Fjord.
  • Progettazione di software, interfacce (user interface, UI) e user experience (UX).
  • Accompagnare la progettazione e il lancio di una startup per definirne il modello di business. Non a caso Google Ventures ha proposto l’utilizzo del metodo Design Sprint (una sintesi tra DT e l’approccio Lean Startup) come strumento a supporto dello sviluppo di imprese e prodotti digitali.
  • Definizione della strategia aziendale a medio/lungo termine.
  • Accompagnare progetti di organizzazione e riorganizzazione aziendale, acquisizioni e spin-off.
  • Supportare la gestione delle risorse umane.
  • Ideare nuovi prodotti o servizi davvero disegnati sulle esigenze degli utenti, grazie a tecniche di empatia che prevedono l’individuazione dei contesti d’uso e la sperimentazione delle customer journey.
  • Rendere più efficienti i processi di realizzazione e distribuzione di un prodotto o servizio già esistente.
  • Favorire le attività di formazione e consulenza direzionale e strategica.

DT e Pubblica Amministrazione

La PA non è di solito considerato l’ambito più innovativo. Tuttavia, alcune esperienze stanno aiutando il settore pubblico a superare quell’approccio stantio che troppo a lungo l’ha caratterizzato. Esistono piattaforme open source, come Designers Italia, in grado di connettere pubbliche e amministrazioni e cittadini, rendendo più semplici e accessibili i servizi digitali. Si lavora sulla tecnologia, sui contenuti e sull’interfaccia per offrire un approccio più immediato e comprensibile a tutti. La strada da percorrere è ancora lunga, ma i segnali sono positivi.

Vediamo come il Design Thinking può essere applicato nella pubblica amministrazione e quali benefici può offrire:

  • il Design Thinking può essere utilizzato per ripensare e migliorare i servizi pubblici esistenti, come i servizi di assistenza sociale, le procedure burocratiche e le piattaforme digitali;
  • nella progettazione di nuove politiche o programmi, il Design Thinking consente di coinvolgere gli stakeholder nella fase di ideazione e sviluppo;
  • le amministrazioni possono utilizzare il Design Thinking per guidare la trasformazione digitale, creando soluzioni tecnologiche che rispondano ai bisogni reali degli utenti;
  • in situazioni di crisi, come pandemie o disastri naturali, il Design Thinking può essere applicato per creare piani di risposta rapidi ed efficaci;
  • infine, le amministrazioni possono utilizzare il Design Thinking per promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini nei processi decisionali e nelle consultazioni pubbliche.

Quali sono i 5 passaggi della metodologia Design Thinking?

La metodologia Design Thinking si articola in cinque passaggi chiave, che guidano il processo di risoluzione dei problemi in modo creativo e centrato sull’utente. Questi passaggi non sono necessariamente lineari e possono essere ripetuti più volte in un processo iterativo, permettendo di affinare continuamente le soluzioni.

  1. Empatizzare: il primo passo è comprendere a fondo gli utenti e le loro esigenze, mettendosi nei loro panni per ottenere una visione chiara dei loro desideri, sfide e comportamenti. Questa fase richiede di raccogliere informazioni direttamente dalle persone per cui si sta progettando la soluzione, attraverso metodi come interviste, osservazione sul campo, sondaggi e analisi del contesto.
  2. Definire: in questa fase, si analizzano le informazioni raccolte e si delimita chiaramente il problema. Si crea una “definizione del problema” centrata sugli utenti, riassumendo i loro bisogni e identificando le sfide principali da affrontare.
  3. Ideare: qui inizia la fase creativa e di brainstorming. Il team partecipa a sessioni di brainstorming per generare il maggior numero possibile di idee, senza preoccuparsi inizialmente della fattibilità. L’idea è esplorare ogni possibile soluzione, incoraggiando il pensiero “fuori dagli schemi”. Dopo aver generato una vasta gamma di idee, si filtrano e si selezionano quelle che sembrano più promettenti o efficaci per risolvere il problema.
  4. Prototipare: in questa fase si costruiscono versioni semplificate o modelli preliminari delle idee selezionate. Un prototipo può essere un oggetto fisico, un’app digitale, una rappresentazione grafica o un semplice storyboard. L’obiettivo è testare le idee in modo rapido e poco costoso, permettendo di visualizzare come potrebbero funzionare le soluzioni e di raccogliere feedback.
  5. Testare: l’ultima fase è la verifica delle soluzioni attraverso il test dei prototipi con gli utenti. In questa fase, si raccolgono i feedback diretti degli utenti, osservando come interagiscono con i prototipi e identificando eventuali problemi o aree di miglioramento. Questa fase può portare a rivedere o perfezionare le soluzioni, tornando a fasi precedenti come l’ideazione o la prototipazione.
Aldo Agostinelli