Aldo Agostinelli

Gli appartenenti alla Gen X sono nati tra il 1965 e il 1980 e sono spesso considerati degli “invisibili”, rispetto ai dominanti baby boomers che li hanno preceduti. In realtà hanno caratteristiche che li distinguono dalle generazioni precedenti e successive: ecco quali

La Gen X è forse tra le meno note e tra le più sfumate delle generazioni. Partendo dall’assunto che queste categorie sono sempre puramente indicative, con questo termine ci riferiamo ai nati tra il 1965 e il 1980, che oggi hanno quindi tra i 42 e i 57 anni. Gli appartenenti alla Gen X seguono i baby boomers e sono seguiti dalla Generazione Y (nati tra il 1981 e il 1996, detti anche Millennial). Se le caratteristiche che accomunano gli appartenenti alla Generazione X non sono così nette, è chiaro però che questa fascia generazionale risulta molto interessante per le aziende e per il marketing, perché tendenzialmente ha un buon potere di acquisto. Vediamo dunque in che cosa si distingue.

Cosa significa Gen X?

In seguito al baby boom (1946-1964), tra il 1965 e l’inizio degli anni Ottanta c’è stato un netto calo delle nascite. Di conseguenza, la Gen X è inferiore, dal punto di vista numerico, rispetto a quella dei baby boomer. Al punto tale da definire questo gruppo sociale come una generazione invisibile, con caratteristiche meno spiccate rispetto alla generazione precedente, nella maggior parte dei casi. Da qui il termine Gen X, con una lettera che indica proprio la genericità, l’assenza di una identità sociale ben chiara.

L’origine del termine

Questo termine è stato utilizzato per la prima volta, ma in modo diverso, in occasione di un fotoreportage della Magnum Photos del 1953 che aveva l’obiettivo di documentare la vita degli allora giovani tra i venti e i venticinque anni che avevano vissuto la seconda guerra mondiale. Nel 1964 venne citato in un’analisi di Jane Deverson sui giovani britannici. Tuttavia, è solo con il libro dello scrittore canadese Douglas CouplandGeneration X: Tales for an Accelerated Culture”, del 1991, che il termine diventa di uso comune.

Il contesto storico e sociale

In media, pare che l’individuo appartenente alla Gen X tenda ad avere assorbito l’identità culturale e sociale, i dogmi e le ideologie della generazione precedente. Sarebbero quindi persone cresciute all’ombra dei baby boomers, che hanno lasciato un’eredità piuttosto pesante da diversi punti di vista. I boomers, nati tra il 1946 e il 1964, nel periodo dell’esplosione demografica che seguì la guerra fredda, furono portatori di valori importanti, come il femminismo, l’antirazzismo, l’ecologismo, di rottura rispetto alla tradizione precedente. In qualche modo, per le evoluzioni storiche e sociali, le persone nate in seguito si trovarono sprovviste di riferimenti ideologici altrettanto importanti, oltre ad essere numericamente in meno.

Così, mentre i baby boomer hanno vissuto l’entusiasmo della ricostruzione e del boom economico, la Gen X ha sperimentato un periodo difficile: l’autunno caldo del ’69, le politiche di Austerity seguite alla crisi energetica degli anni ’70, gli anni di piombo del terrorismo nero e rosso, la deregolamentazione del mercato del lavoro e la crescente precarizzazione. Un mondo molto diverso dal precedente, piuttosto cupo, complicato, segnato anche da passaggi storici epocali come la caduta del muro di Berlino, la consacrazione degli Stati Uniti come superpotenza mondiale, la fine dell’Unione Sovietica.

Le caratteristiche e i valori della Gen X

Vediamo ora alcune elementi che uniscono gli appartenenti alla Gen X. La tattica del rinvio è uno di questi. La Gen X tende ad allontanare la data del matrimonio (tendenza iniziata già con i baby boomer) che ora arriva verso i 30 anni. Nell’arco della vita gli eventi non si susseguono più in modo netto e preciso (studiare, trovare lavoro, sposarsi, fare un figlio). Ad esempio, si comincia a fare figli prima di sposarsi (o senza sposarsi). Iniziano a diffondersi i divorzi e si creano famiglie composite e allargate. Alcune coppie decidono di non avere figli, specialmente come forma di emancipazione sociale tipica degli anni Ottanta.

Tutto ciò tocca però meno l’Europa mediterranea (Italia compresa), dove semmai la tendenza è quella di restare in famiglia il più a lungo possibile e di tornare a vivere dai genitori se si divorzia o si perde il lavoro. Questo perché qui vigono ancora i legami familiari, mentre nel Nord Europa viene incoraggiata l’autonomia dei figli, anche grazie a solide politiche sociali. Si parla di conseguenza di “sindrome del ritardo”. E conseguenza macroscopica di queste tendenze è il forte calo demografico che inizia alla fine degli anni ’90, quando le morti superano le nascite.

Gusti e cultura

Gli appartenenti alla Gen X sono in parte vicini al nichilismo dei primi punk inglesi per la mancanza di ottimismo nel futuro e il rifiuto dei valori tradizionali e delle istituzioni. Poi c’è stato l’avvento dei Nirvana e della musica grunge, fino ad arrivare a parlare di “generazione MTV“. In tutto ciò i caratteri ricorrenti sembrano essere l’apatia, il cinismo, la disillusione. Ci sono poi i primi programmi televisivi di massa, l’avvento dei computer e delle sale giochi.

Nel corso della Gen X emergono le subculture dei paninari, dei metallari e degli yuppie, giovani rampanti che in Italia si esprimono nella Milano da bere. D’altra parte, alla fine degli anni Novanta si diffonde un importante movimento sociale e politico, quello dei pacifisti e dei No Global, che vedrà il suo apice negli Scontri di Seattle del 1999 per la conferenza OMC e in Italia nel 2001 con i Fatti del G8 di Genova.

Giulia Foschi