Aldo Agostinelli

Secondo il Chartered Institute of Logistics and Transport entro i prossimi cinque anni il 54% delle aziende di logistica del Regno Unito dovrà affrontare una pesante carenza di personale specializzato e non. Le cause sono diverse: sul fronte delle professioni qualificate si registra grande difficoltà a reclutare professionisti esperti, per esempio di ingegneri informatici con competenze specifiche nel settore, come pure project manager e dirigenti; sul fronte dei lavori che non richiedono titoli di studio particolari, invece, manca la manodopera, in particolari la più richiesta, quella dei magazzinieri, anche a causa – è il caso di dirlo –  dei bassi compensi, della noiosa ripetitività del lavoro e, fattore questo positivo, del calo della disoccupazione. Cioè a dire: se le persone hanno la possibilità di scegliere, prediligono, come è giusto che sia, percorsi lavorativi con prospettive di carriera e maggiore stabilità (UK Logistics Monitor 2019).

A detta di vari esperti la situazione è simile nel resto d’Europa e degli Stati Uniti. Così, mentre ancora si dibatte se i robot rubano o ruberanno il lavoro agli umani, emerge nel frattempo come dato, se non certo molto plausibile, che saranno i robot ad occupare quei lavori che gli umani non vogliono. Non sorprende: già oggi la cosiddetta robotica industriale è il settore dell’automazione che registra l’incremento più rilevante. Già nel 2018 il mercato ha raggiunto il valore di 16,5 miliardi di dollari e l’International Federation of Robotics ha previsto un boom di investimenti e una crescita media annua del 12% dal 2020 al 2022 (Robot industriali: mercato a 16,5 miliardi di dollari).

The Verge riporta il caso della startup di https://aldoagostinelli.com/web/intelligenza-artificiale-cosa-serve/intelligenza artificiale e robotica Covariant. I suoi robot (pochi esemplari al momento) sono al servizio presso i magazzini di diverse  aziende. Il loro vanto è quello di saper prelevare e imballare circa 10.000 articoli diversi con un’accuratezza del 99%, a prescindere da forma e dimensione dell’oggetto. Al posto di dita meccatroniche prensili hanno delle ventose. Un elemento magari meno elegante di altre soluzioni viste in precedenza ma che risolve un problema non di poco conto: quello della capacità dei robot di afferrare gli oggetti. Una questione nei cui dettagli non entrerò, ma che più di uno scienziato mi ha spiegato essere assai complessa e non scontata.

Altra questione difficile è la capacità dei robot di identificare le cose. Talmente complicata che Amazon, il cui problema di gestione dei magazzini è primario, nella speranza di trovare soluzioni robotiche efficienti, organizza una competizione annuale tra startup, la Amazon Picking Challenge.

A fare la differenza tra i robot di ieri e di oggi, però, sono intervenuti l’AI e il Machine Learning. E così, grazie all’apprendimento automatico, la company californiana può vantarsi di avere i robot più evoluti del settore. Sparate da gradasso? Forse. Ma a cui stanno credendo anche investitori privati di un certo calibro, tra cui Jeff Dean, capo dell’intelligenza artificiale di Google, Yann LeCun, capo della ricerca sull’intelligenza artificiale di Facebook e Geoffrey Hinton, uno dei maggiori scienziati dell’AI (AI-powered robot pickers will be the next big work revolution in warehouses).

Dopo essere stato sottoposto all’apprendimento forzoso, un metodo di intelligenza artificiale basato sul processo di prova ed errore (si fissa un obiettivo al robot tipo “sposta x su z” e si attende che il robot trovi autonomamente la soluzione, ripetendo poi le operazioni per migliaia di ore), uno dei figliocci artificiali di Coveriant ha preso servizio al nastro trasportatore nel magazzino dell’ecommerce tedesco di componenti industriali Obeta. Il risultato è, cito testualmente, “un robot che raccoglie oggetti dalle casse con la certezza di un pollo che becca il grano”.

L’obiettivo delle tech company è far progredire questi robot al punto da poter sostituire gli addetti umani nelle mansioni più pesanti e tediose di magazzini e depositi merci. Ma non parliamo di furto di posti di lavoro: già oggi le aziende che hanno “assunto” queste macchine, sono alla ricerca di personale per controllarle e manutenerle. Perché le macchine devono fare i lavori usuranti, mentre le persone è meglio si occupino delle macchine.

In che ambiti sperate o temete venga implementata l’automazione a mezzo robot e perché? Tweettate i vostri commenti a @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli