Aldo Agostinelli

Il barter è l’applicazione del tradizionale concetto del baratto al marketing e alla pubblicità. Una pratica che consente alla aziende di farsi conoscere e di promuovere i propri prodotti anche in assenza di liquidità. Ecco come funziona

Il barter è l’applicazione del concetto del baratto al mondo della pubblicità. Questa pratica permette di realizzare campagne pubblicitarie a costi molto contenuti o gratis. L’azienda, infatti, offre i propri beni o servizi per pagarli in parte o interamente. Questo “scambio di beni” può essere molto vantaggioso per entrambe le parti coinvolte. Prima di tutto perché consente alle imprese di risparmiare denaro. E poi perché permette alle aziende di liberare i magazzini dalla merce invenduta. Allo stesso tempo, le emittenti televisive ottengono nuovi programmi già finanziati. Vediamo come funziona nel dettaglio questa pratica.

Che cos’è il barter

Barter significa letteralmente baratto, ovvero lo scambio di beni o servizi senza l’uso del denaro. Nell’ambito del marketing, si tratta di un cambio merce pubblicitario. Una pratica ampiamente utilizzata per fare promozione risparmiando sulle spese pubblicitarie. Uno dei canali nei quali il barter viene applicato più di frequente è quello della televisione. Qui, infatti, le aziende possono finanziare campagne pubblicitarie usando le proprie merci anziché le proprie risorse economiche. Al contempo, le emittenti televisive ottengono programmi e produzioni ad una spesa minima.

L’origine

La pratica del barter è stata utilizzata per la prima volta da Procter&Gamble negli anni Settanta. La multinazionale americana  realizzava allora soap opera fornendole a piccole reti indipendenti a prezzi bassissimi o gratuitamente. In questo modo l’azienda otteneva visibilità e le reti televisive avevano a disposizione dei programmi di qualità praticamente gratis. È importante ricordare che i programmi o le produzioni televisive realizzate dalle aziende sono, a tutti gli effetti, normali trasmissioni tv. E di conseguenza risultano più efficaci rispetto ad uno spot. Il telespettatore normalmente coglie la presenza dell’azienda all’interno di questi contenuti, tuttavia essi risultano comunque più convincenti e coinvolgenti.

Cosa sono le barter company

Oggi normalmente l’attività di bartering è coordinata dalle cosiddette barter company. L’azienda che desidera farsi promozione fornisce i propri prodotti alla barter company, la quale offre in cambio piani media. In sostanza, la barter company effettua una mediazione tra l’azienda e gli editori. Lo fa comprando gli spazi pubblicitari direttamente dagli editori oppure, più spesso, dalle concessionarie. Per poi rivenderli alle aziende in cambio di merci o servizi. In un secondo momento, la barter company si occupa di riposizionare la merce sul mercato.

Le barter company lavorano in modo professionale, come delle vere e proprie agenzie pubblicitarie, anche se con modalità particolari. Esse si occupano quindi di strategia, posizionamento, brand awareness. Possono realizzare campagne digital sfruttando tutti i canali, dal sito web ai social media. L’obiettivo è generare una comunicazione omnichannel dando visibilità anche alle aziende che non dispongono di liquidità. Indipendentemente dal settore nel quale esse operano: chiunque può sfruttare questo metodo.

La regolamentazione del bartering

Ma tutto ciò è legale? Sì, ma deve essere gestito su circuiti alternativi in modo da non alterare il normale funzionamento del mercato. Ad esempio, la vendita può essere rivolta ai dipendenti di imprese convenzionate. Per la stessa ragione sono nati gli Adv Store, dei negozi riservati solo a chi opera nel barter trading. In Italia, la pratica del bartering è regolamentata dall’articolo 1552 del Codice Civile. Il quale afferma che “la permuta (baratto) è il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all’altro”. Relativamente agli aspetti fiscali occorre fare riferimenti invece al DPR 633/72 e al TUIR.

Aldo Agostinelli