Aldo Agostinelli

Più sicuro, fruibile e umano: il feed delle news offerto dal servizio Apple News sta riscuotendo sempre più successo. Ma a fronte della grande diffusione degli articoli che vi scorrono, le entrate per gli editori restano scarse. Sicuramente inferiori a quelle generate da Facebook, Google e le altre piattaforme. Eppure piace e in molti ci stanno puntando.

Il motivo risiede in quello che potremmo definire “effetto post sbornia”. Dopo l’“ubriacatura” del 2016, quando tutti i grandi e piccoli media puntavano a farsi largo nel feed di notizie di Facebook, cui fornivano contenuti gratuiti in cambio dell’indirizzamento dei lettori verso i loro siti web, con la conseguente conversione delle visualizzazioni di pagina in entrate pubblicitarie, il traffico, i like, le condivisioni dei pezzi, hanno iniziato a calare. Nel giro di dodici mesi, il proliferare delle fake news e gli scandali sulla vendita dei dati degli utenti hanno inquinato la reputazione del social e raffreddato gli animi, in particolare quello dei lettori.

Grazie a un ecosistema delle informazioni più protetto e controllato, nello stesso tempo però Apple News cresceva, diventando una delle principali fonti di traffico al pari di Google. In alcuni casi addirittura triplicando le visualizzazioni di pagina di alcuni giornali, doppiando così il social di Menlo Park (The Temptation of Apple News).

A piacere del walled garden di Apple News è l’approccio completamente diverso: meno algoritmi e più lavoro umano per la selezione delle notizie. A differenza di Facebook, Cupertino ha puntato su giornalisti in carne ed ossa per la gestione dei contenuti e la collaborazione con gli editori. Il risultato è una piattaforma che assomiglia a una rivista online, in cui i giudizi editoriali sul valore e l’attualità delle notizie prevalgono sul clic virale e dove talvolta anche i titoli degli articoli vengono accuratamente riscritti. E i lettori apprezzano, aumentando ogni giorno. Secondo quanto riporta Business Insider, il traffico di Vice da Apple News è raddoppiato nell’ultimo anno e ABC News ha registrato un + 400mila persone iscritte agli aggiornamenti delle sue notizie tramite l’app (Publishers are falling in love with Apple News).

Tanti lettori, pochi soldi

Accanto agli entusiasti, c’è però chi storce il naso. La qualità è indiscussa però i proventi pubblicitari non entusiasmano. E se per alcuni editori l’aumento del numero dei lettori compensa la delusione economica, come ha dichiarato a Slate Matt Karolian, direttore delle iniziative editoriali del Boston Globe, per altri “The juice ain’t worth the squeeze”, ossia il succo non vale la spremuta.

Il problema è che Apple tende a tenere i lettori all’interno della sua app piuttosto che a reindirizzarli ai siti dei giornali e lì la pubblicità è questione complessa: Apple News non supporta alcuni dei sistemi di advertising più comuni che dominano le vendite di annunci on line e non tutte le agenzie media intendono sviluppare e vendere annunci specificamente pensati per l’applicazione. Un termine di paragone lo fornisce Slate: il magazine ha calcolato che un suo articolo da 50mila visualizzazione nel sito guadagna quanto sei milioni di visualizzazioni su Apple News. Per ovviare alla situazione Cupertino da qualche tempo permette agli editori di pubblicare annunci adv tramite Google AD Manager ma è ancora presto per capire se la mossa sortirà effetti considerevoli, soprattutto per i piccoli giornali (Apple News officially lets publishers use Google’s DoubleClick to serve ads).

Un investimento per il futuro

Allora perché restare su Apple News? Principalmente perché è installato su 1,3 miliardi di dispositivi iOS ed ora anche sui computer desktop grazie al nuovo MacOS Mojave; per la qualità e la credibilità; perché i dati utenti sono protetti e perché in molti confidano nei modi indiretti di guadagnare con un numero di lettori così vasto. Così in pochi se ne vanno (vedi il Guardian), la maggior parte di chi sta dentro resta e quanti sono ancora fuori sperano di entrare e farsi largo. Come i giornali locali, che si sentono un po’ bistrattati: secondo uno studio del Tow Center, meno del 4% delle storie incluse nella newsletter proviene da pubblicazioni regionali (Study: Apple News’s human editors prefer a few major newsrooms). Un aspetto su cui Cupertino dovrà lavorare.

Cosa pensate dei servizi di news feed? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli