Aldo Agostinelli

Il social di Mark Zuckerberg vuole incentivare la compravendita di beni. E per farlo intende adottare una strategia di digital marketing che ha fatto storcere il naso a molti: i dati bancari degli utenti a cambio di nuove funzionalità. Tutta la vicenda.

Datemi i dati bancari degli utenti, inclusi il saldo e la lista delle transazioni effettuate in contanti o carta di debito o credito, e vi forniremo nuovi servizi. È questa la richiesta che il social di Menlo Park ha rivolto agli istituiti bancari degli Stati Uniti.

Come spiega il Wall Street Journal, l’intento di Facebook è di incentivare la compravendita di beni sulla sua piattaforma. Ma, dopo lo scandalo Cambridge Analytica (in proposito leggi “Dati e utenti: chi vuole davvero rinunciare al targeting?”), il pensiero corre subito alla privacy. Tanto che, nonostante le rassicurazioni sul non uso dei dati per scopi di targeting degli annunci adv e la condivisione con terze parti, una grande banca ha preferito ritirarsi dalle trattative in corso

Gli investitori contenti, utenti preoccupati

Da parte sua Facebook vorrebbe utilizzare le informazioni aggiuntive dei clienti per sviluppare nuove funzionalità in grado di mostrare avvisi come il saldo del conto corrente. In tal modo invoglierebbe il miliardo e trecento milioni di utenti mensilmente attivi su Messenger, a trascorrervi più tempo. Un approccio che evidentemente piace agli investitori i quali, dopo un periodo di down con perdite per circa 119 miliardi di dollari, in agosto hanno premiato le azioni del social con un +4,45%, facendogli registrare il maggior guadagno in un solo giorno dalle sottrazioni del mese precedente.

Facebook vuole un chatbot

Sebbene abbiano necessità di rafforzare la loro presenza on line, però, le banche non sono convinte. Sembra infatti che Facebook, come parte dell’accordo, abbia chiesto loro anche i dati degli acquisti effettuati dagli utenti al di fuori da Messenger e in molti hanno storto il naso rinunciando. In alcuni casi hanno anche dovuto rassicurare i propri clienti dichiarando di non stare fornendo dati ad altre piattaforme.
In questo clima di diffidenza, il social si è difeso affermando di volere semplicemente collaborare con le banche tradizionali per offrire un servizio clienti attraverso un chatbot, come già accade con American Express, Mastercard e PayPal (Facebook wants financial data from America’s largest banks).

Tutta hanno fiducia di Amazon

Ma Facebook non è l’unico big della rete che adotta strategie di digital marketing che puntano alle banche: anche Google e Amazon stanno guardando agli istituti di credito per aggiungere i servizi bancari ai loro assistenti vocali. La differenza è che mentre molti utenti non si fidavano di Facebook già prima dello scandalo Cambridge Analytica, secondo un sondaggio condotto da The Verge ripongono in Amazon la stessa fiducia che nutrono verso la propria banca.

Si può ipotizzare che forse col tempo Facebook la spunterà. Ma se già negli Stati Uniti l’accoglienza è stata così controversa, immaginiamoci cosa accadrà nell’Europa del GDPR.

Vi fidate di come Facebook tratta e tutela i vostri dati? Sareste d’accordo di affidargli quelli bancari? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo

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Aldo Agostinelli