Aldo Agostinelli

Il mobile journalism è un metodo che, grazie alla tecnologia, permette di raccogliere e produrre informazioni in modo rapido ed efficace: ecco come funziona e quali strumenti servono

Il mobile journalism, abbreviato in mojo, è un modo di fare giornalismo che prevede l’utilizzo prevalente o esclusivo di supporti portatili, leggeri, poco ingombranti e facili da usare. Uno su tutti, lo smartphone. La tecnologia ha influenzato e modificato in molti aspetti il giornalismo, semplificando diversi processi. Vediamo in che cosa consiste dunque il mobile journalism, quali sono i vantaggi e quali gli eventuali rischi.

Che cos’è il mobile journalism

Il mobile journalism è un approccio al giornalismo che sfrutta le potenzialità dei dispositivi mobili, come mobile phone, tablet, GoPro per raccogliere, produrre e diffondere notizie. Grazie alla portabilità e alla vasta gamma di applicazioni disponibili, i giornalisti possono svolgere il loro lavoro ovunque si trovino, eliminando la necessità di attrezzature costose e ingombranti.

Poiché il mezzo non è mai indipendente dal contenuto, il mobile journalism si differenzia dal giornalismo tradizionale anche nell’esito delle sue produzioni. Quasi sempre le narrazioni in presa diretta sono più rapide e immediate, e soprattutto contengono informazioni che difficilmente sarebbe possibile reperire con una classica telefonata dalla redazione oppure con una troupe di giornalisti e telecamere al seguito. Per questo il mobile journalism è il metodo prediletto dai freelance, che possono così proporre alle redazioni un prodotto inedito e finito.

Possiamo affermare che il mojo è l’evoluzione del backpack journalism: una concezione (anche molto romantica) del giornalista-reporter con uno zainetto e un taccuino pronto a precipitarsi sul posto. La motivazione e gli obiettivi sono i medesimi, ma è stata la tecnologia a determinare una svolta epocale.

Strumenti e applicazioni

Che cosa serve per fare mobile journalism e diventare un mobile journalist esperto? Uno smartphone di alta qualità (soprattutto per quanto riguarda la fotocamera) è sicuramente un ottimo (e facile) punto di partenza. Per svolgere questa attività in modo professionale è però utile dotarsi di qualche altro accessorio (parliamo sempre di una strumentazione accessibile e semplice da usare):

  • microfoni esterni: l’audio è il punto debole degli smartphone;
  • obiettivi aggiuntivi e supporti per treppiede per ottenere risultati migliori anche in condizioni difficili;
  • app di registrazione e editing come Filmic Pro, iMovie e Adobe Premiere Rush, che offrono funzionalità avanzate per la produzione di contenuti professionali (sì, l’editing si può completare direttamente tramite smarphone);
  • Facebook Live, Instagram Live e YouTube Live per trasmettere eventi in diretta.

Un aspetto interessante del mobile journalism è che oggi, a differenza di quanto accadeva all’esordio dei social network, queste piattaforme si prestano e vengono utilizzate anche per un’informazione ricca di contenuti, approfondita, chiara, capace di spiegare i fatti in modo efficace grazie all’integrazione di diversi linguaggi. Non dobbiamo pensare dunque che al mobile journalism corrisponda un’informazione necessariamente sintetica e essenziale, o peggio superficiale, anzi: è possibile realizzare servizi e reportage completi e approfonditi.

Vantaggi e rischi del mobile journalism

Il mobile journalism presenta numerosi vantaggi:

  • portabilità dei dispositivi, agilità nel movimento e negli spostamenti;
  • versatilità e flessibilità per cogliere immediatamente le storie più rilevanti;
  • costi contenuti per l’acquisto e la gestione della strumentazione;
  • velocità e immediatezza nella produzione e nella comunicazione;
  • coinvolgimento del pubblico grazie ad un linguaggio accessibile e immediato e all’utilizzo di canali che raggiungono una platea molto ampia.

A livello pratico, il mobile journalism non presenta particolari limiti. L’unico rischio è quello di eccedere nella velocità saltando i passaggi necessari alla verifica dei fatti e all’accuratezza dei contenuti. Questo aspetto è poi ciò che traccia un confine, come vedremo subito dopo, tra il mobile journalism – che è pur sempre giornalismo – e altre forme di comunicazione e informazione. 

Mojo e giornalismo partecipativo (o citizen journalism)

L’accesso alle tecnologie apre una questione molto rilevante per il concetto di giornalismo in sé e per la professione giornalistica. Di fatto, chiunque oggi può, smartphone alla mano, filmare un fatto di cronaca in diretta, scattare foto, pubblicarle tramite i social network e trasferire così una informazione. Questo ad esempio è quanto è accaduto in modo visibile a livello globale con la Primavera Araba, abbondantemente documentata dagli stessi partecipanti alle rivolte.

Ora, si tratta però di distinguere tra l’attività spontanea legata alla trasmissione in diretta un contenuto – attività spesso molto utile e importante – e la capacità di informare in modo professionale, dunque verificando le fonti, rispettando l’etica e la deontologia e costruendo contenuti completi e accurati. Questa è un’attività giornalistica, anche se avviene tramite un telefono cellulare.

Aldo Agostinelli