Aldo Agostinelli

La green economy è un modello di sviluppo economico che alla ricerca del profitto affianca l’attenzione per l’ambiente. È legato all’introduzione delle energie rinnovabili e di nuovi modelli produttivi e distributivi in grado di preservare le risorse naturali e arginare le emissioni inquinanti

La green economy è un tipo di economia che tiene conto dell’impatto ambientale delle attività industriali e, più in generale, della crescita economica. Oggi i danni ambientali causati da uno sviluppo indiscriminato sono sotto gli occhi di tutti. Occorre un cambiamento radicale per arginarli, con la creazione di nuovi modelli di sviluppo e di un sistema economico basato sullo sviluppo sostenibile. Non si tratta soltanto di ridurre l’inquinamento, anche se certamente questo può essere considerato un elemento imprescindibile, ma anche di rivedere l’intero processo produttivo e distributivo, nonché della trasformazione delle materie prime, in un’ottica di efficienza energetica. A questo processo devono contribuire aziende pubbliche e private, così come i governi e i singoli cittadini. Ciò significa introdurre una profonda trasformazione culturale, a più livelli. Vediamo dunque in che cosa consiste l’economia verde e come realizzarla.

Cos’è la green economy

La green economy è un tipo di sviluppo economico che prende in considerazione le conseguenze delle attività economiche sulla natura e sulle risorse naturali. L’attenzione si sposta dunque sul capitale naturale, oggi più prezioso che mai. Non solo perché stiamo gradualmente distruggendo l’ambiente nel quale viviamo, rendendo l’esistenza di ogni essere vivente insalubre, ma anche perché stiamo esaurendo le risorse che il Pianeta mette a disposizione. Ciò significa che in un lasso di tempo non così tanto ampio un nuovo modello produttivo, basato principalmente sull’energia rinnovabile, non sarà più un’opzione, ma l’unica modalità possibile.

Questo è il contesto nel quale nasce il concetto della green economy, un vero e proprio modello teorico di sviluppo economico creato tenendo conto tanto dell’aumento del PIL, quanto del benessere dell’ambiente. Ricordando che lo stesso Prodotto Interno Lordo risente, sul lungo periodo, dei danni che l’economia causa all’ambiente.

Su quali parametri agisce

Le attività produttive davvero verdi non solo derivano da fonti di energie rinnovabili o dal riciclo dei rifiuti, ma prevedono una riconversione complessiva in ottica di sostenibilità dei settori tradizionali:

  • la ristrutturazione nell’ottica del risparmio energetico di aziende, uffici e abitazione, con specifica attenzione a riscaldamento, infissi, dispersione del calore ecc;
  • revisione dei processi legati alle attività estrattive, dei trasporti, dei trattamenti e della trasformazione delle materie prime;
  • introduzione di innovazioni tecnologiche volte a ridurre i materiali di scarto nei processi produttivi (si pensi ad esempio agli imballaggi);
  • sviluppo di nuovi processi per ridurre le emissioni di anidride carbonica e di altri composti inquinanti.

È chiaro quindi come l’innovazione svolga un ruolo chiave nel passaggio alla green economy. Non possiamo pensare di approdare ad un nuovo modello economico senza lo sviluppo di nuove tecnologie e di metodi all’avanguardia che permettano allo sviluppo e alla sostenibilità di coesistere.

Chi ha coniato il termine green economy?

Il primo a introdurre un concetto vicino a quello con cui oggi identifichiamo la green economy fu Nicholas Georgescu-Roegen. L’economista, matematico e statistico rumeno fondò infatti la bioeconomia (o economia ecologica), introducendo negli anni Settanta il principio della decrescita. Poco dopo, l’economista statunitense Herman Daly integrò le scienze ecologiche e il concetto di sostenibilità nel pensiero economico. Diversi studiosi apportarono negli anni il proprio contributo a questo filone di pensiero, del quale oggi è Jeremy Rifkin uno degli esponenti più noti, il sociologo, economista e attivista statunitense che, nel suo noto libro “La terza rivoluzione industriale” teorizza l’avvento di una rivoluzione basata sull’economia verde e digitale.

Nel 2006 il Rapporto Stern introduce un’analisi economica che tiene conto dell’impatto ambientale e del cambiamento climatico nonché del loro ruolo negativo sul PIL mondiale. Si inizia a parlare del grave rischio legato all’esaurimento dei combustibili fossili, del conseguente prezzo del greggio e del problema energetico mondiale. L’economia verde si definisce così in contrapposizione, e come alternativa, al modello economico ‘nero’ fondato sui combustibili fossili.

Quali sono gli obiettivi della green economy?

La green economy, come abbiamo visto, agisce su diversi settori, e per essere efficace deve prevedere un approccio integrato e ad ampio raggio. Vediamo alcuni degli obiettivi concreti sui quali puntare.

  • Energia rinnovabile. L’accesso alle energie rinnovabili deve essere facilitato e diventare pratica comune. Entro un paio di anni almeno il 50% del consumo di energia elettrica dovrà provenire da fonti pulite. Attualmente l’eolica è quella maggiormente utilizzata. Occorre al contempo puntare su fonti dalle grandi potenzialità ancora non sufficientemente sviluppate, come l’idrogeno. Non a caso, il Green Deal europeo si pone come obiettivo quello di trasformare l’Europa nel primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050.
  • Economia circolare. La green economy prevede il passaggio da un modello lineare di sviluppo ad uno circolare, che annulli in fine vita dei prodotti grazie al riutilizzo, alla rigenerazione e al riciclo. L’Italia sta procedendo nella direzione giusta, poiché nel 2020 ha raggiunto un tassodi utilizzo circolare delle materie pari al 21,6%, contro la media europea del 12,8%.
  • Riduzione diffusa dei consumi energetici. I settori terziario e residenziale contribuiscono in Italia al 40% dei consumi energetici. Occorre quindi investire in tecnologie capaci di rendere abitazioni e infrastrutture più efficienti. Segue a questo tipo di intervento anche un’attività di rigenerazione urbana che vada dal recupero delle aree dismesse alla realizzazione di infrastrutture verdi, con un’attenzione particolare ai sistemi di mobilità urbana.

Vantaggi e limiti

I vantaggi della green economy sono evidenti. Essa permette di ottimizzare le risorse minimizzando l’impatto sull’ambiente, con un vantaggio anche dal punto di vista economico. Infatti, i processi più efficienti tecnologicamente richiedono minori quantità di energia. L’effetto serra e il surriscaldamento globale possono essere arginati, le risorse preservate, così come la biodiversità. Ma non solo. La green economy permette anche di creare nuovi posti di lavoro. Infatti stanno già nascendo nuove professioni e presto si creeranno nuove industrie  e nuovi mercati. Eurostat prevede che nel 2025, in Europa, gli investimenti nell’economia verde saranno pari a 190 miliardi, la produzione aumenterà di 682 miliardi e verranno creati 800mila nuovi posti di lavoro.

I limiti della green economy sono legati al fatto che ancora deve diffondersi su larga scala. Essendo ancora un’industria nascente, presenta dei costi più elevati rispetto alle tecnologie tradizionali. Inoltre, sempre per la stessa ragione, al momento offre rendimenti minori. Tuttavia, questi limiti potranno presto essere superati. È necessario proseguire su questa strada, affrontando gli ostacoli iniziali, per goderne degli ampi benefici sul lungo periodo. Questo è valido a maggior ragione per un Paese come l’Italia, così ricco di energie rinnovabili dal potenziale ancora minimamente sfruttato.

Aldo Agostinelli