Aldo Agostinelli

La direttiva CSRD segna un ulteriore passo avanti dell’Unione europea verso la transizione ecologica e la neutralità climatica affidando alle imprese un ruolo determinante: tutte le novità

L’Unione europea continua a compiere dei passi avanti verso la transizione ecologica, distinguendosi nel panorama mondiale. In particolare per quanto riguarda le questioni di sostenibilità d’impresa e gli standard  di rendicontazione aziendali. La direttiva CSRD va proprio in questa direzione e fa parte del più ampio obiettivo di realizzare, entro il 2050, la neutralità climatica e un sistema economico-finanziario che sia davvero sostenibile.

CSRD: cos’è

Che cos’è la CSRD? La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, direttiva n. 2022/2464) è una nuova direttiva dell’Unione europea relativa alla rendicontazione societaria di sostenibilità, pubblicata nella gazzetta ufficiale il 16 dicembre 2022. La CSRD modifica e sostituisce la precedente Direttiva 2013/34/UE relativa all’obbligo di comunicare informazioni di carattere non finanziario riguardante le imprese di grandi dimensioni. Rispetto al documento precedente, la CSRD amplia notevolmente la platea dei soggetti su sui ricade l’obbligo di rendicontazione e rafforza le regole in favore di una maggiore trasparenza, autorevolezza ed efficacia.

Quali importanti novità introduce la direttiva CSRD?

Vediamo ora le novità più importanti introdotte della direttiva CSRD:

  • obbligo di assurance: la revisione del report di sostenibilità deve essere effettuata da un accreditato “statutory auditor” , ovvero, in sostanza, da una parte terza;
  • report di sostenibilità in formato digitale (l’informativa deve essere redatta in linguaggio XHTML e marcatura XBRL con tag – etichette digitali – relative agli ESG);
  • collocazione dell’informativa di sostenibilità non in un documento a sé, ma all’interno della relazione sulla gestione, in modo che sussista un legame diretto tra la componente finanziaria e non finanziaria;
  • standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standard): un unico standard per assicurare la comparabilità tra le imprese, sviluppato dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group);
  • la strategia aziendale dovrà includere gli obiettivi ESG al proprio interno e valutare il loro impatto lungo l’intera catena di valore;
  • le aziende dovranno esplicitare il ruolo degli organi di gestione, amministrazione e controllo all’interno del proprio modello di business in relazione alle azioni di sostenibilità, indicando per ciascuno le specifiche competenze;
  • doppia materialità: come vedremo più nel dettaglio in seguito, le aziende dovranno fornire informazioni sia relativamente all’impatto della propria attività sull’ambiente, sia ai riscontri delle azioni di sostenibilità intraprese sull’attività aziendale;
  • inserimento dei rischi legati all’ambiente (cambiamenti climatici, perdita della biodiversità ecc) all’interno del modello per la gestione dei rischi (ERM – Enterprise Risk Management).

Cosa prevede il principio di doppia materialità introdotto dalla direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive CSRD?

Il principio della doppia materialità amplia lo sguardo sulla sostenibilità osservandolo da un duplice punto di vista. In che senso? Con la direttiva CSRD le aziende saranno tenute a rendicontare l’impatto del proprio operato sull’ambiente e sulla società (inside-out) – e questo è il metodo al quale siamo già abituati – ma anche nella direzione opposta. Ovvero, che impatto hanno le azioni intraprese dall’azienda in favore dell’ambiente e della società sull’organizzazione e sull’andamento dell’azienda stessa (outside-in).

CSRD: a chi si applica

Chi è soggetto alla CSRD? Una delle novità più rilevanti della CSRD directive è l’ampliamento della platea di aziende sono soggette ai doveri di rendicontazione, rispetto al precedente NFRD (Non-Financial Reporting Directive). Secondo l’Unione europea, le imprese che redigono la Dichiarazione Non Finanziaria passeranno dalle attuali 11.700 a circa 49.000. Di queste, circa 4.000 si trovano in Italia.

La CSRD si applica:

  • dal1° gennaio 2024 alle grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti;
  • dal 1° gennaio 2025 a tutte le altre grandi imprese che rispettino almeno due dei criteri seguenti:
  • almeno 20 milioni di euro di fatturato all’attivo
  • almeno 40 milioni di euro di ricavi netti
  • più di 250 dipendenti;
  • dal 1° gennaio 2026 alle piccole e medie imprese quotate (ad esclusione delle microimprese) inclusi gli istituti di credito di ridotte dimensioni e le società di assicurazioni dipendenti da un gruppo;
  • dal 1° gennaio 2028 ad aziende e figlie di succursali con capogruppo al di fuori dell’Unione europea per le quali la capogruppo abbia prodotto in Europa un ricavo netto superiore a 150 milioni di euro per ognuno degli ultimi due esercizi consecutivi e:
  • almeno un’impresa figlia rispetti i criteri dimensionali della CSRD;
  • almeno una succursale abbia prodotto un ricavo netto superiore a 40 milioni  di euro nell’esercizio precedente.

CSRD: entrata in vigore

Quando entra in vigore CSRD? La CSRD è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale il 16 dicembre 2022 e gli Stati membri hanno avuto 18 mesi di tempo per recepirla da quel momento (quindi devono farlo entro giugno 2024). In Italia è entrata in vigore il 5 gennaio 2023.

Aldo Agostinelli