Aldo Agostinelli

In Italia abbiamo oltre cinque milioni di imprese. Di queste circa 4.500 sono le cosiddette grandi imprese, 250mila le PMI, 1,5 milioni le microimprese e 3,2 milioni le imprese individuali. Mentre è facile leggere rapporti e osservatori sullo stato dell’eCommerce B2C (Business to Consumer) che, in questo momento, sta palesemente segnando un segno positivo (in proposito leggi “eCommerce: guerra tra global player, ora puntano a nuovi mercati), un’analisi condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano è intervenuta ora a fare il punto della situazione sul meno conosciuto eCommerce B2B (Business to Business). Si tratta degli scambi commerciali digitali tra le imprese o, più specificamente, dell’eCommerce tra imprese. Read it in English.

Di fatto, l’insieme delle imprese italiane, grandi o minuscole che siano, rappresenta una sorta di “filiera delle filiere”, un sistema economico a sé, all’interno del quale ogni impresa rappresenta uno (se non IL) cliente o il fornitore dell’altra. E le transazioni tra imprese costituiscono un valore ben maggiore rispetto a quello derivante dal B2C.

Secondo l’ultimo osservatorio del PoliMi, rispetto ai 3.600 miliardi di euro di fatturato totale delle imprese italiane, oltre il 75% del totale deriva dal B2B, mentre “solo” il 25%, l’equivalente di 950 miliardi di euro, è il risultato dei rapporti della relazione tra le aziende e i consumatori finali, il B2C appunto.

Riguardo al commercio elettronico tra imprese, lo scorso anno in Italia abbiamo registrato un +19% rispetto al 2015, toccando quota 310 miliardi di euro. Le imprese che hanno fatto uso dell’eCommerceB2B sono state 120mila (+16%), di cui il 50% grandi imprese e il 26% pmi.

Un risultato positivo che mostra però ancora molti punti deboli: l’eCommerceB2B rappresenta infatti appena il 14% del totale delle transazioni B2B in Italia e si concentra principalmente tra produttori e rivenditori (50%) e produttori e fornitori (30%).

In questo scenario, ad oggi in Italia sono 250 i grandi Portali di eProcurement, ossia quei siti che supportano sia i processi di selezione e qualifica dei fornitori sia le fasi di negoziazione e acquisto e che, al contempo, hanno introdotto cataloghi elettronici per l’acquisto di beni e servizi per le imprese.

Secondo la ricerca “Il futuro digitale del business tra aziende” effettuato dalla Casaleggio&Associati, che si è occupato di analizzare i modelli, le best practice e le soluzioni messe in atto dalle aziende che operano nel B2B, sia con attività di e-commerce che attraverso strategie e strumenti sviluppati grazie al digitale, per il 55% dei marketer l’uso dell’email è fondamentale per reperire lead (che potremmo tradurre con “potenziali clienti”), mentre i social media lo sono solo per il 24%. Il 36% vende sui marketplace e il 48% ha intenzione di puntare su smartphone e tablet e incrementare gli investimenti nel mobile B2B. Quanto all’online adv, il B2B opera ancora principalmente (se non esclusivamente) all’interno dei canali dei distributori.

Negli Usa le previsioni per l’anno in corso sono moderatamente ottimiste. Secondo il rapporto “The 2017 State of B2B digital Marketing” stilato da Demand Wave i marketer intendono sicuramente aumentare i loro investimenti in Seo per farsi conoscere.

Una delle mosse strategiche che andrebbe imitata anche da noi, sia per conquistare più spazi nel mercato interno che, come anche suggerito dallo studio Casaleggio, posizionarsi con offerte mirate e diversificate in quelli stranieri.

Come giudichi lo stato dell’eCommerceB2B in Italia? Tweettate  i vostri  commenti  a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli