Aldo Agostinelli

Il fenomeno del nearshoring consiste nella ricollocazione della produzione o di alcune attività aziendali in un Paese vicino a quello di origine. Ecco come funziona e perché conviene

Il nearshoring è il ricollocamento di un’azienda, o di una parte delle attività aziendali, in un Paese vicino a quello d’origine. Siamo abituati a parlare più di frequente di offshoring, la delocalizzazione delle aziende in Paesi spesso lontani, dove i costi di produzione e il costo del lavoro  e delle materie prime sono sempre stati nettamente più bassi. Tuttavia, oggi le cose stanno cambiando. I costi della vita e i salari si alzano anche nei Paesi asiatici, il prezzo del petrolio oscilla, gli scambi internazionali calano. Molte aziende europee hanno così deciso di fare “ritorno in patria” (reshoring o backshoring) o di avvicinare una parte delle attività prima locate altrove (nearshoring).

Secondo il Centro Studi Confindustria, nel corso degli ultimi 20 anni le imprese europee che hanno scelto di rilocalizzare le attività sono quasi 850, Francia e Italia in testa. Inoltre, in base ai dati emersi da un rapporto di Allianz, su circa 1.200 multinazionali con sede in Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Italia “meno del 15%” sta valutando di ricollocare la produzione nel Paese d’origine. Quasi il doppio, invece, sta valutando di ricollocare un parte della produzione in Paesi vicini. Probabilmente, nei prossimi dieci anni la maggior parte delle aziende intraprenderà una strategia di questo genere.

Cosa significa nearshoring?

Il nearshoring è il ricollocamento delle attività e servizi aziendali in un Paese limitrofo (near, vicino) a quello di origine. Può avvenire in due direzioni. Un’azienda che produce nel suo Paese di origine può scegliere di delocalizzare in un Paese vicino la produzione o una parte di essa, esternalizzando alcune attività specifiche. Oppure, dopo aver praticato una strategia di offshoring, può scegliere di far rientrare la produzione o una parte di essa non nel proprio Paese di origine, ma in un Paese vicino.

Backshoring, reshoring e nearshoring

Il backshoring, o reshoring (questi due termini sono sinonimi) è il rientro delle attività aziendali, o di una parte di essa, nel proprio Paese di origine. Una tendenza ancora marginale ma in costante crescita negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti socio-economici a livello globale. Il nearshoring somiglia al backshoring, ma si riferisce all’allocazione di un’azienda, o di una parte delle attività aziendali, in un Paese vicino a quello di origine. In entrambi i casi si lavora sulla rimodulazione della supply chain e alla costruzione di una strategia produttiva e distributiva a lungo termine. In alcuni casi si può parlare anche di friendshoring, ovvero la collaborazione con Paesi “amici”, che appartengono allo stesso ambito geopolitico.

Quali sono le cause all’origine di questi cambiamenti? Si tratta sempre di variabili economiche, in primo luogo. Tra le più frequenti e attuali citiamo le oscillazioni del costo del petrolio, la diminuzione degli scambi commerciali internazionali, le difficoltà causate dalla lentezza del trasporto via nave a fronte della crescente rapidità del mercato, l’aumento degli stipendi e del costo della vita anche in quei Paesi tipicamente considerati vantaggiosi come i Paesi dell’Asia e dell’Europa dell’Est. Fenomeni rafforzati dagli eventi più recenti come la guerra in Ucraina e la pandemia da Covid-19.

Perché optare per questa scelta

Il nearshoring può portare molti vantaggi, specialmente nel contesto storico che stiamo vivendo. Esso infatti:

  • rafforza la supply chain, limitando le conseguenze negative di possibili interruzioni e rendendo più efficiente la transizione commerciale;
  • velocizza le consegne ai clienti e permette di rispondere in modo agile e rapido ai clienti;
  • contribuisce a migliorare la responsabilità sociale d’impresa, anche in termini di reputazione;
  • permette di ottimizzare i costi della logistica;
  • limita al minimo le questioni normative, poiché avviene all’interno di aree geografiche con una politica comune (ad esempio nell’UE);
  • la vicinanza culturale assicura una comunicazione chiara e trasparente e una maggiore facilità organizzativa, ad esempio per fissare call (stesso fuso orario o simile).

I possibili rischi

Nonostante i numerosi vantaggi, per applicare una strategia di nearshoring con successo occorre prestare attenzione ad alcuni aspetti:

  • avere buone competenze di gestione del rischio;
  • conoscere le informazioni relative ai fornitori e alla supply chain;
  • dotarsi dei software più indicati a sostegno della propria attività;
  • verificare che i fornitori scelti rispettino la RSI, le norme in materia di salute e sicurezza;
  • conoscere le caratteristiche e la situazione del Paese vicino selezionato.
Aldo Agostinelli