Aldo Agostinelli

L’acceleratore di startup più famoso del mondo ha scelto due innovativi progetti italiani. Non è frequente che accada: ecco chi sono i nuovi imprenditori digitali scelti da YComb e perché le loro idee sono vincenti

Nell’ultimo batch di YCombinator, il programma di incubazione americano che fornisce finanziamenti a startup selezionate, sono entrate due realtà italiane: Strive.school e Akiflow. Non è una notizia da poco. Primo perché Ycombinator ha lanciato aziende del calibro di Dropbox, Airbnb, Reddit e Stripe, creando in sostanza un unicorno (cioè una startup del valore di oltre 1 miliardo di dollari) ogni sei mesi. Secondo perché da quando Ycomb è partita, nel 2005, sono state meno di 5 le startup fondate da italiani (Due startup su cui voglio scommettere).

Il migliore acceleratore di startup: YCombinator

Per quanti non lo conoscessero, YCombinator è un acceleratore di startup americano, considerato uno dei migliori negli Stati Uniti. Con sede a Palo Alto, nella Silicon Valley, è gestito da un team di oltre 40 persone con un gran da fare: solo via internet, la squadra riceve circa 13mila presentazioni di startup all’anno. Con un processo molto severo, tra queste ne seleziona circa 200/240, su cui investe un importo fisso di 120mila dollari per ciascuna.

Le startup sulle quali YCombinator punta, vengono invitate a presentarsi al Winter o al Summer Demo days di fronte a circa 600 investitori potenziali. In caso di interesse l’investitore entra in contatto direttamente con la startup: a questo punto YCombinator esce dal processo. Il taglio minimo degli investimenti è di 25/50mila dollari (Tutto ciò che ho imparato in Y Combinator, e alcune radicali differenze con il venture in Italia).

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Strive School, credere nelle digital skills

Entriamo ora nel merito delle realtà italiane scelte da YComb. La prima si chiama Strive School, ed è stata fondata da Tobia De Angelis, che definisce la sua startup “una scuola online di skills digital”. L’idea nasce da uno sguardo attento al panorama scolastico statunitense ed europeo. Negli Stati Uniti il college è molto costoso: per alcune persone comporta elevati debiti, per altre la rinuncia. In Europa l’educazione universitaria è decisamente più accessibile, anche se gli studenti devono farsi carico delle spese vive (affitto, libri di testo e così via).

Tuttavia, sottolinea De Angelis, accessibilità non fa rima con efficacia: le università europee risultano piuttosto carenti dal punto di vista della formazione STEM, acronimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics, e che si può tradurre, semplificando, in tutte quelle discipline tecniche che ruotano attorno al digital. Quelle, insomma, che saranno sempre più richieste dal mondo del lavoro.

Strive School fornisce queste competenze attraverso corsi online della durata di sei mesi. A quale costo? Nessuno, finché si trova un’occupazione adeguata. Questa è la scommessa vincente. “Condividiamo con gli studenti il rischio, convinti che una volta terminato il percorso siano in grado di trovare facilmente lavoro e dunque di pagare la formazione che hanno avuto”, conclude De Angelis (Strive School wants to increase the number of job-ready software engineers in Europe).

Akiflow, il lavoro online diventa efficiente e veloce

Akiflow, fondata da Nunzio Martinello, è un “assistente per le app aziendali”, cioè uno strumento per creare comandi di scelta rapida su tool come e-mail, Google Drive, Slack o Asana, disponibile per Windows e Mac. Viene fornito con diverse utilità per aiutare l’utente a risparmiare tempo e aumentare concentrazione e produttività. In pratica, è uno strumento che velocizza la navigazione nello spazio di lavoro. Permette di interagire con diverse app, cercare file, contattare colleghi e prendere appunti senza aprire mille schede diverse.

Due progetti molto diversi tra loro, il primo dal respiro più ampio, che si pone l’alto obiettivo di migliorare la qualità della formazione in Europa; il secondo più operativo, per semplificare la vita quotidiana delle tantissime persone che gestiscono la propria attività prevalentemente online. In entrambi i casi, due idee che testimoniano il fermento delle menti italiane, anche in un contesto competitivo come quello della Silicon Valley.

Secondo il vostro parere, cosa distingue dalle altre le startup che riescono ad entrare nell’orbita di acceleratori come YCombinator? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo

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Giulia Foschi