Seo e Sem sono importanti ma l’ottimizzazione del search, il motore di ricerca interna al sito, è sempre più uno step imprescindibile del digital marketing di e-commerce e media. Il motivo? Il 43% delle persone che visitano un sito utilizza la ricerca. Numeri, dati, esempi di successo.
Quanto conta l’efficienza del search, il motore di ricerca interno, all’interno di un canale o di un sito web? Molto, anzi, moltissimo.
Non si tratta infatti solo di rispondere prontamente alle richieste degli utenti, offrendo loro i contenuti o i prodotti cercati. Si tratta anche di incentivare la propria strategia di digital marketing, fidelizzando il cliente per non perderlo. Un cliente (o un lettore/ spettatore) che abbandona, equivale a soldi perduti.
Spesso tendiamo a investire molto in seo e sem. Ma se un utente approda sul nostro spazio digitale e non trova alla rapidità di millisecondi cosa cerca, semplicemente se ne va. E, se vogliamo guardarla da una prospettiva prettamente economica, con lui se ne va anche una piccola quota del nostro investimento.
Il search conta: i numeri che lo dimostrano
Secondo una ricerca Forrester il 43% delle persone che visitano un sito prova ad utilizzare il motore di ricerca interna. I marketer che utilizzano un buon search, ottengono tassi di conversione tre volte superiori, rispetto a quelle realtà che non ne fanno uso. Nel caso di Amazon il tasso di conversione è sei (Amazon’s $10B Growth Hack That Nobody Knows About)
Sempre Forrester indica che il 79% degli utenti che non sono soddisfatti della propria customer experience hanno una bassissima propensione a ritornare a servirsi nello stesso ecommerce (Must-Have eCommerce Features)
Per Akamai il 79% degli utenti non tornerà e il 44% diventerà un detrattore del sito stesso.
In aggiunta, secondo McKinsey, gli utenti abbandonano i siti poco performanti dopo un massimo di tre secondi.
E ancora: Google ha calcolato che un ritardo di solo mezzo secondo nelle risposte alle query proposte dagli utenti, equivale a un calo del traffico del 20%.
Per Amazon un ritardo di 0,1 secondi comporta l’1% di perdita delle entrate.
In tal senso realtà digitali come Amazon, Netflix, Apple e Google, rappresentano il modello di digital marketing da imitare. Nel search confidano e scommettono molto. L’utente entra nel canale, esegue una ricerca e trova in un batter di ciglia tutte le proposte disponibili che sono in linea con le sue esigenze. Efficienza, soddisfazione, fidelizzazione.
LEGGI ANCHE: Digital Marketing, tutto quello che c’è da sapere
A chi giova il search
I numeri parlano. Che si sia un e-commerce, un publisher o un’organizzazione, migliore è il tempo di risposta alle ricerche degli utenti e migliore è la soddisfazione dello stesso. Un utente contento è un utente che torna, che si abbona, che acquista, che frequenta.
Nel caso dei media, dove l’obiettivo è aumentare il numero degli utenti paganti, fornire rapidamente contenuti ad hoc, corrisponde a intrattenere maggior tempo l’utente nel canale. Quindi a migliorare anche le performance degli inserzionisti. Con tutti i vantaggi che ne conseguono, sia in termini di fidelizzazione che di entrate.
Quanto all’e-commerce, è evidente che riuscire a proporre facilmente prodotti in linea con le richieste, significa incentivare le vendite.
Quattro casi di successo: Twitch, France.tv, iFlix, Coursera
Oltre Amazon o Google, esistono realtà digitali che, nettamente, beneficiano dell’ottimizzazione del search&discovery ai fini della user experience e dell’aumento delle entrate.
Uno di questi è Twitch. La piattaforma di live streaming, specializzata in eSport, ha puntato molto sulla velocità del fornire i contenuti giusti a seconda delle richieste dell’utente. Non è un caso che, dal 2014, appartenga ad Amazon (Amazon acquires Twitch: World’s largest e-tailer buys largest gameplay-livestreaming site). Per Twitch contano anche i millisecondi. Le risposte alle ricerche vengono generate in soli 50, grazie a un sistema che consente di cercare anche premendo un tasto
France.tv ha puntato alla congruenza dei risultati di ricerca. Per un utente è particolarmente frustrante inserire una query ed ottenere una miriade di risposte non confacenti, doversi dipanare tra titoli che non gli interessano. Perciò il media ha deciso di intensificare la precisione dei contenuti proposti, tramite collegamenti diretti ai video.
iflix è una piattaforma di entertainment per i mercati emergenti, che propone programmi TV, film, sport in diretta, news e cortometraggi locali in oltre 22 Paesi. Molti dei quali non dispongono di collegamenti internet di qualità. Accade così che gli utenti spesso siano costretti a scaricare un contenuto quando hanno accesso al wi-fi, per poterlo vedere in seguito offline. In questo caso l’ottimizzazione del search, decisamente importante per i problemi appena esposti, è stata fondamentale per riuscire ad aumentare le conversioni fino al 20% (“How 3 media players use search to increase content consumption”).
Infine Coursera. Attraverso l’accelerazione dei tempi di risposta delle query, in pochi mesi la piattaforma di corsi universitari on line è riuscita ad aumentare il numero degli studenti iscritti del 30%.
Se il modello corrente ormai è quello di Amazon o Google, non tenerne conto è tagliarsi fuori dal mercato da soli.
Cosa pensate del search dei nostrisiti di e-commerce e media? Vi soddisfa? Twittate i vostri commenti a @AgostinelliAldo
Se vi è piaciuto questo articolo, leggete anche: “Chi ha paura di Amazon: il titano e-com punta al paid search”