Aldo Agostinelli

Nella fotografia e nel cinema con il termine inquadratura ci si riferisce allo spazio delimitato dalla camera, che può cambiare, generando effetti diversi, in base alla distanza, al movimento, al punto di vista e ad altre variabili

L’inquadratura è lo spazio che rientra in una ripresa fotografica o cinematografica. La scelta dell’ampiezza e dell’orientamento di tale spazio genera effetti diversi. Infatti, inquadrare significa delimitare lo spazio, escludendo allo stesso tempo tutto il resto, che resterà fuori dal campo visivo di chi osserva. Nel cinema, con il termine inquadratura si intende la porzione di ripresa che resta intera anche in fase di montaggio. Fase nella quale, assemblando una inquadratura dopo l’altra, si ottengono scene e sequenze del film.

Inquadratura: campi e piani

La distanza tra la macchina da presa e ciò che viene ripreso determina la classificazione in campi e piani. Parliamo di campo quando il protagonista è l’ambiente, il contesto nel quale si svolge l’azione. Di piano, quando il focus è orientato sulla figura umana. Elenchiamo i possibili tipi di ripresa, dalla massima lontananza, in cui la figura umana non c’è o non è riconoscibile, alla massima vicinanza al soggetto:

Il punto di vista

Oltre alla distanza, ci sono molti altri elementi che determinano il tipo di inquadratura. Il primo è il punto di vista. Parliamo di inquadratura oggettiva quando la ripresa è neutrale: pensando ad un libro potremmo paragonarla ad un narratore esterno. L’inquadratura è invece soggettiva quando sembra di guardare attraverso gli occhi di uno dei personaggi. Esiste anche l’inquadratura di quinta, utilizzata nei dialoghi: oltre al soggetto, viene ripreso di spalle (in parte) anche l’altro interlocutore. Anche la messa a fuoco determina delle variazioni nell’inquadratura, che può essere, appunto, a fuoco, o volutamente sfuocata.

Inquadratura e movimento

Le inquadrature vengono definite “fisse” quando la macchina da presa è ferma e l’angolo di campo non cambia. Se la macchina da presa è ferma ma si muove la lente dell’obiettivo, e l’angolo di campo varia, avremo una “zoomata”: il campo o piano ripreso si allarga o si restringe. Quando la macchina da presa si sposta fisicamente su un percorso prestabilito (solitamente su binario) si parla di “carrellata ottica”. Se si sposta ruotando o inclinandosi si avrà una “panoramica”. Infine, il fermo immagine si ottiene invece ripetendo più volte un singolo fotogramma in fase di montaggio.  

Questi movimenti possono essere combinati o realizzati con particolari attrezzature. Ad esempio, parliamo di “camera-car” quando la macchina da presa si monta sopra un’automobile, mentre facendo salire e scendere la macchina da presa con una gru o altri mezzi si pratica il “travelling”. Tra i più famosi ricordiamo il dolly, con la macchina da presa fissata ad un braccio posto su un veicolo a ruote. Spostando la camera a mano si ottiene invece la cosiddetta inquadratura “hand-held shot”, mentre combinando una zoomata e una carrellata si avrà un “effetto Vertigo“.

Aldo Agostinelli