Aldo Agostinelli

Sorpresa: il General Data Protection Regulation dell’Unione Europea sui dati personali, entrato in vigore lo scorso 25 maggio, non sottrae dati utili ma, anzi, agevola il caricamento delle pagine on line.

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Dopo la valanga di mail che ci ha sommerso nei giorni a ridosso dell’ora x, provenienti da tutte le aziende, le agenzie, i media ecc che ci chiedevano il consenso al trattamento dei dati o ci allertavano di leggere le modifiche alla privacy (roba da mettere a dura prova anche il più paziente tra di noi!), ecco finalmente una good news: il GDPR ha obbligato i siti a fare pulizie in casa propria. Il risultato è stata l’eliminazione di montagne di script di tracciamento inutili, che rallentavano il caricamento delle pagine web, soprattutto sui dispositivi mobili, con gran giovamento per il nostro tempo e anche per i gestori delle pagine digitali che hanno visto aumentare il traffico. Un risultato win-win: privacy rispettata e navigazione migliorata. E i dati degli utenti che servono alle aziende? Salvi.

Senza addentrarmi in lunghe disquisizioni tecniche, le pulizie post pasquali dei siti hanno portato all’eliminazione di centinaia di megabyte inutili che rallentavano il caricamento delle pagine. Un esempio pratico è USA Today: il giornale statunitense ha fatto girare una versione separata del proprio sito web per gli utenti dell’Unione Europea, in linea con le regole del GDPR. Per farlo ha dovuto buttare nel cestino file di tracciamento non più consentiti. È passato così da 5,2 Mb a 500 Kb, da un tempo di caricamento di 45 secondi a 3 secondi, da 124 File JavaScript a 0 e da un totale di oltre 500 richieste a 34 (An unexpected benefit of GDPR; it makes the web much faster).

Spiega John Gruber, progettista dell’interfaccia utente e inventore del formato di pubblicazione di Markdown: <<Le implicazioni sulla privacy di tutti i JavaScript caricati per il tracciamento degli utenti sono allarmanti ma in pratica il problema più grande è che rallentano il web. Gli sviluppatori Web, in generale, sono terribili nel loro mestiere: 124 file JavaScript e oltre 500 richieste HTTP per una singola maledetta pagina web è semplicemente vergognoso. Ancora una volta dico: il web sarebbe migliore se i browser non avessero mai aggiunto il supporto per lo scripting>>.

Dello stesso avviso sono anche i gestori di Servebolt. In previsione dell’entrata in vigore del GDPR hanno optato per selezionare i servizi di tracciamento dei visitatori, mantenendo solo quelli realmente utili. Una mossa intelligente che ha portato ad un sensibile aumento della velocità del sito, a una migliore tutela della privacy per i visitatori ed anche a un migliore controllo sui dati degli stessi. Ovviamente il team non si è limitato ad eliminare solo qualche script ma a una revisione generale di certe procedure. L’esempio delle azioni messe in atto può risultare molto utile per quanti hanno deciso di procedere con le pulizie e in tal senso consiglio di leggere la spiegazione completa su How we used GDPR as the opportunity to speed up our websites.

A conti fatti sembra proprio che, anche nel caso del rapporto GDPR-siti web, la regola d’oro “less is more” si sia rivelata molto preziosa.

Dopo il 25 maggio, vi siete accorti di un miglioramento della velocità di navigazione in rete tramite smartphone o tablet? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli