Il minimum viable product è uno strumento che permette di testare la validità e il gradimento di un prodotto o servizio prima del suo lancio sul mercato, riducendo così i rischi sull’investimento
Tra un’idea brillante e un prodotto di successo ci sono molti passi da compiere. Per questo è necessario, prima di mettersi all’opera e lanciare sul mercato un nuovo prodotto o servizio, cercare di rendersi conto del suo impatto nel mondo reale. Il minimum viable product serve proprio a questo. A metà strada tra il prototipo e uno strumento di marketing, consente di misurare la reazione del potenziale cliente e di raccogliere importanti feedback utili a definire in modo più preciso il prodotto finito. Vediamo in cosa consiste esattamente e come utilizzarlo.
L’origine del termine minimum viable product
Il termine minimum viable product significa letteralmente prodotto minimo funzionante. Si tratta di una versione “ai minimi termini” di un prodotto, che gli early adopter avranno modo di testare e valutare, offrendo un importante riscontro. L’espressione è stata coniata da Frank Robinson e sviluppata in seguito da Steve Blank ed Eric Ries (inventore del metodo lean startup). Più che una tipologia di prodotto, essa indica una strategia, che consente, ad un basso costo, di ridurre i rischi sull’investimento, massimizzando la raccolta di informazioni da parte dei potenziali clienti.
In cosa consiste il minimum viable product
Il minimum viable product non è esattamente un prototipo, anche se vi somiglia, in termini di principio. Il prototipo, infatti, è una riproduzione materiale del prodotto, mentre l’mvp può essere anche un semplice video dimostrativo o una pagina web a carattere promozionale. In ogni caso, deve essere qualcosa capace di fornire all’utente un’idea abbastanza chiara del prodotto o servizio e del suo funzionamento. Si tratta di uno strumento rapido ed economico, che non deve richiedere importanti investimenti in denaro né di tempo. Altrimenti, perde la sua funzionalità. In linea di massima, la sua creazione dovrebbe richiedere meno di un mese e non più di qualche migliaio di euro, anche se ovviamente dipende dalla complessità del prodotto che si vuole testare.
Differenza tra mvp e minimum marketable product
Questi due termini vengono frequentemente confusi. Mentre il prodotto minimo sostenibile, come abbiamo visto, è uno strumento che consente di testare un’idea, l’mmp si utilizza in presenza di un prodotto già esistente e funzionante, ma dotato solo di quelle funzionalità che rispecchiano le esigenze della clientela creando la giusta esperienza utente. Mentre l’mvp consente di acquisire informazioni sulla percezione del mercato rispetto ad un prodotto o servizio, l’mmp permette di introdurre più rapidamente il prodotto sul mercato.
Esempi di MVP: core feature e video demo
Concretamente, in cosa consiste un minimum viable product? Dipende. Sono diverse le tipologie di strumenti che si possono utilizzare. Uno di questi è il core feature, una sorta di versione limitata del prodotto da testare, che ne implementa una sola funzionalità, quella principale (core). In questo modo sarà possibile comprendere se il cuore dell’idea ha senso e può essere apprezzata dagli utenti. Per poi ampliarla, in seguito, con altri elementi.
Un’altra tipologia diffusa di minimum viable product è il video demo. Si tratta di uno strumento estremamente semplice ed accessibile, oltre che economico, che precede di fatto la realizzazione del prodotto stesso. Il quale viene presentato nelle sue funzionalità attraverso una ricostruzione realistica ma virtuale, appunto tramite video. Anche se l’oggetto vero e proprio non esiste, gli utenti possono comunque fornire un feedback sull’idea e sul suo funzionamento.