Dopo anni di contrazione, la pubblicità on line decolla: secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano e IAB Italia, nel 2016 l’internet advertising ha raggiunto quota 2,4 miliardi di euro (+9%) e vale il 30% del mercato pubblicitario.
Per il 2017 è previsto un tetto di 2,6 miliardi di euro. A trainare il mercato, come spiego nel post “Proiezioni e nuovi studi confermano: l’adv on line viaggia sui video” saranno i video, il mobile e il native.
Mentre l’adv nel web lo scorso anno si è confermato come secondo mezzo pubblicitario italiano, con una fetta di mercato pari al 30%, subito alle spalle della Tv, che detiene ancora il 50%, i video hanno raccolto oltre 500 milioni di euro ed hanno registrato un +41% rispetto al 2015. E per il 2017 si prevede un’ulteriore 35%. Read it in English.
Da notare, poi, che nell’ambito delle tipologie di fruizione dei contenuti, lo studio evidenzia come la maggior parte dei Millennials preferisca ricercare contenuti specifici a prescindere dal mezzo utilizzato (a tale riguardo leggete “Le differenze generazionali che i digital marketer devono capire e sfruttare”), mentre gli over55 sono ancora legati al palinsesto televisivo.
Andando nel dettaglio, il display advertising nel 2016 è cresciuto dell’11%, confermandosi la componente dominante del mercato (58%) e avvicinandosi a 1,4 miliardi di euro. Il search, ossia l’acquisto di visibilità nei motori di ricerca, ha un valore di 730 milioni di euro (+4%).
Il formato classified, invece, vale circa 200 milioni. In questo caso è evidente che la crescita dei nuovi portali verticali di annunci (30 milioni di euro di valore), ha decisamente compensato la contrazione dell’email advertising.
Il settore che prospera di più, però, è il cosiddetto native. Un termine col quale gli addetti ai lavori intendono tutti gli elementi testuali, grafici e video all’interno di widget di raccomandazione, di flussi di news o di pagine di navigazione. Ebbene il native ha segnato un +76% e 30 milioni di euro. Soprattutto grazie alla capacità di superare gli ad blocker, alla minore invasività e al maggior engagement verso i consumatori.
Attraverso quali strumenti avvenga poi la raccolta pubblicitaria è presto detto: per il 65% ancora sul Pc, una percentuale destinata per ovvie ragioni, le stesse che sono sotto gli occhi di tutti, a ridursi progressivamente nel tempo; per il 30% su smartphone (706 milioni di euro e +54% rispetto al 2015) e per il 5% sul tablet. Va detto che, in questo caso, la crescita è stata comunque del 36%.
Quanto al programmatic advertising, in Italia vale 315 milioni di euro, con una crescita del 35% rispetto al 2015. L’incidenza sul totale display advertising è passata dal 19% al 23%, mentre il peso sul totale internet advertising dall’11% al 13%. Anche in questo caso – e non sorprende! – una forte spinta proviene soprattutto dagli spazi video, che sono arrivati a pesare circa il 30% del valore del mercato.
Gli analisti prevedono che quest’anno la categoria possa crescere del 25%, attestandosi ad un valore complessivo di 400 milioni di euro, con un peso sul totale display superiore al 25% e sul totale internet advertising superiore al 15%. Dati notevoli che i marketer dovrebbero valutare con attenzione per non mancare i propri obiettivi.
E per voi, quali sono i fattori che prendete in considerazioni per la programmazione pubblicitaria? Fatemi avere i vostri commenti @agostinellialdo.
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