Aldo Agostinelli

Da quelli con le lenti rosse e blu che hanno fatto la storia del cinema ai visori che trasportano l’utente in una realtà parallela e virtuale: ecco come funzionano e che impatto hanno in molte attività umane

Sono stati un oggetto di culto quando nelle sale cinematografiche venivano proiettati i primi film che ne richiedevano l’utilizzo: spettatori meravigliati da quello che potevano vedere attraverso le lenti rosse e blu, trascinati dentro alla scena di qualche pellicola di fantascienza. 

Da allora gli occhiali 3D sono diventati sempre più tecnologicamente avanzati e i nuovi dispositivi come i visori permettono di vivere appieno la realtà virtuale che ci circonda: dall’istruzione al gaming, dalla progettazione al marketing. Scopriamo insieme da dove arrivano e dove ci porteranno. 

Perché gli occhiali 3D sono rossi e blu?

All’inizio erano gli occhiali con una montatura molto semplice in cartone o plastica e due lenti di colore diverso: una rossa, all’altezza dell’occhio sinistro, ed una ciano, per l’occhio destro. Intuitivi da usare, i cosiddetti occhiali 3D anaglifici hanno rappresentato una rivoluzione per il mondo cinematografico al punto da diventare oggetti di culto. 

  • Il motivo per cui le lenti sono rosse e ciano è legato alla tecnica di ripresa delle scene per poter ricreare una volta trasmesse l’effetto tridimensionale;
  • Per ottenere la tridimensionalità, infatti, bisogna riprendere la scena piuttosto che il soggetto interessato con due cineprese diverse con colori diversi: solitamente proprio il rosso e il ciano;
  • Una volta che le due riprese sono impresse sulla stessa pellicola mandata sul grande schermo o sul televisore, le lenti entrano in azione: la lente rossa permette di filtrare l’inquadratura fatta con il colore ciano e viceversa. Il risultato finale, grazie anche a quanto elabora il cervello, è una scena tridimensionale. 

Gli occhiali anaglifici hanno fatto la storia della visione 3D nella cultura di massa e sono sicuramente meno dotati, dal punto di vista tecnologico, rispetto ai prodotti oggi sul mercato. Tra i limiti di questi modelli c’è per esempio la mancata correzione dei problemi dovuti alle diottrie dei diversi spettatori. Con le nuove generazioni di visori, si possono indossare occhiali 3D che da una parte correggono la vista di chi guarda, dall’altra offrono uno spettacolo privo di difetti. 

Un altro limite è dovuto alla scarsa visibilità di tutta la gamma cromatica, soprattutto perché il colore rosso è predominante e finisce per rendere più complicata se non impossibile la visione di tonalità più deboli. In compenso, il risultato era esaltante per un pubblico che non aveva mai sperimentato una sensazione del genere mentre sgranocchiava pop-corn seduto sulla poltrona della sala cinematografica mentre veniva trasmesso un film in bianco e nero. 

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Quanti tipi di occhiali 3D?

Gli occhiali 3D moderni si dividono in due categorie: 

  • attivi;
  • passivi. 

Gli occhiali 3D attivi, come lascia intendere il nome stesso, si azionano per permettere di visualizzare la tridimensionalità di una scena o di un soggetto. A loro volta possono essere shutter o display.

  • Gli occhiali shutter hanno una lastra di vetro che blocca la luce. In questo modo, nell’arco di brevi frammenti di secondo, l’occhio destro e quello sinistra vedono un’immagine alterata e il cervello elabora queste immagini come se fossero una sola e continua. Dispongono di batterie ricaricabili;
  • Gli occhiali display si compongono di due schermi LCD capaci di visualizzare immagini diversi per ciascun occhio. 

Gli occhiali 3D passivi, invece, vengono giusto indossati per vedere immagini tridimensionali, senza che si mettano all’opera, trasmesse dallo schermo della televisione o della sala cinematografica. 

Quelli più comuni sono gli occhiali 3D polarizzati. Filtrano una singola immagine a due canali.

  • Una prima tipologia si affida alla polarizzazione lineare che filtra onde luminose in senso orario e antiorario;
  • Una seconda tipologia invece si caratterizza per la polarizzazione lineare: le onde luminose sono filtrate orizzontalmente o verticalmente ed è necessario mantenere una posizione eretta rispetto allo schermo per un’esperienza visiva efficace. 

Considerano i pro e i contro di occhiali 3D attivi e passivi, quelli attivi garantiscono un’immagine full HD, ma sono anche più costosi. Quelli passivi invece sono sicuramente più comodi da portare ed economici, ma hanno una risoluzione più bassa.

Come funzionano gli occhiali per la realtà virtuale?

La realtà virtuale si materializza nell’istante in cui vengono indossati dei dispositivi che creano attorno a noi un mondo digitale al cui interno possiamo muoverci, interagire con altre persone e compiere azioni. Un mondo parallelo a quello fisico, totalmente avvolgente e che assicura una completa percezione di quanto si palesa di fronte ai nostri occhi.

Come avviene? Un computer elabora l’ambiente virtuale in cui avventurarsi, mentre un visore per la Virtual Reality, collegato ad esso, permette di visualizzare questo spazio. Oltre al visore possono essere richiesti altri dispositivi come i controller per spostarsi e muoversi. 

Un’altra strada percorribile per addentrarsi nella VR è possibile grazie a visori che sono dotati di sistemi hardware che creano il virtuale senza l’ausilio di un computer. Sono i visori portatili, detti anche stand alone.

L’interesse per questi dispositivi è notevolmente cresciuto negli ultimi anni, anche grazie ai progetti di Metaverso che hanno catturato l’attenzione di media e pubblico. In generale, lo sviluppo della realtà virtuale è trasversale e ingloba molti settori produttivi o legati ai servizi, contribuendo alla diffusione dei visori di ultima generazione:

  • Visori e gaming sono una combinazione perfetta. Il giocatore si muove sul campo di gioco per cui l’esperienza è totalmente immersiva e coinvolgente;
  • I visori sono un valore aggiunto nella formazione professionale come nell’istruzione. Permettono di sperimentare come se lo studente o il lavoratore fossero davvero alle prese con un’operazione fisica. Dalla meccanica alla medicina, dalle lezioni teoriche a quelle di laboratorio: in questo modo l’apprendimento è più facile e immediato ed è possibile esercitarsi con costanza, migliorando abilità e competenze;
  • Il coinvolgimento di potenziali clienti durante fiere ed eventi gioca a favore delle aziende che investono sull’adozione dei visori per la VR. L’immersione tecnologica, accompagnata dal rapporto umano, è un fattore sempre più preponderante. 

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3D, VR e marketing esperienziale 

Dati i vasti ambiti di applicazione e il funzionamento innovativo della realtà virtuale (VR) e aumentata (AR), è evidente il loro ruolo centrale anche nel marketing esperienziale e nell’ottimizzazione della Brand Experience: un consumatore immerso nelle idee e nei valori dell’azienda.

Pubblicità, cinema e videogiochi sono solo alcuni esempi di applicazione di questi elementi integrati tra loro. I tratti in comune di una tecnologia così avanzata nel marketing sono principalmente l’interazione e il conseguente coinvolgimento:

  • Il cliente si sente più coinvolto e così accelera la fase di fidelizzazione, con un conseguente incremento delle conversioni;
  • Lo storytelling aziendale è maggiormente valorizzato e messo in risalto; 
  • L’offerta di prodotti e servizi abbatte i confini della realtà fisica e conduce il potenziale acquirente in una nuova dimensione: coinvolgimento appunto, ma anche più informazioni per valutare l’acquisto finale;
  • La fidelizzazione passa anche da momenti di svago e divertimento con attività virtuali che hanno per tema comunque i valori e l’immagine dell’azienda e dei suoi prodotti. 

La customer journey si arricchisce notevolmente di effetti wow, facendo leva sulle emozioni e una user experience ampliata. Il marketing diventa immersivo, trasportando il consumatore direttamente nella narrazione con contenuti interattivi, video e VR. 

Aldo Agostinelli