L’Italia ha capito che la Digital Transformation è un processo inevitabile per le aziende, in particolare dopo i cambiamenti avvenuti in seguito alla pandemia da Covid-19. Ecco perché
All’alba del 2020, prima che scoppiasse la pandemia, il panorama imprenditoriale italiano si rivelava ancora molto poco digitale rispetto alla media europea. Questo a causa di un tessuto fatto di piccole e medie imprese, spesso a gestione familiare e legate al territori, poco propense all’adozione di nuovi strumenti digitali. Qualcosa, però, sta iniziando a cambiare.
La situazione in Italia
Non va tutto male. Ci sono diverse grandi aziende italiane come Trenitalia, Vodafone, Tim, Samsung o Technogym che hanno abbracciato la Digital Trasformation già da qualche anno e si muovono a pieno ritmo verso la vera innovazione digitale.
Ad esempio, Vodafone Business ha siglato un accordo triennale con Microsoft per lo sviluppo di servizi congiunti per lo smart working, di applicazioni personalizzate e soluzioni cloud per abilitare nuovi modelli di lavoro. Technogym, leader mondiale nel settore fitness e wellness, ha aperto un innovation office a San Francisco per entrare in contatto con progetti innovativi nell’ambito della salute, fitness e sport.
Le sfide da affrontare
Le principali sfide che le imprese dovranno affrontare sono:
- Big Data
- Analytics
- Security
- Cloud
- IoT
- Customer experience
Le tecnologie digitali in early adoption:
- IoT
- Intelligenza artificiale
I Cio hanno capito che la trasformazione non è un traguardo, ma un passaggio obbligato e strategico che deve essere gestito e realizzato considerando sempre il contesto aziendale di riferimento. Secondo una ricerca di Insight. le aziende italiane prenderanno in considerazione investimenti in media oltre 66 milioni di euro nel biennio 2019-2021 in progetti legati alla Digital Transformation.
L’area tecnologica su cui si indirizzeranno i maggiori investimenti nel breve periodo è in primo luogo quella relativa alla customer experience, ovvero l’esperienza globale del cliente a contatto con l’azienda, un aspetto ritenuto dalla maggior parte delle aziende fondante delle nuove strategie di business.
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Digital transformation e le PMI
Il maggior numero di aziende in Italia sono piccole e medie imprese, che a fatica si muovono verso un futuro digitalizzato. Il Covid-19 ha dimostrato alle PMI che i processi aziendali vanno aggiornati. Per questo motivo il Governo italiano ha deciso di investire 100 milioni nella trasformazione digitale e tecnologia dei processi produttivi delle micro, piccole e medie imprese.
Secondo un’indagine di Confcommercio condotta su 200 piccole e medie imprese, per oltre l’80% delle aziende il digitale è sempre più necessario, ed è ritenuto utile soprattutto per comunicare con i clienti e per vendere direttamente. Spesso, però, è visto solo come strumento per la presenza sui social e per l’e-commerce. Il 36% delle imprese dichiara di non avere un sito web, mentre utilizza principalmente i canali social per promuovere la propria attività (89%). Infine, il 76% degli imprenditori ritiene utile seguire corsi di formazione per migliorare le proprie competenze digitali e quelle dei collaboratori. Luci e ombre, dunque, in un panorama ancora in fase di partenza, per quanto riguarda la Digital Transformation(qui qualche libro sul tema).
Digital Transformation e Covid-19
L’emergenza nata dalla diffusione del nuovo Coronavirus ha costretto l’Italia ad accelerare sul piano della Digital Transformation. Nel giro di circa 3 mesi, la quasi totalità delle aziende rimaste aperte, così come i piccoli negozi di quartiere, hanno dovuto modificare radicalmente il modo di lavorare. E’ stato necessario ricorrere al telelavoro o smart working. Le riunioni si sono spostate su Zoom, Skype o Microsoft Team, dati e documenti sensibili sono stati condivisi online, prodotti e servizi sono stati acquistati su shop online e la spesa si è spostata su Internet.
Il decreto del 23 febbraio 2020 a favore dell’home working e dello smart working ha dato una spinta alla digitalizzazione della realtà italiana. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, prima dell’emergenza i lavoratori dipendenti che usufruivano dello smart working erano poco più di mezzo milione (dato già cresciuto del 20% rispetto al 2019). Con l’emergenza Covid il dato è raddoppiato.
Dall’altro lato le aziende hanno rilevato un aumento di produttività dei dipendenti, con una diminuzione dei costi fissi. Tanto che sono diverse le realtà che prenderanno in considerazione un sistema più flessibile del lavoro, anche solo in modalità parziale. Inoltre, sono in molti ad aver compreso che i servizi in Cloud sono essenziali per offrire continuità di servizio e permettono anche di ridurre il rischio aziendale, mantenendo i costi contenuti.
E-commerce e customer experience
Prima del Covid-19, Key4Biz.it registrava in un sondaggio che solo il 10% delle aziende italiane vendeva tramite shop online e solamente il 44% dei consumatori nostrani effettuava acquisti online, contro una media europea al 68%.
In poco tempo le abitudini dei consumatori sono drasticamente cambiate e si sono mosse verso nuovi canali digitali. Comprare attraverso e-commerce per alcuni mesi è stata l’unica possibilità per acquistare i prodotti desiderati, e anche se adesso molti negozi hanno riaperto, le persone hanno imparato a comprare online. Questo dà la possibilità alle aziende, grazie ai cookie di profilazione, di capire i gusti dell’utente e migliorare così la sua customer experience.
Nel secondo quadrimestre 2020 a livello nazionale si è registrato un vero e proprio boom dell’e-commerce. Lo certifica l’indagine realizzata da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, secondo cui i consumatori italiani che prediligono gli acquisti online sono diventati 29 milioni. Si stima che il settore avrà una crescita del 55% entro la fine dell’anno. Il food delivery è settore che indubbiamente ha riscontrato il maggior successo, registrando una crescita del 19% e un valore di 716 milioni di euro.
Digital Trasformation nella pubblica amministrazione
Uno step importante verso l’attuazione della PA digitale è stato compiuto, senza troppa enfasi, lo scorso 12 agosto quando AgiD (Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio) ha pubblicato il terzo piano triennale per l’informatica della pubblica amministrazione, 2020-2022. Pur ponendosi in continuità con i Piani precedenti, l’edizione 2020-2022 è caratterizzata da una maggiore attenzione al tema dell’attuazione.
I principi guida sono:
- digital & mobile first: le pubbliche amministrazioni devono realizzare servizi primariamente digitali
- digital identity only: le PA devono adottare in via esclusiva sistemi di identità digitale definiti dalla normativa assicurando l’accesso tramite SPID
- cloud first: in fase di definizione di un nuovo progetto e di sviluppo di nuovi servizi, si adotta primariamente il paradigma cloud
- servizi e dati inclusivi e accessibili a tutti
- i servizi pubblici devono essere progettati in modo da funzionare in modalità integrata e senza interruzioni in tutto il mercato unico
- i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali
- le amministrazioni sviluppano i servizi digitali prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo
- le PA devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite
- si deve privilegiare l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente