Aldo Agostinelli

Le aziende alle prese con la digital transformation lo sanno o lo capiranno a breve: affinché sia efficace e raggiunga gli obiettivi di produttività e miglioramento promessi, occorre che sia completa e profonda. Si tratta di un articolato viaggio composto da molte tappe, che non riguarda solo le tecnologie ma, soprattutto, le persone: chi organizza, chi gestisce e chi esegue possibilmente, anzi, auspicabilmente, mettendoci del suo.

Il World Economic Forum ha tracciato alcuni dei punti salienti attraverso cui deve transitare la trasformazione digitale. E se il pensiero corre subito alle infrastrutture IT e ai dati, è bene anticipare che il primo e più importante elemento da perseguire riguarda poco la tecnologia e molto la propensione umana (Digital transformation and the rise of the ‘superjob’).

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L’attitudine alla digital transformation

Per mettere la propria azienda nelle condizioni di trasformarsi radicalmente in modo da essere in grado di competere sul mercato nel medio e lungo periodo, occorre essere consci che la base di tutto è la capacità di reinventarsi. Continuamente, costantemente. E per farlo avolte serve un Digital Transformation manager.

La digital transformation non è qualcosa che si dà una volta per tutte ma un processo di costante evoluzione. È uno sforzo certamente gravoso.
Ma ponendo le giuste basi, si ottiene l’acquisizione di un orientamento mentale e organizzativo che, fattivamente, consentirà di cambiare e poi cambiare ancora nel tempo, con sempre minore fatica. Ecco qualche libro per approfondire il tema.

I pivot digitali

Pivoting to digital maturity”, uno studio condotto recentemente da Deloitte, ha evidenziato che le aziende che sviluppano una vasta gamma di pivot digitali, ossia risorse tecnologiche unite a capacità manageriali e di business, hanno maggiori probabilità di successo alla fine della loro transizione. Ascoltati 1.200 alti dirigenti, il report ha scoperto come le organizzazioni più mature dal punto di vista digitale, ovvero che traggono i maggiori benefici dagli sforzi di trasformazione, si distinguono in gran parte per la loro esecuzione interfunzionale di più pivot digitali.

I magnifici seven

Ovviamente non esiste una ricetta assoluta per una digital transformation ottimale. Esiste però un elenco dei fattori che non possono assolutamente essere assenti dal processo di evoluzione. Il primo e più ovvio è l’adozione di un’infrastruttura IT flessibile e sicura. Seguono poi la padronanza dell’uso dei dati, l’inserimento della propria azienda in un ecosistema di partner tecnologici o lo sviluppo di uno nuovo, l’implementazione di flussi di lavoro intelligenti e automatizzati, l’ampliamento della gamma dei modelli di business, la focalizzazione sulla esperienza del cliente.

Chiude l’elenco un elemento di cui ho estesamente trattato, la cura del capitale umano. Ossia la riqualificazione del personale già presente in azienda e l’assunzione di talenti che possano con questi amalgamarsi, al fine di creare un panorama di competenze flessibile e dinamico.  Da notare ciò che anche lo studio di Deloitte sottolinea: i perni digitali sono necessari ma non sufficienti per la trasformazione digitale. Le organizzazioni con maggiore maturità tendono ad essere distinte dalla presenza di fattori “soft” complementari: una forte leadership e una mentalità orientata al cambiamento digitale.

Back-office o front-end?

La trasformazione deve avere un inizio. Un settore da cui partire per espandersi all’intera organizzazione. Alcuni si chiedono se sia più indicato concentrarsi sul back-office o invece sul front-end. Dipende dall’organizzazione. Anche in questo caso non esiste una formula valida per tutti.  Il back-office con le sue funzioni operative è certamente meno rischioso. Puntare da subito a trasformare le funzioni rivolte ai clienti lo è senz’altro di più ma può portare a incidere sul mercato molto più rapidamente. Sono scelte, entrambe valide se ben interpretate e condotte.

L’importante è decidere, tenendo presente che nel 2020 i budget destinati alla digital transformation aumenteranno almeno del 25%.
Percentuale che rende l’idea di come non ci si possa esimere dall’imboccare questa strada, se si vuole restare operativi sul mercato.
L’importante è seguire la regola aurea: quanto più completi e coordinati saranno gli sforzi, tanto più si avranno possibilità di successo.

Fattore umano o innovazione tecnologica: quali sono gli ostacoli maggiori che incontrate nella digital transformation? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

Per scoprire di più sul mondo digitale, leggete il mio nuovo libro: “People Are Media” 

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Aldo Agostinelli