Aldo Agostinelli

“Digital Transformation, come farla?”, si chiedo tanti innovatori. Aumentare l’efficienza del business attraverso la trasformazione digitale: se i dati sono una componente imprescindibile del processo di miglioramento aziendale, non esauriscono però tutti gli elementi necessari al suo compimento. Molti dei quali non riguardano le tecnologie in senso stretto ma l’attitudine e la propensione al cambiamento di quanti devono guidare un’azienda verso il futuro.

Uno studio condotto da Oracle in collaborazione con l’Otto Beisheim School of Management ha analizzato la questione, ponendo l’accento proprio sull’importanza della qualità dell’approccio alla digital transformation. Il discorso è molto semplice: le tecnologie sono un’automobile che può essere potente e veloce quanto vogliamo ma, se abbiamo paura di guidarla, non sappiamo farlo o in generale siamo prevenuti verso i motori, non ci porterà da nessuna parte. In breve, senza cultura, competenze e best practise, no gain!

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Dopo aver interpellato 850 direttori delle risorse umane e 5.600 tra impiegati e dipendenti di aziende sparse in 23 Paesi, la ricerca ha così individuato gli ingredienti per la ricetta di una corretta quanto efficiente trasformazione digitale. Dati per scontati l’uso dei big data, il machine learning e tutto l’ecosistema di tecnologie necessarie, si tratta di sette elementi che poco hanno a che fare con il digitale e molto con la testa degli esseri umani, manager in primis, che devono applicare i processi di transizione. Su tutti ne spicca uno, la flessibilità.

Che implica l’apertura al cambiamento rapido in favore della propria company e dei suoi clienti. Gli altri sono i processi decisionali data-driven, la cultura imprenditoriale, la visione condivisa del digitale, la capacità di pensiero critico (e autocritico!), l’orientamento all’apprendimento e i processi di comunicazione aperti e collaborativi (Adottare le giuste tecnologie è solo il primo passo di un percorso mirato ad aumentare l’efficienza).

Riguardo ai dati, dalla ricerca è emerso che solamente il 10% dei direttori HR ritiene che l’azienda per cui lavora intervenga correttamente nell’uso e nell’integrazione dei dati. Al contrario il 44% pensa che siano un aspetto trascurato o mal affrontato.

Insomma, la domanda torna: “Digital Transformation, come farla?”. Entrano poi in gioco le paure che da sempre contraddistinguono il rapporto uomo-macchina: un interpellato su quattro ha timore di perdere il proprio lavoro perché sostituito dalla tecnologia, mentre circa il 30% pensa che la propria azienda non stia facendo granché per attrarre persone talentuose e dotate di skill specifiche.

Probabilmente occorre ripeterlo: il fine è l’efficienza del business. E secondo questa ultima ricerca, il 42% delle aziende che l’hanno ottenuto, ha registrato un sostanziale incremento delle prestazioni (Digitale, ecco le sette regole d’oro per l’efficienza del business).

Essere adattabili significa essere agili per riuscire a competere sul mercato con soluzioni nuove e vincenti. Ed anche preparare i propri dipendenti, formarli all’uso delle tecnologie e alla collaborazione con queste, come pure assumere persone con know how digitali particolari, sono step necessari allo scopo.

La posta in gioco è molto alta, quando non anche vitale. E sempre più in futuro marcherà il confine tra tenere aperti i battenti o chiuderli per sempre. Il premio degli sforzi, se così lo vogliamo chiamare, pure è cospicuo. Si parla di un aumento dell’efficienza del proprio business di due terzi. Una posta che dunque vale il gioco.

Nella vostra azienda a che punto sono i processi di digital transformation? Ritenete che i dati siano utilizzati correttamente per guidarla a doveree? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli