Aldo Agostinelli

Il menabò è un modello che permette di visualizzare l’impostazione grafica di un progetto editoriale – libri, riviste, quotidiani – prima di mandarlo in stampa

Menabò è un termine che si utilizza in tipografia per indicare il modello, lo schema di un progetto grafico. È consuetudine stilare un menabò per la realizzazione di giornali, riviste, libri o cataloghi contenti testo e immagini. Il menabò funge da guida, indica cioè dove verrà collocato ogni contenuto e quanto spazio occuperà. La sua funzione si intuisce anche dall’etimologia del termine. La parola, infatti, deriva dal dialetto milanese e significa letteralmente “guida i buoi”.

A cosa serve il menabò?

Il menabò serve a visualizzare l’effetto finale che avrà un progetto grafico o editoriale una volta stampato. Altrimenti, si procederebbe alla cieca. Nell’editoria, il menabò raccoglie la sequenza definitiva delle pagine che comporranno la pubblicazione e la relativa numerazione. L’impostazione deve rispettare il numero di sedicesimi (o di quartini o di ottavi, a seconda del tipo di stampa) stabilito all’inizio. Normalmente, la copertina si considera un prodotto a sé, perciò si inizia a contare dal primo foglio (inclusi quelli bianchi). Nel giornalismo, invece, il menabò è un modello – un tempo cartaceo, oggi digitale – utilizzato all’interno delle redazioni per disegnare le pagine del giornale. Ad ogni articolo si assegna di conseguenza uno spazio specifico con un certo numero di parole o caratteri.

Come si costruisce un menabò?

Originariamente, i testi in bozza, le fotografie e le illustrazioni venivano montati su carta millimetrata o a gabbia modulare in modo da poter vedere il risultato concreto prima di andare in stampa. Una vera e propria operazione di collage, con tanto di forbici e colla. Oggi si utilizzano software di elaborazione grafica e si parla più frequentemente di layout o impaginazione. Il disegno preliminare si imposta per ogni pagina della pubblicazione, posizionando articoli, blocchi di testo, grafici e immagini, titoli, sommari, occhielli, spazi pubblicitari. Tutti gli elementi presenti.

Programmi per impaginare

Esistono molti software che si prestano alla realizzazione di un menabò. Il primo, e il più semplice, è Microsoft Word. Il programma di scrittura offre infatti anche strumenti per impaginare libri e documenti. Ad un livello di maggiore complessità si colloca Adobe InDesign. Ampiamente utilizzato dai grafici, permette di impaginare manoscritti, copertine, brochure e qualunque altro prodotto editoriale. Scribus è invece un programma di impaginazione semi-professionale ma facile da utilizzare, grazie ad un’interfaccia intuitiva. Tra i software gratuiti, si possono utilizzare LibreOffice Writer, in alternativa a Word, e Canva, se si lavora prevalentemente con le immagini.

Aldo Agostinelli