Quando debutta un gioco interattivo e multimediale come Pokémon Go, è naturale che, a una fase di grande entusiasmo dettato dalla novità, segua una fase di assestamento e, se vogliamo, anche di decrescita.
Ma il calo di giocatori e di entrate economiche che sta interessando il titolo in realtà aumentata di Niantic, vale la pena un’analisi. Emergono, infatti, alcuni errori nella strategia di marketing, che stanno producendo una rapida – troppo rapida considerato il boom iniziale – diminuzione dei download del gioco per smartphone e, di conseguenza, delle entrate economiche. E qualcuno lo ha già etichettato come una “moda passeggera”, mentre altri, uno tra tutti il magazine di news tecnologiche Techradar, lo ha soprannominato Pokémon Gone, ossia “Pokémon Andato” (Pokemon Gone: how Pokemon Go can bring back lapsed trainers)
Dal momento del lancio lo scorso luglio, annunciato tramite un post sul sito ufficiale , da subito Pokémon Go aveva acceso gli entusiasmi dei giocatori di mezzo mondo che, in massa, erano corsi a scaricarlo. Per dare un’idea: in una settimana erano 21 milioni le persone che, solo negli Stati Uniti, avevano effettuato il download. Di conseguenza il titolo in borsa di Niantic era schizzato, aumentando del 120%.
Dopo l’impennata di popolarità, però, come evidenziato anche da Bloomberg, (These charts show that Pokémon Go is already in decline) già a fine agosto Pokémon Go aveva perso circa un terzo dei suoi utenti giornalieri. E a settembre, i ricavi sono passati dai 16 milioni di dollari al giorno a 2 milioni di dollari, mentre i download sono scesi da 27 milioni al giorno a 700mila.
È da sottolineare che il gioco, nei primi due mesi, ha comunque raccolto la stratosferica cifra di 530 milioni di dollari. Una montagna di soldi che soddisferebbe qualunque company del settore.
Ma i motivi del picco al ribasso sono rivelatori di alcuni passi falsi – e se vogliamo grossolani – che Niantic poteva facilmente evitare. E che rappresentano una lezione valida per tutti coloro che a una strategia dell’ “arraffa e fuggi”, preferiscono un piano a lungo termine.
Il primo e più evidente è la fallace pianificazione del rilascio del gioco, presentato quando non ancora messo a punto tecnicamente in tutti i suoi aspetti. Pokémon Go è approdato negli app market quando mancava o era carente in alcune funzionalità importanti. Per esempio l’impossibilità dei giocatori di comunicare e interagire tra loro in tempo reale o la grossolanità del radar, talvolta anche mal funzionante (Nearby’ Tracking Is Still Broken In ‘Pokémon GO,’ And Might Be For A While).
Il gioco è stato arricchito nel tempo di nuove funzionalità, come per esempio la possibilità per il giocatore di essere accompagnato da un Pokémon buddy a scelta, ossia da un Pokémon amico, durante le sue perlustrazioni, al fine di raccogliere le caramelle utili al suo potenziamento. Ma i nuovi elementi introdotti sono arrivati con molto ritardo, senza investire aspetti fondamentali del gioco.
Va tutto bene se si tratta di capitalizzare rapidamente, non va altrettanto bene se si punta a una strategia economica a lungo termine, che necessita di mantenere alta l’attenzione nei giocatori.
Il secondo, più grave, riguarda l’incapacità d’intercettare e comprendere le necessità dei giocatori. Esemplare in tal senso è il recente blocco delle app sviluppate da terze parti, che consentivano ai giocatori di localizzare con precisione la presenza a tempo dei Pokémon su una mappa. Come detto il radar di Pokémon Go è grossolano e non è in grado neppure di indicare la direzione verso la quale dirigersi per catturare un mostro. I giocatori vagano senza meta e, per scovarli, devono affidarsi solo alla fortuna. Insomma queste app nulla toglievano al gioco ma, anzi, fornendo ai giocatori indicazioni più precise, li incentivavano a praticarlo di più, a tutto profitto di Niantic. La company, invece, ha tagliato l’accesso ai dati e intimato agli sviluppatori di desistere (Third-party Pokémon Go tracking services get shut down).
La lezione è chiara: una società non dovrebbe rimuovere funzionalità senza prima considerare quanto esse siano essenziale per l’esperienza dell’utente e senza offrire al contempo un’adeguata sostituzione.
Il terzo errore macroscopico riguarda la comunicazione. Come evidenziato dal giornale americano Cnet (Silence is killing Pokemon Go), il declino di Pokémon Go è caratterizzato da una costante mancanza di comunicazione tra la company e i giocatori
Gli sviluppatori non li avvisano se ci sono interruzioni ai server, in caso di aggiornamenti o se il gioco è in blocco e per quanto tempo. Alcuni, di conseguenza, hanno chiesto il rimborso dei soldi spesi per l’acquisto dei vari gadget utili al gioco.
A questo punto, solo un deciso e tempestivo cambio di rotta potrebbe salvare Pokémon Go dalla disaffezione in costante aumento dei suoi giocatori. Un’inversione di tendenza che deve prendere come suo principale punto di partenza la comunicazione: ascoltare le esigenze dei giocatori, dialogare con loro attraverso i social, magari promuovendo raduni ed eventi per la caccia ai Pokémon considerati più rari, e rispondere alle critiche e alle osservazioni postate tra i commenti negli app store, potrebbe riportare in auge un gioco dalle potenzialità quasi illimitate
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