Aldo Agostinelli

È risaputo: il vero business di Facebook non è certo la socializzazione ma l’advertising. E la prima è funzionale allo sviluppo del secondo. In quest’ottica vanno letti i cambiamenti alle piattaforme, recentemente annunciati da Mr.Zuckerberg durante l’ultimo F8, la conferenza annuale degli sviluppatori: collegamento dei prodotti, ossia interoperabilità tra Facebook, Instagram e WhatApp, nuovo design e maggiore divisione tra la “piazza pubblica” e gli spazi privati di condivisione, spingendo in particolar modo su quest’ultimo aspetto del relazionarsi degli utenti. Via libera, dunque, all’evidenziazione dei gruppi e alla centralizzazione delle community, da viversi in versione “salotto virtuale”. Tradotto nella pratica, significa che gli utenti saranno in grado di pubblicare, leggere e interagire con i contenuti su Facebook, Instagram e WhatApp in modi nuovi e che il principio di interoperabilità verrà esteso a Messenger, Instagram Direct Messages e WhatsApp, con maggiori possibilità di interazione per i membri dei gruppi. Il tutto sotto l’ombrello protettivo della crittografia end-to-end (E2E), affinché solo il mittente e i destinatari siano in grado di vedere il contenuto dei post (La svolta di Mark Zuckerberg: “Il futuro è nel privato”).

È tutto di Mark ma molti non lo sanno

Imboccando questa strada, il patron dei social confida essenzialmente in due esiti: far calare la pressione sulla questione privacy che l’ha travolto dopo una serie di scandali, rinnovando anche la fiducia degli utilizzatori verso i suoi sistemi, e creare nuove opportunità per aumentare gli annunci commerciali, soprattutto tramite la visualizzazione dei video e le storie via app.

C’è da dire che, sul versante fiducia, sino ad oggi Facebook ha essenzialmente beneficiato di un certo grado di ignoranza (proprio nel senso di ignorare) dei suoi utenti. Molti ancora non sono consci che dire Instagram e WhatsApp significa dire Facebook, perché in mano al medesimo proprietario. E il risultato è che in questi anni, dall’affaire Cambridge Analytica in poi, gli accessi giornalieri e le conseguenti entrate pubblicitarie non sono calati. (Majority of Americans Don’t Know That Facebook Owns Instagram)

Attenzione spoiler: la risposta è sì, è possibile.

Tornando al focus di questo post, a detta di Mr. Z: <<La pubblicità sarà il modo in cui arriverà il futuro>>. E non è un caso: l’adv costituisce il 98% delle entrate di Facebook e sinora ha mantenuto margini operativi anche del 45%. Decisamente notevole. Ma sostenibile anche nei tempi a venire? Il report “Facebook doubles down on advertising” di  Enders Analysis (EA) prova a dare una risposta.

A seguito del rinnovo degli algoritmi del feed delle app, il numero di utenti mensili e giornalieri si è stabilizzato nei mercati saturi, mentre la crescita è rimasta forte negli altri mercati. Contemporaneamente, però, è aumentato l’engagement – e dunque le impression – degli utenti su InstagramNews, su Storie, sui Gruppi, su Watch e su IGTV. Per gli esperti di Enders Analysis si tratta di una conferma di come “le modifiche ai prodotti di Facebook tendono a favorire utenti e inserzionisti a spese degli sviluppatori dipiattaforme e degli editori”. Semplificando, per quanto riguarda gli inserzionisti, in tale panorama ci sono da considerare due fattori: Facebook gestisce un sistema di aste chiuseche gli consente di modificare il mercato senza che gli advertiser ne abbiano contezza; la combine con PayPal gli permette ora di spingere sia su Marketplace per quanto attiene alle transazioni, che sull’ecommerce di Instagram, aumentando gli spazi pubblicitari. In più Messenger, Instagram Direct Message e WhatsApp saranno a breve integrati con le storie e contribuiranno ad aumentare le visualizzazioni. Ecco dunque che la domanda degli inserzionisti non solo è cresciuta ovunque ma, con buona probabilità, continuerà a crescere. E con essa i ricavi in adv del caro Mark!

Cosa pensate delle nuove modifiche apportate da Zuckerberg ai suoi strumenti di comunicazione social? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli