La discriminazione di genere è un fenomeno più capillare e diffuso di quanto si possa immaginare, ancora oggi: nel mondo del lavoro, in famiglia, in politica, nella società
Quando parliamo di discriminazione di genere, ci riferiamo ad una disparità di trattamento, considerazione, giudizio basata unicamente sull’appartenenza ad un genere, tipicamente quello femminile. La riflessione sulle donne di oggi ha riacceso le luci su un problema che esiste praticamente da sempre, talmente insito e radicato nella nostra cultura (e in molte altre culture) da essere stato a lungo considerato normale. La lotta per i diritti delle donne e per la parità di genere è stata – ed è tuttora – molto lunga e faticosa. Talvolta lo dimentichiamo, ma basta pensare, ad esempio, che le donne hanno potuto votare per la prima volta soltanto nel 1946. Forse, tra altri settant’anni, ci sembrerà altrettanto assurdo che nei primi anni del 2020, in Europa, solo il 7% delle aziende fosse guidato da una donna.
Discriminazione di genere significato
La discriminazione di genere si riferisce a trattamenti ingiusti o disparità di trattamento basati sul genere di una persona. Può manifestarsi in vari contesti: l’ambiente lavorativo, l’istruzione, la salute, la politica e la società in generale. Le forme più comuni di discriminazione di genere includono la disparità salariale tra uomini e donne, l’accesso limitato a opportunità di carriera, stereotipi di genere che influenzano aspettative e comportamenti sociali, la violenza di genere.
Il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Art. 25 Decreto Legislativo 198/2006) propone due definizioni complementari del concetto di discriminazione:
- discriminazione diretta, quando una persona viene manifestamente trattata in modo diverso perché appartenente al genere femminile (pensiamo ad esempio ad una donna che non viene assunta perché vuole avere figli);
- discriminazione indiretta, quando la disparità di trattamento è dettata da una norma in funzione solitamente di una specifica esigenza (ad esempio la presenza di indennità per i soli lavoratori full time, quando sono le donne a dover richiedere più di frequente il part time per conciliare lavoro e famiglia).
Discriminazione di genere in Italia
Con un punteggio di 68,2 punti su 100, l’Italia è al 13° posto nell’Unione europea in base all’indice di uguaglianza di genere. Dal 2010 il punteggio del nostro Paese è cresciuto di 14,9 punti, un aumento significativo che ci ha permesso di scalare ben otto posizioni. La performance migliore è nel campo della salute (89,2 punti). Al contempo, non si può non notare la criticitàmaggiore: la discriminazione di genere sul lavoro, dove siamo ultimi in tutta Europa. Lo confermano i dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’Inps, in base ai quali la retribuzione annua complessiva dei lavoratori italiani è in media pari a 22.839 euro; tuttavia, per il genere maschile è pari a 26.227 euro, per quello femminile a 18.305 euro.
Come comunicare il gender gap
Partiamo dal presupposto che oggi ogni realtà, in ogni contesto, è chiamata a fare uno sforzo concreto e comunicativo nella direzione della parità di genere. Le aziende in primis, considerando inoltre che le nuove generazioni non sono disposte a negoziare sui diritti, dunque per riuscire ad attrarre i migliori talenti è imprescindibile presentarsi come organizzazioni attente alla più trasparente equità. Vediamo ora alcune campagne che hanno affrontato questo tema.
#EndGenderStereotypes
Una campagna lanciata dall’Unione Europea nell’estate 2023 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze dannose degli stereotipi di genere, a causa dei quali si restringono le scelte e le opportunità di ciascuno. La campagna, semplicemente, propone immagini che ritraggono varie situazioni nelle quali ci si aspetterebbe di trovare un uomo o una donna a svolgere una determinata azione, e invece accade il contrario: un ragazzo che lavora all’uncinetto in treno, un papà che pettina la figlia, una ragazza vigile del fuoco che salva una persona da un incendio e così via. Con una domanda: sorprendente? insolito? inaspettato?
The dream gap project
A partire dai 5 anni, le bambine cominciano a dubitare del proprio potenziale, perdono fiducia nelle proprie capacità e tendono ad evitare posizioni di leadership anche durante il gioco (Cognitive Development Lab di New York). Per questo, da alcuni anni, Mattel porta avanti la campagna The dream gap project per infondere fiducia alle bambine esponendole a modelli positivi. Sono state così create Barbie che rivestono i ruoli più disparati, tipicamente appannaggio degli uomini, insieme alle bambole di donne imprenditrici e di successo. Al contempo, il progetto finanzia attività di ricerca e workshop di empowerment femminile.
Always, #LikeAGirl
Always, linea di prodotti per l’igiene intima femminile della Procter & Gamble, ha creato una campagna che in pochissimo tempo è diventata virale. Cosa vuol dire fare qualcosa “come una ragazza?” A partire da questa domanda i video mostrano tutti gli stereotipi nei quali viene rinchiuso il concetto di femminilità, a partire dalla pubertà.
#zherogap Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia
Il mondo delle istituzioni si sta attivando da tempo a livello internazionale, nazionale e locale sul tema della discriminazione di genere. Ne è un esempio questa recente campagna di Unioncamere Lombardia pensata per sensibilizzare contro le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Il primo di una serie di venti video simula un colloquio di lavoro in cui un candidato uomo viene sottoposto a domande sulla sua vita privata (vietate per legge) che molto di frequente le donne subiscono.