Aldo Agostinelli

Molti storcono il naso quando sentono parlare di veicoli a guida autonoma ma l’argomento torna spesso alla ribalta. Il motivo è che la tecnologia sta procedendo in tal senso e non basterà ignorarla perché scompaia dalla nostra visuale. Di fatto è già una realtà. Magari non di domattina ma quasi sicuramente del prossimo decennio. A confermare la previsione e a riportare ancora una volta in auge l’argomento è il recente report di Forrester “Autonomous Vehicles Will Reshape The Global Economy”. Read it English

Secondo il documento i veicoli autonomi diventeranno comuni nell’industria dei trasporti entro 10 anni, con una diffusa adozione da parte dei consumatori entro 20, massimo 30 anni. A fare da apripista saranno le città asiatiche come Singapore e Hong Kong, alle prese con un problema concreto di congestione (e inquinamento) da traffico e, per questo, non a caso già entrate nella fase dei test su strada.

La parte più interessante del rapporto non riguarda tanto il versante dei consumatori in veste di acquirenti delle future macchine-robot, quanto i marketer come fruitori di nuovi spazi in cui promuovere i propri servizi/prodotti.
I veicoli autonomi, siano essi tir o autovetture familiari, vengono paragonati a salotti su ruote completamente circondati da schermi, in grado di trasmettere sia all’interno che all’esterno dell’abitacolo. In pratica una miriade di nuove opportunità per publisher e advertiser. Ai marchi il compito di saperli sfruttare secondo modalità diverse e innovative.

Si può pensare alla classica sponsorizzazione di un tragitto/viaggio a bordo di un’auto senza conducente come il camion della Budweiser, come all’offerta di percorsi a pagamento offerti da brand che ne curano anche l’ambientazione immersiva. Un veicolo che, grazie a display, sensori interattivi, realtà virtuale e aumentata, di volta in volta trasforma l’abitacolo e porta a destinazione i passeggeri, facendogli vivere un’intensa esperienza multisensoriale, dentro una navicella spaziale, una nave pirata o un sottomarino.

Il tutto secondo una mentalità “Vegas rules”, dal motto della città più stravagante degli Stati Uniti – What happens in Las Vegas stays in Las Vegas -, per cui ciò che accade nell’auto resta nell’auto ed è tutelato dai finestrini schermati, che non lasciano intravedere gli interni a chi è fuori (Will autonomous vehicles provide the next screens for publishers and advertisers?).

Certo è che l’avvento dei veicoli autonomi provocherà uno sconvolgimento a molti livelli e in molti settori oggi prosperi e vitali, dalle assicurazioni all’automotive, destinati inevitabilmente a trasformarsi. Del resto i costi del mantenimento delle nostre quattro ruote sono sempre più alti e non è da escludersi che la maggior parte di noi preferirà non essere più proprietaria ma utilizzarne una robot secondo necessità (magari gratuitamente perché iper sponsorizzata!).

Il tempo a disposizione comunque c’è. I marketer e i brand avveduti hanno quindi modo di organizzarsi per non farsi cogliere impreparati.

Siete favorevoli o contrari alle auto senza conducente? Le temete oppure pensate che, a diverso titolo, rappresentino un’opportunità di business? Twittate i vostri commenti @agostinellialdo.

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Aldo Agostinelli