Aldo Agostinelli

Le royalty rappresentano una forma di compenso percentuale che un autore ottiene per l’utilizzo da parte di terzi di una sua opera di ingegno. Ecco come funzionano

La royalty è il compenso riconosciuto a chi cede i diritti di utilizzo di un prodotto, di un brevetto, di un marchio o di un’opera di ingegno. Se ne sente parlare soprattutto nell’ambito artistico – musica, letteratura, opere d’arte – oppure delle invenzioni. Strettamente connesso al termine royalty, come vedremo, è infatto il concetto di copyright. La royalty è commisurata al fatturato che si ottiene in base a questo utilizzo o agli utili che vengono prodotti. In sostanza, le royalty rappresentano il diritto di un titolare di ottenere un compenso da parte di chi sfrutta una sua creazione a fini commerciali (licensing). Ecco come funziona questo accordo.

Cosa significa royalty

Il termine inglese royalty si può tradurre con la parola “diritto”, ma viene utilizzato nella sua forma originale anche in italiano. Si tratta infatti di un termine usato comunemente nel linguaggio internazionale. In origine, questa parola designava la percentuale sugli utili netti dovuta dal titolare del diritto allo sfruttamento dei giacimenti minerari allo Stato o al proprietario privato. Poi ha iniziato ad essere usata in molteplici ambiti. In Italia, ad esempio, abbiamo la SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori – che ne regolamenta l’utilizzo in alcuni ambiti autoriali.

Cosa si intende per royalties?

Oggi la parola royalty si utilizza prevalentemente al plurale (royalties) e indica il compenso che il possessore di un brevetto o l’autore di un’opera di ingegno ottiene in funzione della concessione a terzi del brevetto o dell’opera stessi. Le royalty prevedono la costituzione di un accordo di licenza, in base al quale il licensee paga al licensor una quota (la royalty, appunto) per il diritto di utilizzo. In ambito aziendale, le royalty sono contraddistinte da due elementi. Il guadagno netto dell’azienda (profitto) e il costo di produzione.

Quando vengono pagate le royalties?

Oggi le royalties si utilizzano in moltissimi settori, da quello industriale a quello culturale. Pensiamo ad esempio alla musica, agli scrittori, agli artisti,  per i quali in Italia, come abbiamo anticipato, esiste un apposito ente, la SIAE, che stabilisce e gestisce il compenso riconosciuto al proprietario di un bene immateriale, come ad esempio una canzone. In modo analogo, dirigenti e responsabili aziendali percepiscono royalties per l’utilizzo di brevetti e licenze. In un contesto aziendale, dunque, le royalty rappresentano introiti aggiuntivi e indicano il successo di un’impresa.

Per quanto riguarda i tempi di pagamento ai diretti interessati, dipende dal contesto. Ad esempio, guardando al mondo dell’auto pubblicazione, Amazon (Kindle direct publishing) paga gli autori ogni mese, circa 60 giorni dopo la fine del mese in cui la vendita è stata registrata, se la soglia minima di pagamento viene raggiunta.

Come si calcola il tasso di royalty?

Il calcolo della royalty è legato ad una trattativa tra le due parti coinvolte, dunque non esiste una formula sempre valida. Di solito, comunque, la percentuale non supera il 30%. Chi acquista la concessione a fini commerciali di un brevetto o di un’opera, deve stipulare un accordo di licenza, detto licensing. La royalty può essere fornita in un solo momento oppure la si può rateizzare, specialmente quando si parla di grandi somme.

Per quanto riguarda invece il profilo fiscale, chi paga le royalties è soggetto ad una ritenuta del 20% dell’importo versato all’autore residente in Italia. Se l’autore risiede all’estero la ritenuta sale al 30%. A sua volta, l’autore che riceve una royalty direttamente, paga una tassazione da lavoratore autonomo. Altrimenti, se chi la riceve non è l’autore in persona, la tassazione ricade nella categoria “redditi diversi”.

Come si pagano le royalties?

In Italia, le persone fisiche che ottengono royalties usufruiscono di una tassazione agevolata, che consiste in una deduzione fiscale IRPEF pari:

  • al 40% se sono percepite da persone sotto i 35 anni
  • al 25% se a riceverle sono persone di età pari o superiore a 35 anni.

Se è una società a ricevere royalties, il guadagno che deriva dall’uso della proprietà intellettuale concorre a formare la base immobile societaria. Su questa si calcoleranno poi le imposte sui redditi (Ires). Si applica l’aliquota ordinaria: 24% Ires + il 4% Irap.

Quanto durano le royalties?

L’art. 25 L.d.a. (Articolo 25 Legge sulla protezione del diritto d’autore) disciplina la durata del diritto d’autore nei seguenti termini: il copyright scade dopo 70 anni dalla morte dell’autore. La soglia è stata elevata, in quanto prima era ai 50 anni dalla morte. Di conseguenza, è questa la durata delle royalties in tutta l’Unione europea e negli Stati Uniti.

Aldo Agostinelli