Aldo Agostinelli

Un’immagine tridimensionale, che nasce da un gioco di luci e riflessi, che oggi viene utilizzata come marchio di sicurezza per documenti personali e apre la strada a vie ancora più innovative per il marketing. Ecco una guida utile per capire di cosa si tratta

Può sembrare qualcosa di fantascientifico, una specie di effetto speciale strettamente confinato alla tecnologia più sofisticata e di certo non così comune e quotidiano: in realtà l’ologramma è un elemento spesso sotto i nostri occhi, senza nemmeno accorgerci. 

Cosa significa il termine ologramma?

L’ologramma è prima di tutto una pellicola o lastra fotografica che riproduce l’immagine tridimensionale di un oggetto e che si ottiene attraverso la tecnica dell’olografia. L’olografia è in particolare una tecnica di riproduzione fotografica con la quale sono rese visibili le caratteristiche tridimensionali di un oggetto, sfruttando l’interferenza di due fasci di luce laser.

La parola deriva dalla combinazione di due termini dal greco antico:

  • holos, che significa tutto;
  • gramma, per indicare la scrittura e il messaggio. 

Letteralmente significa “descrivere tutto” e ad usarla per la prima volta fu lo scienziato ungherese Dennis Gabor, che ha sviluppato la teoria dell’olografia nella prima metà degli Anni Quaranta del secolo scorso. 

È però con gli Anni Sessanta che l’olografia comincia a prendere piede con l’invenzione del laser, ottimo per creare ologrammi con il suo lampo di luce. Compaiono i primi ologrammi di persone e quelli 3D in movimento e da allora la ricerca scientifica ha continuato a produrre nuovi risultati con strumenti e tecniche che oggi sono largamente diffusi in laboratori e studi. 

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Come è fatto un ologramma?

Si può definire come la registrazione sulla lastra o sulla pellicola fotografica, risultato della divisione di un raggio laser in due raggi separati:

  • uno è il raggio dell’oggetto;
  • l’altro è di riflessione, ottenuto con uno specchio angolato.

ll primo fascio laser è riflesso e in questo modo crea l’immagine sulla lastra olografica, vale a dire la superficie terminale. Il raggio di riflessione è diretto invece sulla stessa piastra e nel momento in cui i due raggi si uniscono, l’ologramma viene creato.

Il risultato finale dell’operazione è la riproduzione tridimensionale di un’immagine che è stata registrata in precedenza con la divisione del singolo raggio laser in due raggi diversi. Con un gioco di specchi, si formano sulla pellicola fotografica le frange di interferenza, che permettono di ricostruire l’immagine in tre dimensioni dell’oggetto. 

Come si riconosce un ologramma?

Sembra tutto uno scenario futuro, se non futuristico? No, perché gli ologrammi sono attorno a noi, se non addirittura dentro al nostro portafogli. Si possono trovare infatti sulle carte di credito o su quelle di identità. Gli ologrammi infatti sono un valido strumento anticontraffazione perché non sono riproducibili né con una fotocopia né con una scannerizzazione, anche se a colori.  

Sono, per intenderci, quegli elementi che riproducono il logo del circuito della carta di credito piuttosto che il simbolo della nazione che ha emesso il documento di identità e che sembrano prendere vita a seconda dell’angolazione visiva. Li ritroviamo anche sulle banconote, sempre come sigilli di autenticità

Lo sviluppo della realtà aumentata e della realtà virtuale si caratterizza proprio per la presenza di ologrammi, con il superamento dei possibili confini fisici per addentrarsi nel terreno del digitale. Basta indossare dei visori e sembra di maneggiare la riproduzione tridimensionale di un oggetto che in realtà non esiste, ma che è come se fosse nelle nostre mani. 

Ne sono una dimostrazione gli HoloLens sviluppati da Microsoft e definiti proprio come dispositivi olografici per aumentare la precisione e l’output dell’utente. HoloLens e visori simili sono una via innovativa in molti settori: da quello della progettazione meccanica e ingegneristica a quella architettonica e a quella scientifica, soprattutto medica, dove favoriscono una preparazione ed una formazione specifica simulando interventi e operazioni prima che siano svolte davvero. 

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Ologrammi e marketing

Il marketing non è certamente estraneo a tutto ciò. Realtà aumentata e virtuale giocano un ruolo chiave per dare forma a esperienze di acquisto sempre più coinvolgenti e accattivanti. L’impiego degli ologrammi rappresenta un ulteriore elemento di innovazione e coinvolgimento

  • Gli ologrammi possono essere sfruttati per creare esperienze visive attraenti in contesti come eventi, fiere commerciali o presentazioni. Un ologramma tridimensionale è in grado di presentare in modo dinamico e accattivante i prodotti;
  • Anche le pubblicità olografiche catturano l’attenzione di utenti e consumatori. Un esempio è l’utilizzo di ologrammi per visualizzare i dettagli di prodotti e servizi, interagendo virtualmente con essi;
  • Le presentazioni virtuali dei prodotti, infatti, forniscono informazioni più approfondite e dettagliate che la modalità offline non consente e a beneficiarne è la comprensione del consumatore, suscitando un maggiore interesse;
  • Gli ologrammi trovano spazio nell’ideazione e nella creazione di vetrine interattive e dinamiche, contribuendo alla shopping experience; 
  • Diventano protagonisti degli eventi virtuali: artisti, cantanti e attori che compaiono sotto forma di ologrammi in occasione di concerti e altri momenti ospitati dalla realtà virtuale;
  • Possono essere impiegati in campagne sui social media per creare e produrre contenuti virali e coinvolgenti, giocando sulla forza attrattiva degli effetti visivi e generando interazioni e condivisioni.

Sono, a tutti gli effetti, una potente risorsa potente per il marketing e come questo si articola a livello digitale, con una ricaduta positiva sia per le aziende e le società che per gli utenti e i consumatori alla ricerca di qualcosa di originale e coinvolgente. 

Aldo Agostinelli