Internet of Things è quella tecnologia che consente agli oggetti di collegarsi a internet, anche a quelli che non sono nativi digitali, ma che possono comportarsi come se lo fossero.
Il termine Internet of Things (IoT), traducibile in italiano con Internet delle cose, compare la prima volta nel 1993 grazie a un intuizione di Kevin Ashton, cofondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center, consorzio di ricerca con sede al MIT, dove è stato trovato lo standard per identificazione a radiofrequenza (RFID). Il concetto è stato poi sviluppato nel 1999 dall’agenzia di ricerca Gartner.
Internet della cose non è una tecnologia ma un insieme di tecnologie che consentono, tramite tag RFID, di collegare a Internet qualsiasi tipo di dispositivo. Rispetto ai sistemi embedded di cui IoT è una sorta di evoluzione, il significato di Internet of Things accresce al massimo i concetti della comunicazione in rete per consentire la reciprocità tra oggetti.
La capacità di comunicazione permette, al giorno d’oggi, di fruire dei servizi in cloud per elaborazioni dati più ricercate o per l’inserimento in processi di business complessi. Se pensiamo a come personal computer, pad e smartphone hanno informatizzato le persone, l’Internet delle cose fa lo stesso mettendo in rete le “cose”, trasformandole – di fatto – in mini computer.
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Internet delle cose: come funziona?
Come ho già accennato, Internet of Things estende agli oggetti del mondo reale l’abilità di raccogliere, elaborare e scambiare dati in rete, consentendo di migliorare controllo e automazione. L’Internet delle cose usufruisce degli sviluppi nei campi della comunicazione e dell’elettronica senza fili per connettere quasi qualsiasi dispositivo come: elettrodomestici, telecamere, veicoli, sistemi di fabbrica, wearable, ecc.
E lo fa sfruttando tecnologie IoT proprietarie e aperte, reti Wi-Fi, Bluetooth, o altri standard di comunicazione wireless, in funzione della quantità di dati da trasferire, della distanza ma anche della potenza d’elaborazione locale richiesta.
A seconda delle applicazioni IoT possono essere adottati dispositivi IoT di prossimità, come l’Edge Computing, per la realizzazione di elaborazioni real time di dati e, perciò, per l’interazione con servizi in cloud in grado di effettuare elaborazioni d’analisi su Intelligenza Artificiale, big data e machine learning.
Specifici middleware software (un insieme di programmi informatici che fungono da intermediari tra diverse applicazioni) e framework agevolano lo sviluppo di applicazioni IoT in mezzo a diverse componenti, integrando i protocolli di comunicazione e la gestione degli eventi.
Cosa sono i dispositivi IoT
Il passaggio dalla sensoristica all’Internet of Things è caratterizzato appunto dalla connessione alla rete. Il sensore rileva i dati della oggetto, questo può comunicare il movimento, la temperatura, la qualità dell’aria e li mette in rete. È questo, in pratica, il passaggio che ci fa entrare nell’Internet of Things, che a sua volta affronta una serie di fasi che riguardano un importante lavoro di raccolta dati dei dispositivi connessi alla rete in grado di:
- Rilevare dati e in grado di comunicare i dati
- Effettuare un primissimo livello di elaborazione (selezione) dei dati a livello locale per trasferire solo i dati che corrispondono a determinati requisiti
- Rilevare dati, selezionarli, trasmettere solo quelli necessari al progetto nel quale sono coinvolti, effettuare azioni sulla base delle indicazioni ricevute ed effettuare azioni in funzione di una capacità elaborativa locale
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Possibili campi di applicazione di IoT
Ecco di seguito una lista di alcuni degli ambiti operativi interessati dallo sviluppo della IoT:
- Agricoltura
- Domotica
- Intelligent transportation system
- Industria automobilistica
- Ingegneria biomedica
- Monitoraggio
- Robotica
- Reti wireless di sensori
- Smart City
- Smart Home
- Sistemi embedded
- Wearable
- Telelettura
- Telemetria
- Telematica
- Videosorveglianza
Un mercato in crescita
L’ambito italiano dell’Internet of Things è in continua espansione a ritmi decisamente sostenuti. Se le previsioni di quest’anno, di cui parleremo fra poco, sono senza precedenti, nel 2019, secondo i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, ha raggiunto il valore di 6,2 miliardi di euro, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente.
Questo risultato è stato ottenuto perché spinto da:
- applicazioni che sfruttano la tradizionale connettività cellulare (3,2 miliardi di euro, +14%)
- dispositivi che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (3 miliardi, +36%)
- contatori intelligenti (1,7 mld)
- automobili connesse (1,2 mld)
- componente dei servizi abilitati dagli oggetti connessi (2,3 miliardi di euro, +28%)
Secondo i ricercatori, gli ambiti di maggiore crescita riguardano quelli delle:
- Smart Home, (530 milioni, +40%), trainata specialmente dal boom degli assistenti vocali
- Smart Factory ,(350 milioni, +40%), negli ultimi tre anni ha beneficiato degli incentivi previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0
- Smart City, il 42% dei comuni italiani ha avviato progetti negli ultimi tre anni di cui il 39% pienamente operativi
- Smart meter (calore e acqua), Smart Health e Smart Retail sono rimasti ancora marginali ma sono di grande prospettiva futura.
In linea con la media di mercato è invece lo sviluppo delle soluzioni di Smart Logistics (525 milioni, +26%). Queste vengono utilizzate per la gestione delle flotte aziendali o di antifurti satellitari: Stesso discorso vale per le applicazioni di Smart Asset Management in contesti diversi dalle utility (330 milioni, +22%) concentrate sul monitoraggio di macchine per ascensori, distributori automatici e il gioco d’azzardo e della Smart Agriculture (120 milioni, +20%), dedicata soprattutto al monitoraggio di terreni e mezzi agricoli.
L’Industrial IoT nel 2019
Un ambito decisamente importante per l’Internet of Things è senz’altro quello industriale. Sempre secondo i dati raccolti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, la crescita dell’Industrial IoT (I-IoT) continua, ma rimane elevato il divario fra grandi aziende e PMI in termini di conoscenza e progetti avviati.
Come evidenziato dal sondaggio condotto su un campione di 100 grandi aziende e 525 PMI italiane, emerge che il 97% delle grandi imprese conosce le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 (95% nel 2018) di cui il 54% ha attivato almeno un progetto di I-IoT nel triennio 2017-2019. Per quanto riguarda le PMI, invece, solo il 39% delle PMI conosce queste soluzioni e soltanto il 13% ha avviato delle iniziative.
Fra le grandi aziende, l’Osservatorio, ha rilevato un calo del numero di progetti complessivi (-16%), probabilmente a causa dell’elevato numero di progetti avviati nei due anni precedente e del progressivo spostamento dell’attenzione del Piano Nazionale Industria 4.0 sulle PMI. Le iniziative si concentrano soprattutto nei settori delle lavorazioni meccaniche (73%) e degli elettrodomestici (71%).
Previsioni di sviluppo esponenziale
Se la crescita tra il 2018 e il 2019 è stata importante, quella che ha stimato Gartner per il 2020 è impressionante. Secondo la società americana, infatti, quest’anno ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi a livello globale.
ABI Research, dal suo punto di vista, si spinge oltre e stima che saranno invece più di 30 miliardi. Altri istituti parlano addirittura di 100 miliardi. Il valore del mercato è stimato attualmente in 80 miliardi di dollari.
Secondo gli esperti, l’Internet delle cose dovrebbe cambiare il nostro modo di vivere in modo radicale. Gli smart objects consentiranno risparmio energetico sia a livello personale, con la domotica e la smart home, sia a livello macroscopico, con smart city e smart grid.
L’integrazione con internet prevede l’utilizzo di IP univoci. Lo spazio di indirizzamento dell‘IPv4 è di 4,3 miliardi di indirizzi e questo spiega perché gli sviluppatori di dispositivi IoT si stanno spostando verso lo standard IPv6, che consente di raggiungere qualcosa come 340 sestilioni di indirizzi.
Quale sicurezza
La sfida dell’IoT deve tenere conto della riservatezza, per quanto possibile, delle informazioni che passano tra questi oggetti attraverso il collegamento alla rete. Gartner ha pubblicato lo studio “Worldwide IoT security spending forecast 2018-2021 per segment” per portare all’attenzione sui rischi e le vulnerabilità collegate all’espansione dell’IoT.
Dalla ricerca risulta che nell’ultimo triennio circa un’azienda su 5 ha subito almeno un attacco ai propri dispositivi o ambienti Internet of Things. Il rischio non è riservato solo ai computer o ai device mobili in dotazione al personale o, ancora, ai server.
È proprio l’enorme quantità di oggetti intelligenti che raccolgono dati a essere suscettibili di furti, rendendo così i nostri edifici, la nostra mobilità e la nostra produzione in pericolo. Un hacker potrebbe essere in grado di bloccare stabilimento produttivo o violare accessi e sistemi di sicurezza di una serie di edifici.
Gartner stima anche una crescita negli investimenti in fatto di sicurezza destinati all’Internet delle Cose, con una progressione che porterà questi volumi di spesa a raggiungere e a superare i 3,1 miliardi di dollari nel 2021 partendo da un valore di 1,2 miliardi del 2017.
Per difendersi da eventuali attacchi, perciò è bene scegliere prodotti IoT affidabili, dotati di protezioni specifiche e di curarne poi le configurazioni. Importante dev’essere l’attenzione riservata all scelta delle credenziali di autenticazione, ovvero le password, più sicure.
Va assicurata l’applicazione delle patch, che si fa aggiornando sistemi operativi, driver e programmi di gestione. Altre protezioni efficaci possono essere implementate a livello della rete internet, limitando al minimo necessario la banda e altri servizi accessibili ai dispositivi IoT. In ultimo vanno rilevate e segnalate agli amministratori le anomalie associabili con possibili infezioni.