Aldo Agostinelli

Una grande banca dati virtuale, dove verranno conservate tutte le informazioni dell’amministrazione centrale e degli enti locali: un progetto imponente e necessario, che mira a condurre l’Italia al pari degli altri Paesi europei. A che punto è il cloud nazionale

Chi mi segue su queste pagine lo sa: due anni fa ero già a favore di un cloud pubblico per le PMI nostrane e, allo stesso modo, lo sono oggi di un cloud nazionale, in grado di conservare tutti i dati della PA. Da proposta a realtà, l’iter del secondo partirà nel mese di luglio. E, se tutto andrà come deve, entro il 2022 il trasferimento sulla nuvola sarà ultimato. Si tratta indubbiamente di un grande progetto, che coinvolgerà oltre 200 apparati della pubblica amministrazione centrale, senza contare  tutti gli enti locali, le strutture sanitare territoriali e le scuole.

A garanzia della concretezza dell’operazione, ci sono i 900 milioni di euro messi a disposizione dal Recovery Plan. Un passaggio epocale che, di fatto, rappresenta l’unica via percorribile per garantire la sicurezza di quell’enorme mole di dati, parte dei quali sensibili, costantemente soggetta ad essere manomessa, sottratta o, come si dice in gergo, hackerata (Il governo prepara la gara pubblica per il cloud nazionale).

Come funziona la gara

Vittorio Colao, ministro della Transizione digitale, ha definito il cloud nazionale come un “banco di prova per la collaborazione PA-aziende”. La sua realizzazione passerà dunque, con ogni probabilità, da una partnership pubblico-privato. Attualmente tutte le aziende italiane leader del settore si stanno mobilitando, a partire da Tim che ha dato vita a Noovie e ha stretto un sodalizio con Google. In ballo anche Fincantieri insieme ad Amazon, Leonardo con Microsoft, Fastweb e Oracle. “Il cloud nazionale sarà uno dei pilastri del piano italiano per la transizione digitale, che vuole arrivare al 70-75 per cento della digitalizzazione entro il 2026”,  ha commentato il Ministro in occasione del Forum PA 2021. “Non vogliamo andare in Serie A, noi vogliamo andare in Champions League. La vera sfida ora è dire che questa volta abbiamo le risorse, possiamo essere tra i migliori” (Cloud nazionale, Colao: “Sarà banco di prova per collaborazione PA-aziende”).

L’importanza del cloud nazionale per la sicurezza dei dati

Il 95% dei server della Pubblica Amministrazione non è sicuro. Solo negli ultimi mesi, a conferma di ciò, numerosi Comuni italiani sono stati vittime di attacchi da parte di hacker: un grave danno per la privacy dei cittadini. Il cloud nazionale rappresenta l’unica soluzione a questo problema perché, centralizzando i sistemi e riducendo la frammentazione, sarà possibile investire su sistemi più avanzati e sicuri, riducendo allo stesso tempo i costi di gestione e manutenzione. Inoltre, le diverse e numerosissime banche dati pubbliche, oggi totalmente separate, potranno finalmente dialogare tra loro. Nell’ottica di una partnership pubblico-privato l’accesso ai dati crittografati sarà sempre in mano al pubblico, e le aziende coinvolte dovranno garantire elevati standard di sicurezza (Server colabrodo della PA, risolveremo con un grande cloud? Le sfide).

Il modello francese

Per quanto riguarda la scelta del modello per un progetto di tale portata, si aprono due opzioni principali: affidarsi alle big tech statunitensi o restare al sicuro in patria, dove tuttavia le tecnologie sono meno evolute. Colao ha ipotizzato una terza via, che metta insieme le due precedenti, cogliendone i rispettivi vantaggi, come accaduto in Francia. La sovranità nazionale sui dati dei cittadini verrebbe assicurata, con garanzia di piena riservatezza, aprendo allo stesso tempo le porte alle migliori tecnologie sia italiane che internazionali e coinvolgendo anche i grandi provider. Una scelta che potrebbe spingere verso un miglioramento le società italiane del comparto digitale (Perché la scelta del Cloud Computing sarà una via obbligata).

Se per le aziende e i privati il cloud, in Italia come all’estero, è già una realtà assodata, il pubblico ancora oggi arranca. In questo senso, la realizzazione di un cloud nazionale non è solo il modo migliore per garantire la sicurezza dei dati dei cittadini, ma anche un’occasione imperdibile per la PA di recuperare un ritardo decennale nel percorso verso la digitalizzazione. All’interno del quale, il cloud computing rappresenta un passaggio fondamentale e inevitabile, che consentirà finalmente all’Italia di marciare a pari passo con gli altri Stati europei.

Cosa ne pensate del progetto di un cloud nazionale? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo

LEGGI IL MIO NUOVO LIBRO: “Bling, il lusso del futuro parla Instagram, indossa sneaker e usa l’AI

Se ti è piaciuto questo post, leggi anche A che punto siamo con la Digital Transformation in Italia

Giulia Foschi