Aldo Agostinelli

I micro influencers avanzano: se fino a ieri per condurre una buona strategia di marketing ci si affidava solo agli influencer, quelli da centinaia di migliaia di seguaci, oggi i brand iniziano a cambiare rotta o, meglio, ad affiancare a questa tecnica ormai consolidata un orientamento più sofisticato in tandem con i micro influencer. Read in English.

I micro influencer sono persone con un pubblico di aficionados – dai contatti Facebook ai follower su Twitter e Instagram – ristretto a poche migliaia, ma che hanno dallo loro un rapporto più vicino e forte con quanti li leggono. Insomma l’audience è minore ma l’appeal esercitato è assai maggiore.

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Una ricerca condotta alcuni mesi fa da Markerly, su un campione di 800mila utenti Instagram aventi almeno 1.000 follower, ha mostrato come all’aumentare dei fan diminuisca il tasso di impegno in like e commenti (Instagram Marketing: Does Influencer Size Matter?). Analizzando circa 5 milioni di post, lo studio ha evidenziato come le foto degli utenti con meno di 1.000 follower ricevono circa l’8% di like, quelli tra i 1.000 e i 10mila follower hanno un like rate del 4%, gli influencer che ne hanno tra i 10mila e i 100mila il 2,4% e gli utenti con 10 milioni e più fan ottengono solo l’1,6% di engagement. A giudizio di Markerly gli influencer ottimali sono quelli che hanno un numero di follower compreso tra 10mila e 100mila: hanno un buon seguito ed anche una buona rilevanza.

Ma c’è chi sempre più inizia a guardare con interesse agli influencers al di sotto dei 10mila follower. Ossia ai micro influencer veri e propri.

Stance Socks, il brand che ha trasformato l’industria del calzino in qualcosa di attraente, divertente e alla moda (è il fornitore ufficiale della Nba), seleziona i suoi influencer sulla base di ciò che sono in grado di raccontare ai propri follower, generalmente in numero inferiore agli 8mila. La selezione non punta alla popolarità dell’influencer quanto a ciò che di buono può scaturire dalla combinazione del prodotto da promuovere e il punto di vista particolare e unico espresso dell’influencer stesso.

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Questo orientamento è confermato anche da una ricerca di Wharton Marketing (Marketing Research Chart: How likely are consumers to follow influencers’ recommendations?). Condotto su una base di 6.000 utenti lo studio suggerisce che i micro-influencer, come gli Youtuber emergenti per esempio, sono i personaggi migliori  per spingere i propri prodotti e raccogliere risultati di qualità basati sul passaparola.
La ricerca rivela che ben l’82% degli intervistati ritiene altamente probabile seguire una raccomandazione fatta da un micro influencer, in quanto ritenuto più credibile, più informato e in grado di spiegare meglio come funziona un dato prodotto.

“Penso che tutto dipenda dal marchio e da cosa vuole ottenere, se far passare un messaggio in profondità con un piccolo pubblico o puntare a un’alta conversione con un vasto pubblico”, spiega Karen Robinovitz, co-fondatrice di Digital Architects, un’agenzia digitale che rappresenta alcuni degli influenzatori più noti al mondo. “E i micro-influencer non sono necessariamente più convenienti solo perché il loro pubblico è più ristretto: sono consci di stare  portando qualcosa di diverso in tavola” (Digital Marketing Strategy and The Rise of The Micro-Influencer).

Voi vi lasciate guidare dai consigli degli influencer? Mi piacerebbe avere i vostri commenti. Tweettate a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli