Aldo Agostinelli

Hardware e Intelligenza Artificiale: sono questi i cavalli di battaglia con cui Google intende aggredire il mercato e dare del filo da torcere ai suoi tre più diretti concorrenti – Apple, Amazon e Facebook -, scalando rapidamente la top ten degli imperi della tecnologia attualmente più potenti. Secondo la classifica 2016 stilata da Forbes, infatti,  tutti insieme i quattro big hi-tech valgono oltre 320 miliardi di dollari. Read in English.

Così, durante l’evento Made by Google, svoltosi a San Francisco lo scorso 4 ottobre, il colosso di Mountain View ha presentato le sue “armi”: Pixel e Pixel XL, due smartphone rispettivamente da 5 e 5.5 pollici che, per la prima volta, integrano l’assistente virtuale Assistant, e Google Home, uno speaker smart pure dotato di Assistant.

La strategia è evidente: integrare hardware e software e realizzare un nuovo ecosistema di dispositivi che abbiano come punto focale l’Intelligenza Artificiale.

«Se penso al futuro del mondo digitale, mi è chiaro che stiamo evolvendo dal primato del mobile a quello dell’ Intelligenza Artificiale» (Sundar Pichai, Ceo di Google).

Al motto di <>, è quindi Assistant l’asso nella manica in grado di competere e, probabilmente, battere i digital assistant Siri (Apple) e Alexa (Amazon). L’obiettivo è una full immersion degli utenti nel mondo Google, supportandoli con un aiuto virtuale personalizzato, fruibile in ogni momento della giornata, in qualsiasi contesto e da qualunque dispositivo (dal telefono alle future auto smart). Già alla base dell’applicazione per Android Google Now, Google Assistant sfrutta le più avanzate capacità di apprendimento, tra cui la funzione di ricerca semantica Knowledge Graph che può sfruttare oltre 70 miliardi di dati.

Pixel di Google con Assistant integrato rappresenta un’evidente sfida frontale alla Apple. Per la prima volta ideato, disegnato e ingegnerizzato in casa, il telefono non solo somiglia nel design all’iPhone 7 ma cerca di superarlo anche nel prezzo (circa 870 dollari) e nelle caratteristiche tecniche (migliore fotocamera, storage illimitato di immagini e video e funzionalità per facilitare al massimo lo switch dal proprio iPhone).

Ma ce la farà BigG a superare il competitor nel terreno che gli è più congeniale? Sarebbe ingenuo, infatti, limitare la faccenda a una mera questione di componenti hi-tech e prestazioni, e non tenere conto della psicologia e delle attitudini di quanti scelgono uno smartphone di Cupertino.

Sebbene gli iPhone detengano solo una quota dell’12% del mercato globale degli smartphone a fronte dell’87% degli Android (Smartphone OS Market Share, 2016 Q2), i primi  sono in grado di generare il 90% dei profitti di tutta l’industria. Non attenti solo al lato glamour, infatti, gli utenti iOS sono quelli più aperti all’innovazione e disposti a spendere on e off line, in prodotti di qualità e novità (Acquisti online: utenti iOS vs utenti Android).

Aldo Agostinelli

Ad Assistant,  dunque, il compito di fare la differenza. Anche in casa. Diretto concorrente di Echo di Amazon, anche nel costo contenuto in 129 dollari (circa 50 dollari in meno), Google Home è uno speaker a comandi vocali, in grado di controllare la domotica IoT e rispondere alle richieste degli utenti. Per esempio permette di controllare video e film su ogni schermo collegato e di ascoltare la musica da ogni fonte. In tal modo rende fruibili tutti i servizi come YouTube Red (in USA gratis per sei mesi e poi a 10 dollari al mese), Spotify, Netflix, Pandora o TuneIn.

Per renderlo ancora più competitivo, poi, a breve Google Home permetterà anche il collegamento con i servizi di altre aziende. Si potrà così prenotare una macchina Uber o ordinare una cena con OpenTable (compiti che negli States Echo svolge già).

Quanto a Facebook, la battaglia tra il gigante della ricerca e quello dei social network viene giocata sul filo dei messaggi. Zuckerberg ha applicato l’IA a Messenger, il sistema di messaggistica utilizzato da oltre un miliardo di persone al mondo e aperto agli assistenti virtuali delle aziende, che consente di fare shopping rimanendo all’interno dello spazio chat. Google, invece, ha lanciato Allo, un’applicazione che integra Assistant e si può installare anche sull’iPhone. Mentre però Messenger, a seconda degli app store, è piazzata tra il primo e il quarto posto, Allo, ultimo arrivato in ordine di tempo, è ancora in coda ai primi cento. Una corsa, insomma, i cui esiti si potranno stabilire solo tra un po’ di tempo.

Se però è evidente come Google, al pari degli altri giganti della tecnologia, tenti sempre più di affiliare e trattenere gli utenti nel suo “walled garden”, ossia entro i confini dei propri servizi e dispositivi,  da parte delle aziende urge una riflessione. Come suggerito anche da Fast Take di Mec, nonostante durante il Made by Google non sia stato fatto alcun cenno ai prodotti pubblicitari all’interno dell’ecosistema di Assistant, è palese come Google avrà la necessità di produrre profitti attraverso gli inserzionisti.

Ad oggi è possibile costruire azioni dirette (ad esempio: “Accendi la luce”) o azioni di conversazione (come ad esempio porre una domanda) all’interno dell’Assistant .Un approccio molto simile agli skill che possono essere programmati”.

Considerato il ruolo sempre più preponderante che rivestirà il comando vocale, anche a scapito di un advertising sempre meno visibile e rilevante, pena il perdere terreno, i marchi dovrebbero quindi iniziare sin d’ora a ideare e sviluppare eccellenti customer experience basate sull’interazione vocale, che siano in grado di attrarre nuovi clienti e soddisfare quelli già acquisiti.

Cosa ne pensate dei nuovi prodotti di Google? E secondo voi come dovrebbero essere strutturati i messaggi dei vari brand via Assistant per essere efficaci?

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Aldo Agostinelli