Aldo Agostinelli

Il termine digital frugality si riferisce ad un utilizzo consapevole della tecnologia, indispensabile all’innovazione e all’implementazione di uno sviluppo sostenibile, a patto che non se ne abusi

Nonostante la digital transformation e l’innovazione digitale rappresentino non solo un cambiamentoinevitabile, ma anche un miglioramento per la società nel suo insieme, occorre tenere conto dell’impatto sull’ambiente del settore digitale. Per questo si inizia a parlare sempre più spesso di digital sustainability e di digital frugality. In un mondo in cui le risorse diventano ogni giorno più scarse e la pressione sull’ambiente ha ormai raggiunto il limite, innovare in modo sostenibile è diventata una necessità, soprattutto nel settore digitale.

Il concetto di frugalità

Il concetto di frugalità è interessante perché trasmette in modo più chiaro e concreto il suo significato, forse più dell’ormai abusato quanto vago termine “sostenibilità”. Frugale significa sobrio, moderato. Circoscritto allo stretto necessario. Racchiude dunque in sé una valenza etica. Ma cosa vuol dire in pratica? Ad esempio, non mandare un messaggio vocale tramite WhatsApp al collega che si trova nell’altra stanza. Vuol dire anche sfruttare le proprie risorse e competenze quando necessario, adattandole ai tempi e alla richiesta della società. Una richiesta reale, non un bisogno indotto e superfluo. La tecnologia è una risorsa straordinaria e funzionale all’innovazione in ambito ambientale e sociale. Occorre avere chiaro in mente questo obiettivo e smettere di utilizzarla come un “giocattolo” fine a sé stesso.

Che cosa si intende per digital frugality

Le applicazioni della digital frugality coprono un ampio raggio e possono avere un impatto  davvero significativo sull’ambiente e sulla vita di tante persone. In ogni ambito, l’approccio “frugale” considera come fare un uso migliore della tecnologia digitale e sviluppare la nostra capacità di “fare di più con meno”, accelerando l’innovazione. Sebbene la digital technology sia spesso considerata dispendiosa in termini di risorse e talvolta dannosa per l’ambiente, rappresenta anche un’enorme opportunità. In particolare l’intelligenza artificiale e l’ottimizzazione energetica, utili per razionalizzare il consumo di software e processori (energy consumption), rendere più efficiente la gestione di database complessi o recuperare l’energia termica generata dai data center reimmettendola nelle reti di riscaldamento urbane.

L’impatto del digitale sull’ambiente

Si tende spesso a sottovalutare ampiamente l’impronta digitale, perché sembra invisibile e virtuale, mentre invece include aspetti quanto mai concreti legati alla produzione dei dispositivi digitali, a trasporto, distribuzione, smaltimento. Ad esempio, per produrre un laptop da due chili sono necessari 600 chili di minerali. Nella catena di produzione si utilizzano inoltre 1,5 tonnellate di acqua e fino a 25 chili di prodotti chimici.  Spesso, la produzione di dispositivi IT è più inquinante del suo utilizzo, che comunque ha un impatto non indifferente. Sappiamo che i data center sono responsabili di un’importante impatto sull’ambiente, ma dimentichiamo che – considerando la diffusione – gli smartphone inquinano di più, perché i data center sono rari, gli smartphone sono ovunque.

Come applicare la frugalità digitale

Per applicare la digital frugality all’interno delle aziende ci sono diverse strade. In primo luogo, la valutazione dei bisogni è fondamentale per determinare se la tecnologia è necessaria o meno. Ad esempio, un’e-mail automatica con link e immagini pesanti è giustificata? L’alternanza di soluzioni low tech e high-tech in base alle esigenze reali dell’azienda è un approccio intelligente alla digital frugality. Facendo un passo indietro, anche software e programmi possono essere sviluppati in un’ottica ecocompatibile, con interfacce efficienti dal punto di vista energetico.

Il digitale non è una risorsa rinnovabile. In azienda così come a casa ognuno di noi può applicare quotidianamente buone pratiche di digital frugality:

  • evitare l’utilizzo di apparecchiature tecnologiche non necessarie;
  • ridurre il numero di oggetti collegati;
  • utilizzare più a lungo smartphone, tablet e laptop: cambiarli ogni 4 o 5 anni è sufficiente, cambiarli ogni 2 è altamente inquinante e realisticamente non necessario;
  • riparare, rinnovare e infine riciclare i dispositivi elettronici.

Obsolescenza estetica, obsolescenza digitale

Concentriamoci un attimo sul penultimo punto considerato nel precedente paragrafo. Vale la pena notare come nel settore delle tecnologie digitali l’obsolescenza estetica sia spesso associata all’obsolescenza tecnologica. Cambiamo telefono perché ne è uscito uno nuovo che va più di moda, non perché il nostro non funziona più. Questo principio è l’esatto opposto della digital frugality ed è la mentalità che va combattuta per incoraggiare un utilizzo sostenibile del digitale. È importante parlarne perché, mentre ad esempio l’inquinamento delle automobili o delle fabbriche è evidente e chiaro a tutti, molte persone non percepiscono affatto l’inquinamento digitale come un problema reale.

Un esempio italiano di digital frugality

I cosiddetti “innovatori frugali”, coloro che sono in grado di innovare rapidamente e con poche risorse, sono al centro di diversi studi. La pubblicazione “Frugal innovation in a crisis: the digital fabrication maker response to COVID-19” di Lucia Corsini, liberamente consultabile, riporta il caso di un’azienda italiana, Isinnova, che ha dimostrato di saper trasformare le avversità in opportunità  adattandosi a circostanze mutevoli. Isinnova è una startup di prototipazione rapida. Durante il periodo più critico della pandemia, l’Ospedale di Brescia è rimasto senza valvole salvavita per i ventilatori e ha contattato un quotidiano locale per chiedere aiuto.

In meno di un giorno, il team di Isinnova ha decodificato, stampato, testato e distribuito le valvole, incrementando la produzione appoggiandosi all’ecosistema locale di produttori di stampanti 3D. Impiegando circa 30 minuti per la stampa di una valvola, l’azienda ha prodotto un totale di 100 valvole salvavita in meno di 24 ore. Isinnova è stata in grado di applicare rapidamente la propria esperienza nel settore della stampa 3D a un nuovo ambito: l’innovazione dei dispositivi medici.

Aldo Agostinelli