Aldo Agostinelli

Ogni persona è un brand e il personal branding è utile per governare la propria reputazione online e non. Scopri cos’è e tutti i consigli su come sfruttarlo al meglio

Personal branding significa valorizzare se stessi e le proprie caratteristiche personali online. Nell’era digitale, per perseguire i propri obiettivi di carriera o per il proprio business non si può farne a meno. Curare la propria immagine professionale sul web e sui social network permette infatti di attirare l’attenzione dei datori di lavoro più adatti e aumenta il potere di networking(la capacità di tessere relazioni).

Come nasce il personal branding

L’ascesa di internet e dei social media hanno reso sempre più importante il personal branding: online non ci si può nascondere e dunque è fondamentale saper gestire la propria immagine. Il termine personal branding però è stato coniato prima della diffusione di massa di internet. Ne parlò per la prima volta Tom Peters nel suo articolo “The brand called you” del 1997, in cui scrisse “La buona notizia – ed è prevalentemente una buona notizia – è che tutti hanno l’opportunità di emergere. Tutti hanno la possibilità di imparare, migliorare e costruire competenze. Tutti hanno una possibilità di essere un brand degno di attenzione”. Quello scritto sottolineava la necessità di prendere consapevolezza che ognuno è un brand, indipendentemente dalla presenza online. Un marchio fatto di capacità, valori, pregi e difetti, ma soprattutto da quello che gli altri pensano di quella persona.

Cos’è il personal branding

Come non si può non comunicare, dunque, non ci si può nemmeno rifiutare di essere dei marchi. Si può solo decidere se subire la reputazione diffusa su di sé, oppure creare quella che più rispecchia ciò che si è e che si vuole diventare. Il personal branding è proprio l’insieme delle strategie messe in atto per promuovere se stessi, le proprie competenze e le proprie qualità. Si tratta di un processo attraverso cui una persona definisce i suoi punti di forza per creare consapevolmente un proprio brand personale. Una strategia di personal branding dunque gestisce la propria immagine e la comunica all’esterno, per determinare il modo in cui una persona viene percepita dagli altri.

Cosa non è il personal branding

Se le persone sono marchi sempre, anche offline, il personal branding non si riduce a una pagina LinkedIn aggiornata, un proprio profilo sui vari social network o dei blog personali. Attenzione però, perché seppure adotti alcuni strumenti del marketing, il personal branding non significa neppure vendere se stessi. Per vendere se stessi più facilmente infatti si rischia di dare un’immagine falsa di sé e di promettere un valore aggiunto che in realtà non si possiede. L’obiettivo invece è valorizzare ciò che si è e spiegare con chiarezza le proprie caratteristiche distintive affinché siano gli altri a cercarci. Per questo dal processo di personal branding deve trasparire la propria personalità nella sua interezza, con pregi e difetti, con punti di forza e di debolezza.

A cosa serve e chi dovrebbe fare personal branding

Fare personal branding non vuol dire vendersi, ma piuttosto farsi comprare, spiegando le ragioni per cui si dovrebbe essere scelti ed eventualmente preferiti agli altri. Questo vale sia per un lavoratore in cerca del lavoro giusto per lui, sia per un imprenditore che promuove il suo prodotto o servizio. Ma anche per un’azienda, che deve essere considerata come un individuo dotato di una propria personalità. “Un modo per farsi trovare e scegliere, per attrarre più opportunità legate a ciò che si sa fare meglio. Significa puntare sul proprio asset principale: se stessi” dice ancora Tom Peters. Se si riesce a far diventare la propria identità un’immagine percepibile da clienti, consumatori o datori di lavoro, si raggiunge l’obiettivo del brand positioning. Il marchio personale così:

  • Acquisisce una reputazione che agisce su ciò che sul brand viene detto e pensato collettivamente
  • Si posiziona nella mente dell’utente associato a una precisa peculiarità
  • Si differenzia dai concorrenti in virtù di questa caratteristica unica, rendendosi così riconoscibile tra tanti

Non fare personal branding significa invece essere meno diversificabile, rischiando di rimanere sconosciuto. Nell’era digitale, chi ha più possibilità è chi sa muoversi in maniera intelligente e si sa rendere visibile.

Come fare personal branding

Per fare personal branding è necessario un piano definito con azioni concrete da attuare di volta in volta. Il consiglio però è di iniziare a fare e ad esporsi, anche se non ci si sente da subito perfettamente a proprio agio. Avere la sensazione di apparire ridicoli sarà sempre comunque meglio che non fare nulla.

1. Cercare il brand su Google

La prima cosa che recruiter, clienti o consumatori fanno per informarsi sul brand è cercarlo su internet. Un obiettivo del personal branding dunque è rendersi trovabile e rendere trovabili innanzitutto informazioni congeniali all’immagine che si vuole trasmettere. Una prima ricerca su Google dunque può dare l’idea di quale siano le informazioni che circolano in rete sul conto del marchio personale e quale sia la sua reputazione online. Bisogna chiedersi quale sia l’immagine professionale o personale che emerge da ciò che si trova in rete e se la si vuole modificare o rafforzare. Esistono anche software di monitoraggio della reputazione digitale.

2. Definire una strategia di personal branding

Secondo è necessario individuare i punti di forza, quello che rende unico e differente il brand personale rispetto ai concorrenti per poi comunicarlo in maniera efficace. Definire:

  1. Cosa si sa fare
  2. Come lo si fa
  3. In cosa ci si differenzia dai competitor
  4. Quali benefici si offrono
  5. Perché gli altri dovrebbero scegliere proprio il marchio

Si può anche utilizzare un modello di analisi SWOT.

3. Target

Bisogna poi chiarire il target:

  • Quali sono le persone che si vuole intercettare, cioè qual è il mercato di riferimento
  • Cosa è davvero importante per il target scelto, quali sono le sue esigenze cui si vuole dare una risposta concreta

4. Content marketing

Oggi sia i grandi gruppi sia le PMI si comunicano sempre più attraverso le persone della propria organizzazione. Mai come adesso dunque la brand image (l’immagine di un marchio percepita al di fuori) è innanzitutto brand personality, ovvero l’insieme delle caratteristiche “umane” del marchio come carattere, stile e tono di voce. Questi elementi si costruiscono con la comunicazione, ecco perché il personal branding si crea soprattutto attraverso il content marketing. Postare con frequenza contenuti di valore sui social network, su un blog personale o su un sito web è necessario per accreditarsi come punto di riferimento per il target prescelto. Un consiglio è di fare storytelling, ovvero raccontare la propria attività, ma senza eccedere e mettersi in mostra. Bisogna innanzitutto essere utili per le persone.

5. Scegliere i canali e le forme

Dove comunicare? I social sono strumenti di personal branding fondamentali, ma la scelta di utilizzare dei video o dei Podcast, un blog o l’e-mail marketing dipende da due fattori:

  • Se il canale è funzionale all’obiettivo. Bisogna chiedersi se il target è presente su quel canale e se lo strumento è adatto ai contenuti che si vogliono trasmettere.
  • Se il canale rispecchia la propria personalità. Un buon personal branding passa dalla trasparenza, dalla naturalezza e dalla credibilità con cui si comunica: se non si sente nelle proprie corde apparire in video, ad esempio, sarebbe controproducente farlo solo perché lo fanno tutti. Trovare il proprio linguaggio è fondamentale, e si parte da lì per la scelta dei mezzi più adeguati. Ad identificare il brand non è cosa si fa o su che canale, ma come si fanno le cose.

6. Reti e relazioni

Il personal branding ha anche lo scopo di creare, a partire dalla propria unicità, una relazione duratura e bidirezionale con il proprio pubblico. Per aggregare questa community e alimentare la propria rete di contatti non basta creare contenuti. Bisogna entrare in dialogo e partecipare alle discussioni pertinenti con il proprio campo di interesse. Rendersi disponibili per i propri utenti aiuta ad aumentare la propria reputazione sul web.

Aldo Agostinelli