Dopo le metriche video, rivelati nuovi errori di conteggio: Facebook ha reso noto che i dati riferiti agli Instant Articles sono sbagliati. Read in English.
In un post ufficiale pubblicato nella sua newsroom, si legge: <<We’ve uncovered an issue for a small group of Instant Articles publishers that impacts reporting in comScore […] This caused an underreporting of iPhone traffic from Facebook in comScore products between Sep 20 to Nov 30, 2016. iPad and Android traffic were not affected>>. In sostanza il social network dichiara che il problema riguarda in particolare l’audience proveniente dalla lettura dei contenuti via iPhone, il cui afflusso non viene riportato correttamente. A tutto discapito di editori e marketer.
Gli Instant Article sono messaggi multimediali che gli editori pubblicano per consentire ai lettori di leggere più rapidamente i propri contenuti, senza dover lasciare Facebook per caricarli sul sito esterno di origine. Come contropartita gli editori guadagnano sulle pubblicità che inseriscono negli Instant Articles. E da ciò ben si comprende il perché sia di fondamentale importanza avere una verifica esatta degli accessi ai contenuti e, dunque, del traffico generato.
Da sempre il colosso di Menlo Park sostiene che gli errori delle metriche non inficiano le fatturazioni. Il problema, però, è che le metriche sono necessarie agli inserzionisti per comprendere le azioni e il comportamento degli utenti sulla piattaforma e vagliare come, dove e quanto investire. Quindi non sono affatto un dato trascurabile, anzi.
Stavolta a farne le spese, con numeri riportati inferiori al reale, sono stati molti editori. Tra quelli che hanno dichiarato le maggiori discrepanze rientrano il Washington Post , BuzzFeed, Mic, Entrepreneur, Foreign Policy, Inverse, PopSugar e Variety (“Now Facebook Says It Gave Some Publishers Bad Traffic Numbers on Instant Articles”).
Se finora Facebook ha fatto tutto in casa, ora è davvero arrivato il momento di aprirsi a terze parti, per cercare di ottenere valutazioni più indipendenti. A tale proposito, oltre che con comScore, il social sta collaborando anche con Integral Ad Science e Moat.
Del resto la richiesta di una maggiore trasparenza giorni fa è arrivata anche dal Media Rating Council, l’organo di vigilanza istituito nel 1960 dal Congresso degli Stati Uniti, proprio per controllare che le misurazioni dell’audience dei media siano valide ed eseguite secondo certi criteri.
Insomma la presenza di figure esterne che garantiscano che i numeri generati da una piattaforma, che vanta 1,6 miliardi di utenti, non vengano sparati a caso ma siano attendibili, è un argomento quanto mai attuale. E anche in Italia ci si sta muovendo in tal senso.
Recentemente Audiweb ha stretto accordi con diversi editori, tra cui Century Fox, Caltagirone Editore, Conde Nast Digital, Gruppo De Agostini, Gruppo Espresso, Il Sole 24 ore, Mediaset, Mondadori e RCS MediaGroup. Insieme a Nielsen, Audiweb sta monitorando i dati di consumo dei contenuti editoriali fruiti all’interno dell’applicazione mobile di Facebook, mediante browsing e/o Instant Articles, in modo da fornire dati certi, utili ai media e ai loro inserzionisti.
Qual è la vostra opinione sulle metriche divulgate dai social network? Li giudicate attendibili? Mi piacerebbe avere i vostri commenti. Tweettate a @agostinellialdo.
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