Aldo Agostinelli

Se la crescita di un portale, una piattaforma o, meglio ancora, un social diventa lenta, una via di uscita per non perdere terreno è riuscire a dimostrare il ritorno economico degli annunci pubblicitari degli inserzionisti. Prendiamo il caso di Snapchat: come spiego nel mio post “Instagram e Facebook crescono in popolarità e innovazione: è l’inizio della fine per Snapchat?”, l’unico modo dell’instant social per sopravvivere all’assalto della concorrenza è approntare nuove soluzioni e mettere in atto mosse strategiche. Detto fatto: Snapchat, attraverso la sua company madre Snap, ha acquistato Placed per circa 200 milioni di dollari. Read it in English.

Una mossa astuta: considerata la perdita nell’ultimo mese di quasi un quarto del valore delle azioni di Snap, aumentare la fiducia degli inserzionisti nel ROI potrebbe rappresentare la chiave di volta per la risalita (Aw Snap: Snapchat parent company’s value plummets after earnings report).

Placed, infatti, metterà il turbo ai sistemi di misurazione come Snap To Store, in modo che gli advertiser possano sapere con certezza in che modo gli annunci on line su Snapchat si traducono poi offline in un ritorno sugli investimenti. Il che equivale a incentivare nuove entrate pubblicitarie per il social.

Per chi non lo conoscesse, Placed è una start-up fondata nel 2011 a Seattle, che possiede una piattaforma per l’analisi della geolocalizzazione dei consumatori. In pratica si occupa di misurare l’impatto che il digital advertising ha sul comportamento degli utenti partendo dal luogo in cui si trovano. Esaminando il comportamento on line e offline, definisce se a spot, video o banner visualizzato, corrisponde poi nel mondo fisico un acquisto in-store (Snapchat parent Snap acquires location analytics startup Placed for more than $200M).

Una mole di dati di localizzazione non indifferente e molto importante per la profilazione delle abitudini comportamentali dei propri utilizzatori. Basti pensare che la beta di Snap To Store già lo scorso aprile aveva rivelato alcune interessanti particolarità sugli Snapchatter: l’80% usa il social al ristorante, il 66% in un centro commerciale, il 50% in palestra e il 49% in un aeroporto (80 percent of Snapchat users take snaps in restaurants).

Quando un utente visita un’attività commerciale e applica il geofilter sponsorizzato da Snapchat a una Story o a un messaggio privato, Snap To Store lo avvisa se uno dei suoi amici, dopo aver visto lo Snap geofiltrato, ha poi visitato lo stesso posto. Il risultato è un ambiente pubblicitario chiuso, che magari si avvale di un numero di utenti inferiore rispetto a Facebook o Instagram ma è più efficiente, reattivo e ricettivo.

La catena di fast food Wendy’s è stata tra i primi tester di Snap to Store. Per promuovere uno dei suoi panini, ha creato geofiltri sponsorizzati e, in una settimana, è riuscita a convogliare ben 42mila visualizzatori nei suoi ristoranti.

Come ho già sostenuto altre volte, l’adv interattivo e creativo può davvero essere in grado di sviluppare business importanti anche a fronte di un pubblico più ristretto. E questa, al momento, pare proprio essere la strategia sulla quale Snapchat sta puntando.

Che ne pensate dell’adv interattivo geolocalizzato e creativo? Fatemi avere i vostri commenti @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli