Aldo Agostinelli

Alcuni sostengono sia pronto al decollo ed alcuni segnali lo confermerebbero: l’audio advertising parrebbe essere il prossimo importante step del programmatic adv. Prova ne sarebbe l’acquisto di AdsWizz da parte di Pandora, al fine di vendere annunci su piattaforme come Spotify, SoundCloud e iHeartMedia.

In una recente intervista a eMarketer, Eric Picard, vice presidente del product management di Pandora, si è detto convinto che esista un enorme spazio di crescita per il settore e che tale crescita vada sostenuta, trasformando in budget standard i budget sperimentali delle agenzie destinati ai prodotti innovativi (Is Programmatic Audio Ready to Take Off?).

Secondo una ricerca condotta da Radio Joint Audience Research, sebbene gli annunci video rappresentino ancora la massa pubblicitaria, quelli audio stanno cominciando ad affermarsi e a rivaleggiare fortemente con la televisione. E se nel Regno Unito 3,7 milioni di maggiorenni ascoltano i podcast, l’equivalente del 6,5% della popolazione adulta, negli Stati Uniti la radio è ascoltata dal 93% del pubblico tra i 12 e 54 anni. Non sorprende, quindi, che il 55% dei marketer ritengano l’audio ormai pronto per la conquista del programmatic adv e che il 68,9% degli addetti ai lavori ritengano il targeting programmatico applicato all’audio una sorta di manna prossima ventura per gli inserzionisti.

E ancora una volta la parola chiave è targeting. Come per il programmatic adv “tradizionale”, infatti, la vendita, l’acquisto, il posizionamento dell’annuncio sono automatizzati e il messaggio promozionale, personalizzato e deciso dal marketer, viene inoltrato a gruppi psicografici specifici di ascoltatori, sulla base dei dati ottenuti attraverso le loro tendenze e preferenze comportamentali (What Is Programmatic Audio Advertising?).

In Italia Omnicom Media Group già lo scorso anno ha realizzato una campagna programmatic audio per la Citroën C4 Cactus, facendo viaggiare i suoi spot su Spotify. L’agenzia ha utilizzato l’inventory audio di Spotify ed è riuscita a sfruttare sia i suoi dati interni che quelli della piattaforma streaming sugli ascoltatori unici, tra cui luogo, genere e attività (Programmatic Audio, prima campagna in Italia per OMG con Spotify e Rubicon Project).

I punti a favori del programmatic audio sono vari: primo tra tutti il fatto di essere economicamente alla portata di una più vasta schiera di advertiser e anche di essere lontano dal rischio di frode e dall’invasione dei bot degli annunci display. Senza contare la possibilità di far viaggiare i contenuti pubblicitari in streaming (solo Spotify ha superato i 140 milioni di utenti), in assenza della competizione visiva di uno schermo condiviso con altri inserzionisti. Il messaggio audio che passa è uno, per il tempo che si è pagato ed è quello l’unico che ascolta l’utente in quel momento. E non si parla solo di radio, ma di computer, smartphone, tablet. Negli Stati Uniti, per esempio, il 75,8% dell’audio digitale viene riprodotto su dispositivi mobili, il 24,2% su desktop. Percentuali che fanno grandi numeri. Ed è il momento giusto per coglierli.

Familiarità, dimestichezza, modernità, prodotto mirato: quali sono secondo voi le migliori caratteristiche che definiscono il programmatic adv via audio? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli