La pubblicità ripetitiva può trasformarsi in un vero boomerang, soprattutto se è diretta a un utente già proprietario o consumatore del dato bene o servizio. Ad essere giunta a questa conclusione è la Apple che ha approntato un sistema per evitare che l’adv spii e stalkeri i suoi clienti.
L’idea di base è molto semplice: se hai già acquistato un’auto o hai appena visitato un e-store di scarpe, vedere di continuo banner che li ripropongono nelle landing page della propria navigazione, infastidisce e molesta.
Così, in nome della tutela della privacy dei propri clienti, a Cupertino sono corsi ai ripari. Read it in English.
Durante l’Apple Worldwide Developers Conference 2017, Craig Federighi, vice president senior del reparto software, ha presentato una funzionalità per Safari, il browser targato Apple, che aggiunge un blocco agli annunci. Si tratta di un sistema, parte integrante di una serie di aggiornamenti del sistema operativo, chiamato intelligent tracking prevention.
La funzionalità utilizza la tecnologia di apprendimento della macchina per potenziare il blocco dei tracker ed evitare il caricamento e la visualizzazione degli annunci digitali superflui e ripetitivi, che si basano sulle nostre abitudini di navigazione. In sostanza è un monitoraggio preventivo e intelligente.
Secondo Apple, la tecnologia di monitoraggio degli annunci è diventata così pervasiva, che certi inserzionisti possono ricreare la quasi totalità della cronologia di navigazione web di una persona. Spiega Federighi: <<Safari sfrutta il machine learning per identificare i tracker e segregare gli scripting data dei cross-site; in tal modo la cronologia di navigazione dell’utente resta cosa sua ed è protetta>> (Apple adds ad tracker blocker to desktop Safari).
Ma se gli utenti Mac OS e iOS esultano per la riduzione del monitoraggio delle loro attività on line, gli advertiser molto meno. Tant’è che un gruppo di organizzazioni di pubblicità e marketing digitali ha scritto una lettera aperta per puntare il dito contro l’azienda, rea di esercitare ingiustamente la propria forza, tagliando fuori un intero segmento dell’industria dell’annuncio, già alle prese con Facebook e Google, che abbattono più del 90 per cento di ogni nuovo dollaro pubblicitario speso sul web. (Advertisers are furious with Apple for new tracking restrictions in Safari 11)
Cupertino, però, opera una distinzione tra i cookie di prima parte e di terze parti, e il suo sistema punta a neutralizzare solo i secondi, in quanto raccolgono informazioni senza autorizzazione e le utilizzano per il re-targeting degli annunci, in modo da seguire e spiare la navigazione dell’utente. Nel rispondere alle proteste, quindi, Apple ha sottolineato che il suo intelligent tracking prevention non blocca gli annunci e non interferisce con il monitoraggio legittimo sui siti che le persone effettivamente visitano: tutti gli adv pubblicati da publisher web vengono normalmente visualizzati.
La questione è complessa e con molti pro e contro da ambo gli schieramenti. È dunque legittimo chiedersi: tra i due litiganti saranno Facebook e Google a godere?
Che idea vi siete fatti? È giusto che Apple tuteli la privacy dei propri utenti o invece sta rischiando solo di avvantaggiare il duopolio pubblicitario di Facebook e Google? Twittate i vostri commenti @agostinellialdo.
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