Aldo Agostinelli

Una figura professionale nata alcuni decenni fa, oggi più che mai importante: ecco in che cosa consiste il ruolo dell’Energy manager e perché ogni azienda dovrebbe dotarsene

L’attenzione per i consumi energetici è sempre più elevata ed un numero crescente di aziende si sta attivando sul piano del risparmio energetico. Per questo esiste, in realtà già da diversi anni, la figura dell’Energy manager, il “responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia all’interno di un’organizzazione”. Una figura professionale dotata di competenze tecniche specifiche in grado al contempo di esporre in termini semplici i concetti tecnici. Vediamo dunque di capire di più su questo ruolo e perché l’efficienza energetica è un tema che nessuna azienda può più ignorare.

Qual è il ruolo dell’Energy manager?

Potrebbe sembrare una delle professioni più recenti nell’ambito della sostenibilità e dei mestieri green. In realtà, quello dell’Energy manager è un ruolo che non è nato negli ultimi anni. La sua introduzione risale infatti al 1973, ovvero agli anni della grande crisi petrolifera che scosse il mondo intero. Allora, tutti dovettero gestire un calo improvviso del flusso di petrolio in arrivo dalle Nazioni OPEC, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio.

L’Energy manager, oggi come allora, si occupa di supportare le aziende nell’attuazione di politiche in grado di ridurre i consumi energetici e di conseguenza i costi legati all’energia tanto nella gestione interna degli ambienti di lavoro, quanto in tutte le fasi della catena di produzione. Ai giorni nostri, le attività di questo professionista si sono spostate verso l’ambito della sostenibilità, che negli anni Settanta non era ancora prioritario. Avrà quindi un occhio di riguardo verso le fonti rinnovabili e tutte quelle pratiche che possono ridurre l’impatto dell’azienda sull’ambiente.

L’Energy manager si configura sostanzialmente come un consulente, in quanto fornisce supporto alle decisioni aziendali. Spesso, tuttavia, specialmente nelle grandi aziende, assume un ruolo dirigenziale. Inoltre, è di frequente anche il responsabile del sistema di gestione dell’energia per le aziende con certificazione ISO 50001. L’Energy manager si occupa di verificare quindi i consumi dell’azienda tramite report e audit per poi ottimizzare i consumi regolando gli impianti e il loro funzionamento.

Quando è obbligatorio nominarlo?

La Legge n. 10/91 ha reso obbligatoria la nomina di un Energy manager per le imprese con consumi superiori ai 10.000 tep all’anno e per i soggetti del settore civile, terziario e dei trasporti con una soglia di consumo superiore a 1.000 tep all’anno (un tep corrisponde a circa 5.350 kWh elettrici, 11.600 kWh termici e 1.200 m3 di gas). Questa legge è tuttora il riferimento che norma e regola questa professione. Tutta l’energia gestita da una organizzazione viene considerata al fine di valutare il raggiungimento delle soglie d’obbligo.

Anche chi non rientra negli obblighi di legge può nominare un Energy manager. Perché farlo? Per ottenere un ritorno d’immagine positivo, dimostrandosi attenti al tema del risparmio energetico, e per entrare nella rete della FIRE, la federazione che, come vedremo, si occupa a tutto tondo di questa figura professionale. Non solo: promuovendo un uso più efficiente dell’energia si otterranno anche significativi risparmi.

Chi può essere Energy manager?

Quella dell’Energy manager è una figura professionale che deve avere competenze di alto livello in diversi ambiti: tecnico, manageriale, economico, finanziario, legislativo e anche della comunicazione. I percorsi per intraprendere questa strada sono molteplici, e includono una formazione universitaria (preferibilmente ingegneria con indirizzi energetici), e master specifici su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Non esiste dunque una sola strada, ma per accedere a questa professione occorre una solida preparazione e almeno alcuni anni di esperienza sul campo, in modo da conoscere e da sapersi interfacciare anche con le pratiche quotidiane di un’azienda.

Quanto guadagna un Energy manager?

La FIRE chiarisce che non esiste un tariffario nazionale per l’attività di Energy manger, non essendoci un albo e dal momento che la figura può essere interna o esterna ad un’azienda (esiste tuttavia una proposta di tariffario). Nel primo caso, dunque, otterrà uno stipendio in base al livello di inquadramento che le verrà assegnato. Nel secondo caso, è possibile che venga pagata a quota fissa più quote variabili in funzione dei singoli interventi e degli effettivi risparmi conseguiti. Facciamo presente che, in base alle indagini della FIRE, ben il 94% degli Energy manager è dipendente aziendale, mentre soltanto il 5% è libero professionista. Dallo stesso report emerge inoltre che la retribuzione media annua dei dipendenti  viaggia tra i 30-40 k€ (22%) e i 40-60 k€ (32%).

Quanti Energy manager ci sono in Italia?

Nel 2021 gli Energy manager nominati sono stati 2.419. Di questi, si legge nel Rapporto sugli Energy manager in Italia della FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), 1.606 sono professionisti primari nominati da soggetti obbligati e 813 da soggetti non obbligati. La FIRE gestisce dal 1992 su incarico del ministero dell’Ambiente le nomine degli Energy manager. Sul sito della Federazione si trovano tutte le informazioni dettagliate relative a questa professione, nonché i nominativi degli Energy manager iscritti annualmente e suddivisi in base al settore di appartenenza. La nomina deve essere inviata entro il 30 aprile di ogni anno tramite la piattaforma NEMO predisposta dalla FIRE.

Aldo Agostinelli