Aldo Agostinelli

Le vendite on line, soprattutto via smartphone, sono in aumento. Lo scorso anno, solo negli Stati Uniti, lo shopping virtuale in mobilità ha raggiunto la cifra di 10 miliardi di dollari di valore. Ma l’acquisto diretto, dove l’utente può toccare il prodotto, tipico dei negozi fisici, resta uno degli aspetti fondamentali dell’esperienza di acquisto.

Così, per rispondere all’esigenza di quanti, prima di spendere dei soldi, vogliono osservare da vicino e sincerarsi che il paio di scarpe, il televisore smart ultimo modello o il nuovo divano per il salotto siano proprio ciò che cercano, sono scese in campo la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR). Le due tecnologie, infatti, stanno conducendo verso un’ibridazione del commercio on line e in-store, decisamente funzionali al rinnovamento della vendita al dettaglio e del servizio al cliente.

Il primo a tagliare il nastro di una nuova modalità di acquisto virtuale, interattiva e immersiva, è stato eBay Australia. In partnership col rivenditore Myer, a ridosso dell’estate il colosso dell’e-commerce ha inaugurato il Virtual Reality Department Store. Per fare spese occorre dotarsi di un visore VR, come Samsung Gear VR, o il più economico Google Cardboard, e installare nello smartphone l’apposita app gratuita, scaricabile da Apple Store e Google Play. Una volta nel negozio, poi, per spostarsi tra le varie categorie merceologiche e visionare più da vicino i beni di interesse non serve alcun controller ma è sufficiente puntare lo sguardo e selezionare con la vista il prodotto che si desidera analizzare da vicino in ogni dettaglio.

Al momento nel VR-store sono presenti circa 13mila prodotti, di cui la maggior parte in 2D e il resto in 3D. Ma la proporzione è destinata a invertirsi nel tempo.

Un altro sviluppo interessante della convergenza tra virtuale e reale è rappresentato dalla possibilità di visualizzare oggetti rappresentati graficamente in 3D in spazi fisici. È il caso dell’applicazione Augmented Furniture sviluppata da RealMore. Compatibile con i dispositivi mobili iOS e Android, si scarica gratuitamente dal sito dell’azienda e permette di collocare virtualmente in una stanza un mobile in scala 1:1, arrivando così a delineare con precisione l’intero arredo di un ambiente ed effettuando scelte strategiche anche in termini di gestione precisa degli spazi.

Concettualmente simile, ma diversa per funzionamento, è l’applicazione Context View dell’azienda polacca Tylco. Per utilizzarla occorre appoggiare un foglio speciale con il codice a barre del pezzo di arredo, in prossimità della zona in cui si vuole collocare il mobile. Poi basta inquadrare con lo smartphone il foglio ed ecco che sullo schermo appaiono gli oggetti. Una volta deciso, poi, si può acquistare direttamente via app.

E se l’on line porta pezzi di reale nel virtuale, l’in-store risponde inserendo AR e VR nel negozio fisico. All’angolo  tra Bowery e Bond Street a New York,  lo stilista Kenneth Cole ha fatto installare specchi touch screen nelle vetrine della sua boutique, che consentono ai clienti di provare virtualmente i vestiti 24 ore su 24. Inoltre una app per lo shopping on-demand permette loro di richiedere, anche di notte, un appuntamento entro tre ore dall’invio del messaggio.

A Hong Kong, invece, la catena americana di intimo Rigby e Peller ha inserito nei camerini uno specchio che supporta la clientela femminile nella scelta del reggiseno perfetto. Mentre negli  Stati Uniti, precisamente a San Francisco, il brand giapponese di abbigliamento Uniqlo da tempo utilizza in negozio la “virtual dressing room”. Si tratta di uno specchio touch screen che, grazie alla realtà aumentata, di volta in volta permette d’indossare virtualmente un capo nelle sue varianti di colore, senza perdere tempo a provarlo realmente.

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Aldo Agostinelli