Aldo Agostinelli

I boomer sono i nati tra il 1946 e il 1964, in un periodo di forte crescita demografica ed economica. Utilizzato come categoria per indicare una specifica generazione, il termine oggi è diventato appannaggio dei giovani. Che ne fanno ampio uso sui social con intento ironico e derisorio

I boomer sono le persone nate dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo di forte ripresa, in Italia noto come il miracolo economico. Questa espressione, adottata come categoria riconosciuta anche in ambiti ufficiali, è diventata in tempi recenti di uso comune tra i giovani per rispondere a prediche e discorsi considerati superati e perfino nocivi. Tramite i social, in particolare, si è diffusa la replica ironica e sprezzante “ok boomer”. Utilizzata dai ragazzi per zittire i rimproveri di persone genericamente più anziane sui difetti più comuni delle giovani generazioni.

Cosa vuol dire boomer?

Per capire cosa significhi boomer, dobbiamo guardare agli Stati Uniti, dove il termine è stato coniato come riduzione di baby boomer. Cioè una persona nata negli anni del baby boom, nello specifico tra il 1946 e il 1964. In questi anni di forte aumento demografico (da cui baby boom) e crescita economica, nascono anche movimenti di protesta e anti sistema. Si diffondono il fenomeno beat, la liberazione sessuale, gli hippy, i primi movimenti in difesa dell’ambiente, fino alle contestazioni del 1968 e del 1977. Chi ha vissuto questi anni in giovane età tende a rivendicarne il ruolo determinante nei cambiamenti avvenuti nella società. Spesso criticando la presunta inerzia dei più giovani, appartenenti alla generazione X, ai Millennials e alla generazione Z.

La nascita e la diffusione del termine

In italiano, il termine si trova per la prima volta in una poesia degli anni 60 di Nanni Balestrini. Ma inizia a diffondersi solo tra gli anni 90 e 2000. Più avanti, viene utilizzato anche importanti enti di ricerca, come l’Istat, per circoscrivere la relativa generazione. Tuttavia, il suo utilizzo nella lingua comune avviene soltanto tra il 2019 e il 2020, quando diventa virale sui social network. Il termine è usato oggi da adolescenti e ragazzi in modo dispregiativo o derisorio nei confronti di una persona nata attorno al 1950, o comunque più vecchia. Denota atteggiamenti superati, modi di pensare non più attuali dal punto di vista tecnologico, sociale e politico. Di fatto, è ormai diventato uno stereotipo per accomunare i membri di una generazione ampia. Alla quale i giovani attribuiscono difetti strutturali, oltre a considerarla responsabile dell’attuale livello di inquinamento ambientale.

Ok boomer

La consacrazione definitiva della parola avviene con il meme nato negli Stati Uniti e diffusosi in tutto il mondo “ok boomer”.  Un’espressione che i più giovani utilizzano per rispondere alle persone adulte e anziane che li bacchettano, definendoli pigri e indolenti, privi di valori e incapaci di prendere in mano il proprio futuro. Così, con la risposta “ok boomer”, si chiude la discussione. Come dire: “d’accordo, come vuoi tu”. Come se non valesse neppure la pena replicare.

Ma la stessa espressione viene usata anche semplicemente per deridere gli errori talvolta grotteschi delle persone di una certa età sui social o in generale nell’utilizzo delle nuove tecnologie. O ancora nella goffaggine che dimostrano quando affrontano discorsi e temi che non gli appartengono e rispetto ai quali vogliono comunque esprimere un’opinione. Pur non padroneggiando il linguaggio corrente. I nativi digitali considerano i boomer anche più soggetti a credere a teorie complottiste o a non riconoscere una notizia vera da una fake news.

Il ruolo dei social

L’espressione “ok boomer” è diventata famosa grazie a un video di TikTok in cui un uomo anziano afferma che “i millennial e la generazione Z hanno la sindrome di Peter Pan, non vogliono mai crescere e pensano che gli ideali utopici che hanno nella loro giovinezza si tradurranno in qualche modo in età adulta”. Affermazione che ha generato, appunto, la risposta “ok boomer”.  A partire da qui, l’espressione ha iniziato a diffondersi anche su altre piattaforme.

Il New York Times ha scritto che “gli adolescenti lo usano per rispondere a video di YouTube imbarazzanti, tweet di Donald Trump e praticamente qualsiasi persona over 30 che dice qualcosa di condiscendente sui giovani e le questioni che contano per loro”. Dai social alla realtà, il passo è stato breve. Tanto che anche la deputata neozelandese Chlöe Swarbrick, oggi 27enne, ha usato questa espressione per zittire un collega che ha tentato di interromperla durante un suo intervento su una questione ambientale.

Aldo Agostinelli