Aldo Agostinelli

È di questi giorni la news dell’ingresso di Google nel mercato delle app di messaggistica con il lancio del suo Allo.

Google Allo è classificata tra le app più smart di messaggistica istantanea, in cui l’uso dell’intelligenza artificiale è una chiave per migliorare l’esperienza di gruppo degli users. Il blog ufficiale di  Google afferma che ‘Google Allo aiuta a trovare informazioni, fare piani, esprimere se stessi meglio e più facilmente nelle chat. E quanto più lo si utilizza, tanto più migliora nel tempo’.

Ma tutto questo come si traduce in termini di benefici che possono tentare gli utenti ad abbandonare Facebook, WhatsApp e (in ufficio) Slack? Il mercato è evidentemente già molto affollato (e come se non bastasse, si tratta di un sottoinsieme del mercato di gran lunga più affollato dei social network). Inoltre, ogni nuovo arrivato sul mercato deve cercare di conquistare una massa critica notevole per affermarsi. A ben vedere nemmeno il CEO di Google Sundar Pichai può usare Allo se i suoi amici non si trovano sulla piattaforma!

Ma andiamo per gradi: Google Allo definisce se stesso come un aiuto per fare piani e cercare informazioni. La app presenta una ‘preview addition’ della nuova assistente virtuale, Google Assistant; un’assistente virtuale proprio come Siri, Cortana o Hello Google. Tuttavia, l’assistente di Google può essere tirata in ballo in ogni chat di gruppo semplicemente taggando @Google. Un chiaro vantaggio, questo, per gli utenti. Ad esempio, quando si cerca un ristorante giapponese per una cena tra amici, essere in grado di visualizzare i risultati della ricerca insieme e in un unico luogo, di certo facilita e velocizza i processi di decisione e scelta. Cos’altro? Si tratta di Google che fa quello che Google sa fare meglio: l’opzione di ricerca è un potenziale vantaggio per tutte le app di messaggistica, a prescindere da quanto siano affermate. E il ‘Re’ dei motori di ricerca è indiscutibilmente Google. Se Facebook Messenger o WhatsApp lanciassero una propria funzione di ricerca, non sarebbero comunque all’altezza del rivale Google, o dovrebbero prendere in prestito la sua tecnologia.

Quando poi arriviamo alla dichiarazione secondo cui Google Allo può ‘aiutare ad esprimere se stessi meglio e più facilmente nelle chat’, le cose non sembrano proprio così semplici.

La possibilità di inviare sticker e disegni segue gli ultimi aggiornamenti di iOs e di quelli di Facebook e Twitter. Decisamente non offre nulla di nuovo e non si tratta quindi di un incentivo a scaricare la app. Un altro modo in cui Allo semplifica l’espressività degli users è attraverso Smart Reply: Smart Reply è disegnato per ‘aiutare a rispondere velocemente e mantenere viva la conversazione, anche quando si è in movimento’. Essere in grado di inviare un veloce ‘si’ per confermare che si è in viaggio verso la propria destinazione è indubbiamente utile, ma nulla che le altre app non possano già fare.

Inoltre, la capacità intelligente di Smart Reply di suggerire risposte alle immagini ricevute non solo sembra inutile ma anche vagamente sinistro. Stando a quanto dice il blog di Google, ‘se un vostro amico invia una foto del suo cucciolo, potreste vedere Smart Reply suggerirvi commenti come “che carino!”. Ma quando, parlando con un amico, questo potrebbe rivelarsi necessario? Continuano ad esserci tonnellate di discussioni intorno al fatto che la tecnologia sia in grado di aiutare le persone a connettersi tra di loro, ma a volte va tutto a spese dell’essere più “personali” e avere un contatto genuino – e queste risposte automatiche auto-generate non sono affatto di aiuto. Sono convinto che la maggior parte delle persone preferisce che le risposte siano farina del sacco dei propri amici più che lo sproloquio di un’intelligenza artificiale.

Ovvio, è molto eccitante vedere l’uso dell’intelligenza artificile applicata al personal messaging, ma un applicazione di questo tipo rischia di trasformare una conversazione amichevole in un’interazione tra chat bot. Il che sarà fantastico per Google, ma non così fantastico per la più importante variabile del digital marketing: i consumatori.

Forse, Google farebbe meglio a concentrare i propri sforzi di intelligenza artificiale verso le opzioni di ricerca “intelligente” di Allo. La funzione di ricerca in-chat è davvero utile, ma ha ancora bisogno di essere migliorata. In seguito a episodi di incomprensioni e carenze nei risultati di ricerca, il New York Times ha ribattezzato Allo con un inesorabile ‘The Unhelpful Assistant’. C’è da considerare che questa versione dell’assistente virtuale di Google è una preview, quindi è normale che ci siano delle migliorie da apportare. Negli aggiornamenti futuri, mi aspetto di vedere delle reali funzioni di intelligenza artificiale integrata al servizio. Siri, Cortana e tutte le altri assistenti virtuali sono, ancora, più divertenti che davvero utili. Google sarà in grado di trasformare l’assistente virtuale in qualcosa di realmente essenziale per gli utenti? Google Allo potrebbe avere la sua chance!

Cosa ne pensate di Google Allo? La piattaforma sarà in grado di attrarre una massa critica di utenti? Un’assistente artificiale realmente utile potrebbe indurvi a scaricare la app? Fatemi avere i vostri commenti @AgostinelliAldo

Aldo Agostinelli